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Asset cripto nel portafoglio di oltre 550mila famiglie

Secondo Palazzo Koch, il 2,2% dei nuclei italiani detiene criptoattività. L'ammontare è limitato: in due terzi dei portafogli c'è meno di 5mila euro

di Carlo Marroni

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2' di lettura

Sulla base dei dati raccolti da Bankitalia, il 2,2%delle famiglie italiane deteneva criptoattività: in base alle rilevazioni statistiche ufficiali si può stimare che si tratti di poco più di 550mila nuclei. Il valore è in linea con quello calcolato dalla Bce su un campione di circa 3mila cittadini italiani intervistati tra marzo e maggio del 2022. Analogamente a quanto avviene per le attività finanziarie tradizionali, la quota di possessori è più elevata tra i nuclei abbienti: si passa dal 4,3% delle famiglie nel quartile più elevato della distribuzione del reddito a meno dell’1% di quelle nel secondo quartile.

I dati, pubblicati sul Bollettino economico di Via Nazionale, sono frutto di un sondaggio sperimentale dell’Istituto per valutare l’entità del fenomeno nel nostro Paese: sono state inserite alcune domande specifiche, sottoposte a 1.700 famiglie tra giugno e luglio del 2022. I quesiti chiedevano alla persona di riferimento della famiglia se alla fine del 2021 all’interno del suo nucleo qualcuno possedesse criptoattività e per quale ammontare.

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L’ammontare di criptoattività detenute dalle famiglie è limitato: due terzi dei nuclei hanno riportato di possederne fino a 5mila euro, mentre solo l’11% ha dichiarato importi superiori a 30mila euro.

La diffusione di criptoattività è inoltre maggiore tra i più giovani (5,7 % delle famiglie in cui il soggetto rispondente ha meno di 45 anni, a fronte dello 0,2% della fascia più anziana), plausibilmente in connessione con un maggiore utilizzo degli strumenti informatici. La percentuale è più alta tra i liberi professionisti e gli altri lavoratori autonomi (6,7%) e sale al 19% tra i soggetti meno avversi al rischio. L’avversione al rischio – ricorda Bankitalia – viene considerata bassa se la persona dichiara di essere orientata a fare investimenti che offrono la possibilità di guadagni molto elevati anche in presenza di un alto rischio di perdita di parte del capitale.

AMMONTARE DETENUTO IN CRIPTOATTIVITÀ
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Anche alla luce dei recenti episodi di crisi nel mercato delle criptoattività e delle modifiche legislative e regolamentari che interverranno nei prossimi mesi, sono previste ulteriori rilevazioni da parte dell’istituto. La Banca d’Italia ricorda che la quota del 2,2% è anche simile a quella stimata dalla Consob. Secondo tale analisi – condotta utilizzando informazioni raccolte presso più di 2.500 individui rappresentativi della popolazione dei decisori finanziari, definiti come primi percettori di reddito familiare di età compresa tra i 18 e 74 anni – nel 2021 la percentuale di famiglie che detenevano criptoattività si collocava tra l’1 e il 2 per cento.

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Le criptoattività – va ricordato – sono attività digitali che possono essere conservate e trasferite elettronicamente attraverso l’uso di registri crittografati. Negli ultimi anni l’interesse da parte delle famiglie è cresciuto a livello globale, anche se in modo eterogeneo tra Paesi. Negli Stati Uniti – dove il ricorso a tali strumenti è stato più ampio – il 12% degli individui adulti ha dichiarato di avere utilizzato o detenuto criptoattività nel 2021; nel complesso dell’area dell’euro la quota di possessori nel 2022 è stimata pari al 4 per cento.

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