Alla guida di un Purosangue, di nome e di fatto: il suv-non-suv di Maranello
Abbiamo guidato la prima Ferrari con quattro porte e con un abitacolo realmente adatto a quattro persone, ma che non impone nessuna rinuncia a quanto ci si aspetta, per estetica e prestazioni, dal Cavallino Rampante
di Mario Cianflone
3' di lettura
Il nome dice tutto della Purosangue. È la Ferrari che non c’era e una ruote alte senza uguali, ma rispettosa del Dna del Cavallino Rampante. Insomma, un modello che scrive un nuovo capitolo della storia della Ferrari, anche se dai cancelli di Maranello sono sempre uscite vetture capaci di stupire per le tecnologie, la potenza e la guidabilità diventata sempre più istintiva in ogni situazione. In definitiva, la Purosangue è una vera Game Changers.
Un concetto che nemmeno ChatGpt che è l'intelligenza artificiale più intelligente di sempre è ancora capace di legare alla Purosangue, perché la ritiene ancora un progetto da concretizzare. Invece, la Purosangue esiste eccome e l’abbiamo guidata sulle strade delle vallate del Trentino, dove ha sfoderato un comportamento dinamico e prestazionale da vera supercar e non da pachiderma supercavallato, come quello di altri megasuv. In particolare, per quell’accennato Dna Ferrari impresso dalle immancabili quanto irrinunciabili innovazioni stilistiche e tecnologiche fra le quali ci sono l’architettura che contiene il peso e ottimizza la ripartizione della massa e la rete elettronica, dall’iconico motore 12 cilindri che non cede ai richiami dell'elettrificazione nemmeno in una nuova interpretazione e dalla trazione integrale, evoluta da quella della FF e della Gtc4 Lusso. Insomma, la Purosangue è un concentrato di fascino e di rispetto dello spirito innovativo del brand che (ancora una volta) ha colpito nel segno, tanto che il prezzo di 390.000 euro non ha frenato la corsa all’acquisto, determinando ancora prima della presentazione la chiusura degli ordini per i prossimi due anni.
Svelata lo scorso autunno, la Purosangue vanta una storia singolare, perché essendo la creatura di Maranello più eretica per ruote alte e form factor ha subito un processo di gestazione lungo. Un periodo in cui nell’era montezemoliana i vertici di Maranello insorgevano verbalmente alla sola domanda “Perché non fate un suv?” ai momenti dell’era Marchionne in cui affiorava del possibilismo per arrivare a quelli in cui è nato il concetto di Fuv. Ovvero, la Ferrari Utility Vehicle, arzigogolata definizione per definire il “suv che non è un suv”.
Ora è arrivata finalmente l’ora di salire (è il caso di dirlo, visto che non si è mai saliti su una Rossa) a bordo e guidare. Abbiamo provato la ruote alte di Maranello attorno a Pinzolo in percorsi ricchi di curve e rettilinei con panorami mozzafiato e speriamo pochi autovelox, perché per quanto si cerchi di essere responsabili i 725 cavalli del V12 scalpitano. Basta un leggero affondo per proiettare questa Game Changers con cerchi da 22” davanti e da 23” dietro a velocità irragionevoli, ma al contrario di una modaiola sportiva elettrica qui non c’è il sibilo di una lavatrice (o un suono digitale) ma il sound pieno del V12 Ferrari abbinato al telepatico cambio automatico doppia frizione F1 a 8 marce che gestisce l’enorme coppia del motore (716 Nm, disponile a 2.100 giri per l’80%) favorendo una marcia “elettrica” e fluida, ma con tutta la verve di un termico di 6,5 litri capace di pulsarti nelle vene mentre stringi il volante. Lo sterzo è spettacolare per precisione e i freni carboceramici di serie sono molto pronti e potenti con un comando brake by wire molto sensibile e dalla corsa limitata, al quale occorre fare abitudine.Ferrari Purosangue, offre grandi emozioni nel massimo confort
Handling ineccepibile, così come la capacità di affrontare fondi non asfaltati. E questo avviene grazie alle sospensioni attive a controllo digitale motorizzato a 48 volt (tecnologia True Active Spool Valve di Multimatic) che permettono una gestione mai vista su nessun altro megasuv. La risposta delle sospensioni può essere regolata dal famoso Manettino Ferrari che permette di impostare i driving mode e adattare la vettura e motricità al fondo. Tra l’altro, le sospensioni attive favorisco il confort perché sulla Purosangue si viaggia come su un tappetto volante con rollio e beccheggio pressoché minimi, ma nonostante questo resta una vettura emozionante da guidare dove il pilota ne percepisce il comportamento senza filtri.
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