Banche: non si risparmia sulla liquidità, nemmeno se a vista
Gli istituti non fanno molto per trasformare la raccolta a vista dei conti correnti a scadenze più onerose
di Gianfranco Ursino
2' di lettura
Difficoltà nella gestione della liquidità sono all’ordine del giorno nelle aziende, ma quando si parla di banche tensioni su questo fronte non sono ammesse. Oltre a creare gravi danni alla reputazione dell’istituto di credito, l’insorgere di problemi di liquidità può comprometterne l’ordinaria operatività - come è successo di recente ad alcune banche americane - con il rischio ulteriore di poter innescare tensioni in tutto il sistema finanziario.
In parole semplici il rischio di liquidità consiste nella possibilità che la banca non sia in grado di far fronte ai propri impegni di pagamento, ovvero alle proprie uscite, per la difficoltà a smobilizzare (senza svendere) le proprie attività o reperire i fondi sul mercato. Risulta quindi basilare il monitoraggio costante e la gestione della cosiddetta “trasformazione delle scadenze”, la tipica attività bancaria, dove le passività sono in buona parte liquide (depositi della clientela a vista che possono essere prelevati in qualsiasi momento) e gli impieghi (finanziamenti concessi) che hanno un orizzonte di più lungo periodo.
Il rischio liquidità è quindi insito nell'attività bancaria ed è possibile contenerlo, ma non azzerarlo. In sostanza operare in condizioni di liquidità, per una banca, significa riuscire a rispondere in maniera continuativa e tempestiva alle richieste di rimborso dei clienti. Avere negli impieghi molta cassa aiuta a ridurre le tensioni di liquidità, ma averne quantità eccessive non giova alla redditività. Occorre quindi trovare il giusto equilibrio, il cosiddetto trade off tra ammontare di liquidità in grado di garantire una certa stabilita all'istituto e gli obiettivi di rendimento.
Un equilibrio che può essere ricercato anche attraverso la leva della raccolta, diminuendo quella a vista che giace sui conti correnti e aumentando la raccolta vincolata a scadenza. Non è una novità che sui conti correnti ci dovrebbe stare la sola liquidità di servizio. È sempre stato così. Anche prima dei tassi azzerati e negativi, quando le banche hanno proposto e firmato con i clienti contratti di conto corrente che prevedevano interessi attivi sulle giacenze ben superiori rispetto a quelli attuali. Poi li hanno man mano azzerati per via dei tassi negativi.
Ora che i tassi negativi non ci sono più, quei tassi contrattuali vanno ripristinati. Le banche obiettano che non è possibile perché sui conti ci sta pure un surplus di liquidità da impiegare a scadenza più remunerative delle giacenze a vista dei conti correnti. Vorrà dire che nel frattempo le banche risparmieranno sulla liquidità in surplus sui conti correnti la differenza fra tassi sulla raccolta a scadenza e tassi sulle giacenze a vista.
Ma cosa fanno le banche per trasformare la raccolta a vista dei conti correnti a scadenze più onerose? Occorre che i vertici bancari diano input chiari alle filiali e alle reti su questo aspetto. Sarebbero ben contenti anche i clienti. Il problema vero è che le banche vogliono tener basso il costo della raccolta a vista (senza riportarlo ai livelli contrattuali precedenti i tassi negativi) per gonfiare gli utili. Anche ignorando principi di lealtà e buona fede, tanto dichiarati e pubblicizzati in Codici etici, Dichiarazioni non finanziarie e di sostenibilità Esg, Carte dei valori, Codici di condotta.
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