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Auto, polizze a rischio rincari: crescono i costi di riparazione

I prezzi dei ricambi aumentano e i nuovi dispositivi di sicurezza fanno salire il conto in caso di sinistri. Ma pesano anche di più le frodi

di Maurizio Caprino

Giorgetti: “Destino dell’auto non è solo elettrico”

3' di lettura

Ai prezzi che hanno ripreso a correre per la pandemia e la guerra potrebbe aggiungersi quello dell’assicurazione Rc auto, che proprio l’emergenza Covid aveva fatto finora arrivare a minimi storici. L’allarme non è ancora scattato, ma arrivano segnali di preoccupazione: il prezzo dei ricambi si sta impennando. C’è, però, chi fa notare che questo prezzo è solo una minima parte del costo di liquidazione dei sinistri e che piuttosto bisognerebbe fare di più per combattere le frodi. Come finirà? Dipende anche da quale sorte avranno i 2,3 miliardi di risparmio portato dal drastico calo degli incidenti causato dal lockdown nel 2020.

Fin dall’anno scorso, con la ripresa del traffico, erano state le stesse compagnie a far capire che buona parte di quei risparmi sarebbe stata messa a riserva per fronteggiare il previsto aumento degli incidenti (il resto sarebbe stato già impiegato per scopi sociali e facilitazioni a clientela e agenti).

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Un aumento che forse è stato minore del temuto. Fatto sta che il 2021 si è chiuso con un calo dei prezzi del 5%.

Gli allarmi

Ma proprio dall’ultima parte del 2021 l’inflazione innescata dal riavvio dell’economia dopo le restrizioni Covid con l’impennata dei prezzi di materie prime e componenti si è fatta sentire sui prezzi dei ricambi. Da uno studio condotto (anche intervistando alti dirigenti assicurativi) in vari Paesi europei dalla Boston Consulting Group (Bcg) proprio nell’autunno 2021, è emerso che da novembre di quell’anno allo scorso gennaio i costi medi dei ricambi sarebbero cresciuti del 40 per cento.

Oltre all’inflazione, avrebbe pesato il diffondersi degli Adas (sistemi di assistenza alla guida) sulle auto moderne: telecamere, radar, laser e lidar montati sul frontale per rilevare ostacoli, pedoni e altri veicoli sono molto esposti agli urti in caso d’incidente.

Lo studio Bcg stima che in Europa il costo medio di un sinistro (con soli danni ai veicoli) sia aumentato del 4% annuo nel periodo della pandemia e che in Italia sia quest’anno sia nel prossimo crescerà ancora: come minimo del 4,5% annuo, che potrebbe diventare il 7% nello scenario peggiore (non irrealistico, data la guerra in corso). Nel 2024 e 2025 dovrebbe esserci un raffreddamento che farebbe rientrare gli aumenti fra il 2,5 e il 4 per cento.

Tutte cifre riprese il 18 maggio dall’Anapa, sindacato di agenti assicurativi, che ha paventato i rischi collegati ai rincari della Rc auto: spinta alla ricerca indiscriminata della polizza più conveniente sul web e maggior evasione dell’obbligo assicurativo.

Nel frattempo, il comparatore Facile.it ha rilevato da gennaio ad aprile 2022 sul suo campione di clienti prezzi più alti del 3,7 per cento. Vedremo se ciò sarà confermato su un campione più significativo dai prossimi dati ufficiali, quelli dell’indagine trimestrale Iper dell’Ivass (l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni), attesi a breve.

Che cosa pesa sulla polizza

I dati Bcg vanno valutati alla luce del fatto che i costi dei ricambi incidono per appena il 15,3% su quelli totali dei sinistri. Lo fa notare l’associazione di consumatori Konsumer Italia, sulla base dei dati pubblicati dall’Ania (l’associazione delle compagnie).

Su questa base, l’associazione ha calcolato l’impatto sui costi complessivi dei sinistri (e quindi, di fatto, sui prezzi delle polizze) dei maggiori costi per ricambi stimati da Bcg: +1,05 per cento.

Non solo. Konsumer rileva che gli Adas alzano sì i costi, ma contribuiscono a evitare incidenti, assieme allo smart working (nella misura in cui rimarrà anche alla fine delle restrizioni Covid), al caro-carburanti e alle limitazioni al traffico urbano dovute all’inquinamento, previste in crescita.

Così le preoccupazioni dell’associazione si concentrano sulle frodi: oggi quasi un quarto dei sinistri è classificato a rischio di frode, ma appena lo 0,8% sfocia in una querela presentata dalla compagnia e si arriva a una condanna solo in un processo su dieci. Così, su un risparmio potenziale di 2,4 miliardi (se tutti i sinistri a rischio fossero davvero frodi), oggi si recuperano solo 250 milioni.

Negli ultimi mesi qualcosa si è mosso: l’Ania ha firmato protocolli d’intesa con le Procure di Roma e Napoli. Ma iniziative di questo tipo esistono da anni e le cifre fanno pensare che non abbiano avuto grande effetto.

Ricordando il lockdown

Così, se i sinistri e i loro costi continuassero a salire, non resterebbe che sperare in ciò che resta dei 2,3 miliardi risparmiati dalle compagnie durante il lockdown. Dopo il clamore sollevato a luglio 2021, quando l’Ivass certificò nella sua relazione sul 2020 l’esistenza di questo “tesoretto”, la questione è scivolata nel silenzio.

Si attende, quindi, la relazione 2021, che sarà presentata il 28 giugno. Qui l’autorità potrebbe tornare sull’argomento, magari spiegando cosa ne è di quei 2,3 miliardi.

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