Bacari e chef stellati: i migliori locali nella Venezia del festival
Dal Lido, dove si apre la rassegna, ai Sestieri in città, ecco i consigli per gustare tipicità e sperimentazioni
di Fernanda Roggero
3' di lettura
La terrazza di Fly (come potrebbe chiamarsi altrimenti?) guarda direttamente la pista, dove stazionano scintillanti velivoli da diporto. Siamo all’aeroporto Nicelli del Lido di Venezia, gioiellino anni Trenta mirabilmente restaurato, e inizia qui - su suggerimento di Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema - un piccolo vademecum del mangiare/bere in laguna durante i giorni frenetici del festival (dal 30 agosto al 9 settembre). E che inizia da Fly, con i suoi classici della cucina veneziana. Mangiar bene nei giorni della mostra non è il primo pensiero di critici e addetti ai lavori, che tra le proiezioni ritagliano qualche momento per pasti veloci e disillusi.
Chiusa la mitica Favorita, storico punto d’incontro degli aficionados del Lido, ci si riversa sulla terrazza di fronte al Palazzo del Casinò o su quella del nuovo M22, più verso l’antico Des Bains, dove vengono serviti ottimi cocktail. Anche il Bagno Marconi ha riconquistato l’elegante stile retrò dopo il recente rilancio. Per i cicchetti, però, al Lido l’indirizzo è uno solo: l’osteria al Mercà. Agguantata una bici, merita arrivare alla punta dell’isola. Il borgo di Malamocco e quello degli Alberoni, oggi oasi naturale gestita dal Wwf, con lo storico golf club dove si trova anche una buona tavola.
Chi può permettersi una trasferta in città mai come oggi vi trova un’offerta gastronomica variegata e di livello, con i fratelli Alajmo al Caffè Quadri, Enrico Bartolini al Glam, Norbert Niederkofler all’Aman, Riccardo Canella al Cipriani. E sono sempre più le insegne dedicate a una cucina contemporanea e sostenibile, da Local a Venissa, dove Chiara Pavan e Francesco Brutto sono stati antesignani nel trattare le specie ittiche infestanti, compreso l’ormai famoso granchio blu.
Ma quali sono i consigli dei locali? A Cannaregio, Vino Vero ha aperto nel 2014 ed è stato il primo wine bar a Venezia dedicato esclusivamente al vino naturale, con oltre mille etichette e cicchetti sofisticati con pane nero. Al Timon, invece, si gustano bistecche alla griglia. Se si va in visita alla Biennale Architettura (aperta fino al 26 novembre) merita una sosta La Barrique, bacaro gastronomico con ottimi prosciutti San Daniele, proprio accanto ai Giardini. Mentre è unica la posizione di Al Squero, di fronte a uno degli ultimi “squeri” (piccoli cantieri navali) ancora in funzione, con vista sulle gondole tirate a secco per la lavorazione. «Ma se volete gustare ancora un pizzico di vecchia Venezia venite al sestiere Santa Croce - suggerisce Toto Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage -: alla trattoria Trefanti, dove si mangia solo pesce, o Ae Saracche, “sarde” in dialetto, un locale altrettanto minuscolo. Dopo, vale la pena raggiungere Palazzo Gradenigo: qui un affascinato D’Annunzio ha ambientato “Il fuoco nel giardino. Poco più in là palazzo Soranzo Cappello, che ha invece ispirato Henry James».
A Dorsoduro si va da Codroma, bacaro rimasto praticamente intonso dai primi del Novecento. Gislon è la rosticceria più amata della città, nascosta in un minuscolo vicolo a lato di Rialto. Mentre da Al Bomba ci si accomoda all’enorme tavolo conviviale per cicchetti non scontati come la testina di vitello e giardiniera. La migliore drink list? Per molti è al Mercante, ma per il Bellini si va al bar dell’hotel Londra Palace sulla Riva degli Schiavoni. Non lontano da San Marco, di fronte alla Punta della Dogana, c’è il palazzo con gli uffici della Biennale, Ca’ Giustinian. Sulla terrazza affacciata sul Canal Grande si gusta un buon caffè a L’Ombra del Leone.
Ormai sazi di cinema ci si può regalare una visita all’inconsueta esposizione (ospitata a Palazzo Vendramin-Grimani) su Nicolò Manucci, viaggiatore di fine Seicento considerato il Marco Polo dell’India: in mostra, tra gli altri scritti, i suoi due più importanti taccuini su storia e costumi dell’immenso impero Moghul. Prima di rientrare, un’ultima tappa sulla fondamenta proprio di fronte alla stazione. Il bacaro, aperto da poco, si chiama Mare Magno, offre cicchetti veloci e si concentra sui vini di montagna bellunesi.
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