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Alimentare, i sindacati chiedono 300 euro di aumento e 24 giorni di lavoro in meno all’anno

Al via le assemblee dei lavoratori per l’approvazione della piattaforma rivendicativa di Fai, Flai e Uila per il rinnovo del contratto che riguarda 450mila persone

di Cristina Casadei

2' di lettura

C’è l’aumento, ci sono le tutele e c’è la riduzione dell’orario di lavoro. La piattaforma per il rinnovo del contratto dei 450mila lavoratori dell’industria e della cooperazione alimentare ieri è stata approvata dagli organismi direttivi di Fai, Flai e Uila e dai prossimi giorni verrà portata nelle assemblee dei lavoratori. Una volta emendata e approvata, verosimilmente entro fine maggio, inizio giugno, arriverà sul tavolo di Federalimentare e delle sue 13 associazioni e su quello di Agci-Agrital-Confcooperative Fedagripesca, Legacoop-Agroalimentare. I sindacati considerano le 2 trattative con un approccio unitario e chiedono un aumento salariale di oltre 300 euro nel quadriennio, per poter recuperare il potere d’acquisto perso con l’ultimo contratto. Oltre a un deciso rafforzamento del sistema di welfare nazionale.

L’aumento di oltre 300 euro

Entrando nel merito dei 300 euro, riferiti al parametro 137, 230 euro sono relativi all’aumento sui minimi e 70 euro sull’Incremento aggiuntivo della retribuzione, per consentire a tutti «di beneficiare delle eccezionali performance che il settore alimentare nel suo complesso ha realizzato e sta realizzando», scrivono le tre sigle in una nota. Ci saranno poi da aggiungere anche 30 euro per il trattamento economico per mancata contrattazione di secondo livello.

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La riduzione dell’orario

Nella piattaforma appare centrale la richiesta di riduzione dell’orario di lavoro settimanale, che per Fai, Flai e Uila deve passare da 40 a 36 ore, a parità di salario, per rispondere alla sfida del lavoro che cambia.Questo significa lavorare quattro ore in meno a settimana, ossia 16 ore in meno al mese. Malcontati parliamo quindi di 24 giorni in meno all’anno.

Relazioni partecipative

Il documento si sofferma sull’andamento positivo del settore e sottolinea che oltre al recupero economico l’obiettivo è «rendere il sistema di relazioni sindacali maggiormente partecipative e continuative, e rafforzare le tutele presenti nel settore per rispondere alle sfide delle innovazioni, della digitalizzazione e della competitività globale, a partire dalla revisione del sistema di classificazione nazionale, realizzando anche una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, incrementando, al contempo, la salute e sicurezza in azienda e valorizzando lo strumento della formazione».

Rafforzamento delle tutele sull’appalto

In tema di appalti i sindacati chiedono infine di aumentare le attività non appaltabili, rafforzare le tutele in caso di cambio di appalto, potenziare la comunità di sito e individuare strumenti contrattuali utili a ricomprendere nel contratto dell’industria alimentare tutti quei lavoratori che svolgono la loro attività in maniera continuativa all’interno dello stesso sito, contrastare la precarietà e limitare il ricorso alla somministrazione sia a tempo determinato che indeterminato.

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