A Milano e Vorarlberg, Vudafieri Saverino Partners firma due nuovi hotel
Debuttano, a dicembre, le ultime strutture riprogettate dallo studio milanese. Quella altoatesina in rapporto con la natura per un target di famiglie con bambini. Quella nel capoluogo milanese, per viaggiatori metropolitani e aperto ai ritmi della città, alle startup e al coworking
di Antonella Galli
4' di lettura
Dicembre sarà il mese in cui apriranno le porte due nuovi hotel molto attesi: l’Urban Hive di Milano (ex Carlyle), quattro stelle in zona Brera, e il Falkensteiner Montafon, cinque stelle nella regione austriaca del Vorarlberg, nel cuore delle Alpi Retiche. Entrambi portano la firma dello studio milanese Vudafieri Saverino Partners per il concept generale e il design degli interni, secondo una visione innovativa di hotellerie, se pur declinata in contesti molto diversi e per target differenti.
Il confronto tra i due
L’Urban Hive di Milano, 97 stanze, si rivolge a un pubblico cosmopolita e metropolitano che unisce fini professionali e leisure, mentre il Falkensteiner, 123 camere di cinque categorie diverse, nasce come family hotel ed è contraddistinto da uno stile lussuoso ma sobrio, proiettato verso la vita all'aria aperta e la vacanza in famiglia. «Lo stile del Falkensteiner Montafon risponde al concetto che caratterizza tutta la catena: quello dell'hotel per famiglie che amano e la natura» spiega Tiziano Vudafieri, fondatore insieme a Claudio Saverino dello studio milanese con sede anche a Shanghai e una lunga esperienza in progetti di hospitality.
Una visione, quella del turismo per famiglie, che attinge alle radici altoatesine di Falkensteiner, oggi FMTG Falkensteiner Michaeler Tourism Group. Il Gruppo progetta e realizza hotel e residenze, oltre a gestirne l’operatività, e può contare su 31 strutture a quattro e cinque stelle in sette Paesi europei. Sul’'Italia la società sta convogliando importanti investimenti; gli stessi Vudafieri Saverino Partners sono stati incaricati dal Gruppo del progetto di due hotel di prossima realizzazione, in Sicilia, a Licata e a Cortina d’Ampezzo (con previsione di apertura per il 2025).
Il Falkensteiner Montafon
Per il Falkensteiner Montafon, la cui struttura è stata ideata dallo studio norvegese Snøhetta, Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino spiegano come hanno tradotto nel progetto degli interni il legame con il territorio e il tema del family hotel: «Innanzitutto abbiamo parlato ai bambini, poiché gli elementi giocosi sono un po’ ovunque, dalla reception, in cui i piccoli possono giocare mentre i genitori fanno il check in, alla grande scala che scende verso i ristoranti e la zona wellness; c’è una grande roccia con una parete di arrampicata e un playgraund divertente e sicuro. Lo stile complessivo è contemporaneo, lussuoso ma sobrio, con continui richiami alla natura della vallata di Montafon, un luogo scelto come buen retiro dalle giovani generazioni di amanti della natura e di agricoltori. Abbiamo inserito, ad esempio, porte in legno realizzate dagli artigiani della vallata, mentre le zone del ristorante sono state suddivise grazie a divisori che si rifanno alle recinzioni tradizionali agricole, composte da legni incrociati secondo una tecnica locale particolarissima».
C’è molto azzurro e molto verde nella palette dei colori, dal feltro con cui sono rivestite le lampade ai divani, ai rivestimenti realizzati in una pietra locale verde scuro: «Oltre ai classici colori della montagna, abbiamo voluto richiamare le tinte dell’acqua, elemento di cui questa valle è molto ricca. Per i rivestimenti e le tinte delle camere, l’ispirazione proviene dalle stagioni: i gialli e rossi di autunno e inverno, i colori tenui della primavera richiamano i ritmi rurali delle semine».
L’Urban Hive di Milano
Di natura opposta, invece, il progetto che porta a nuova vita l’ex Carlyle Brera a Milano, hotel ottimamente posizionato in corso Garibaldi, a pochi passi da Largo La Foppa e via della Moscova.
Vudafieri Saverino Partners nel progetto milanese hanno introdotto una concezione avanzata di hotel aperto alla città, più consueta all’estero e meno diffusa in Italia: «Il ristorante bar sarà aperto al pubblico, sotto ai portici che affacciano su Corso Garibaldi, ma non solo – rivela Claudio Saverino – abbiamo interpretato il mezzanino, con la sala colazioni, come luogo di co-working che accoglie la città, una volta che si è concluso il momento breakfast. Sarà il luogo in centro in cui le start up che sono posizionate in zone periferiche potranno venire a svolgere incontri e riunioni o business lunch. Nell’ottica di un hotel amichevole, abbiamo introdotto stanze specifiche per chi arriva da una notte di volo, dotate di una chaise longue, una doccia e un locker per i bagagli, dove poter fare una pausa rigenerativa dopo il viaggio e iniziare la giornata. Al rientro, dopo il lavoro, l’ospite troverà i bagagli nella propria stanza».
Precisa richiesta della proprietà è stata la caratterizzazione milanese degli ambienti interni. Gli architetti hanno, quindi, attinto alla palette di colori delle case milanesi degli anni Cinquanta, dal blu avio al rosso mattone. Ci sono poi espliciti richiami alla storia di Milano, ad esempio nella serie di piatti che ornano le pareti delle stanze, appositamente ideati e realizzati da 150Up, agenzia creativa milanese, con la raffigurazione di architetture iconiche, artisti e luoghi simbolo della città. Un filo rosso congiunge questi due progetti: «Un’idea di hotel come spazio di comunità – affermano Vudafieri e Saverino – non più il luogo dove isolarsi, ma un luogo di carattere sociale, che favorisce le conoscenze e gli scambi tra i clienti stessi e con la città». Un concetto di hotellerie che risale agli inizi del Novecento – erano così i grand hotel dell'epoca, frequentati da nobiltà e teste coronate, così come da scrittori e artisti – che viene reinterpretato in chiave contemporanea, restituendo un'anima e una missione collettiva agli alberghi, intesi come gangli vitali per i territori e le città che li ospitano.
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