ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’intervento

Ascoltare scuola e ricerca per cambiare l’insegnamento della matematica

La proposta del ministro Valditara ma il centro non può e non deve essere ridotto in nessun caso alla sola spendibilità nel mondo del lavoro

di Pietro Di Martino* e Roberto Natalini**

(Adobe Stock)

2' di lettura

Nei giorni scorsi il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara in una lettera alle famiglie ha sottolineato la necessità che la scuola formi figure professionali di profilo tecnico-scientifico. In precedenza, aveva anche affermato la necessità di cambiare l'insegnamento della matematica, presentandola in maniera meno astratta. Queste dichiarazioni rivelano l'attenzione del ministro relativamente a due temi che ci stanno particolarmente a cuore: gli obiettivi e il senso dell'educazione matematica di base e l'eventuale necessità di ripensare il suo insegnamento. Riteniamo che il senso dell'educazione matematica per tutti non può e non deve essere ridotto in nessun caso alla sola spendibilità nel mondo del lavoro.

Non vogliamo però sottrarci allo stimolo del Ministro legato all'obiettivo che dal percorso educativo possano uscire studenti e studentesse che possano rispondere al meglio alle necessità della società tecnologica. D'altra parte, la tecnologia cambia molto velocemente, dunque, anche nell'ottica della futura spendibilità per il mondo del lavoro, la scuola deve evitare la tentazione di ridurre il suo insegnamento a una trasmissione acritica di “saperi pratici” che possono diventare rapidamente obsoleti.

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Crediamo dunque che il cambiamento prospettato dal Ministro non debba andare nella direzione di una “matematica pratica” a scuola, nel senso di condivisione di metodi meccanici per affrontare specifiche situazioni di realtà fintamente simulata. Questo approccio infatti è “astratto” nel senso deteriore del termine perché non c'è condivisione del senso di quel che viene proposto.Il cambiamento dovrebbe andare nella direzione di condividere maggiormente il senso degli strumenti matematici che si introducono a scuola e di promuovere tutti quelli aspetti per cui l'approccio matematico, e sì, la sua capacità di astrazione, sono o possono essere un valore aggiunto. In particolare, sulla base della conoscenza di alcuni strumenti di matematica essenziale, l'educazione matematica dovrebbe mirare a sviluppare la capacità di: comprendere analiticamente le situazioni, capendo cosa non è ben definito o cosa non è chiaro; affrontare problemi in contesti diversi; saper valutare e produrre argomentazioni; riconoscere somiglianze e differenze in situazioni diverse.

Insomma, questo tipo di astrazione è un valore della competenza matematica, forse uno dei più importanti: è chiaro che non può essere il punto di partenza del percorso educativo, ma piuttosto di arrivo.Il perseguimento di obiettivi formativi ambiziosi per tutti richiede sicuramente, come suggerito dalle parole del ministro, una riflessione profonda sull'insegnamento della nostra disciplina. La nostra convinzione è che questa riflessione debba partire da un confronto con chi la matematica la insegna (a tutti i livelli) e con la comunità di ricerca in didattica della matematica, che in Italia, tra l'altro, ha un'importante tradizione da poter valorizzare.

* Professore ordinario di Didattica della matematica dell’ università di Pisa
** Direttore dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo del Cnr

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