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Bitcoin balza a 28mila dollari mentre le banche sono in crisi. È la rivincita di Satoshi Nakamoto?

Tra le ragioni c’è una versione romantica (e ideologica) affiancata da una più pratica, puramente legata all’espansione della liquidità che spinge gli investitori anche verso asset speculativi

di Vito Lops

Bitcoin, tutta una questione di crittografia

3' di lettura

Chissà cosa starà pensando o avrebbe pensato (nell'ipotesi non fosse più in vita) Satoshi Nakamoto, colui che nel 2008 diede vita al progetto Bitcoin. Nelle ultime due settimane - quando diversi istituti di credito sono falliti mentre altri, in particolare negli Usa, non possono definirsi con i conti in ordine - il prezzo della criptovaluta ha superato di slancio i 28mila dollari, mettendo a segno una performance dell’80% da inizio anno.

Bitcoin è davvero una forma di protezione?

Di fronte a questo contrasto di performance tra il sistema bancario centralizzato e il più grande network decentralizzato al mondo c’è chi inizia a chiedersi se Nakamoto non ci abbia visto giusto nel pensare al protocollo Bitcoin come una forma di protezione contro una possibile deriva/condanna delle banche centrali a stampare moneta all’infinito. Perché la risposta delle banche centrali all’attuale momento di difficoltà del settore è stata la disponibilità a riaprire i rubinetti.

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Quanto alla Fed, difatti, aprendo una finestra di liquidità a favore delle banche in crisi in cambio di bond come collaterale, la settimana scorsa ha aumentato il bilancio di 300 miliardi di dollari, neutralizzando in pochi giorni metà del lavoro di riduzione dello stesso (attraverso il cosiddetto quantitative tightening) che sta portando avanti a fatica da sei mesi.

La criptovaluta che nasce dalla crisi del 2008

La storia di Bitcoin ci racconta che l’ideale che ne ha ispirato la creazione è proprio la grande crisi finanziaria del 2008, culminata con il fallimento di Lehman Brothers. La prima transazione in Bitcoin viene effettuata il 12 gennaio 2009 tra Satoshi Nakamoto e il programmatore informatico e noto esperto di crittografia Hal Finney, che molti considerano sia il misterioso Nakamoto. L'hash – il codice che identifica la transazione – contiene il testo “The Times 03/ gennaio 2009 “Chancellor on brink of second bailout for banks”. Parole che rimandano al titolo di un articolo del Times, che si riferiva al ministro delle finanza del Regno Unito Alistair Darling che stava cercando di salvare le banche dal collasso legato alla crisi finanziaria. Bitcoin è stato pensato proprio per questo: una risposta alle crisi bancarie che a loro volta costringono le banche centrali a correre ai ripari, iniettando il sistema di liquidità.

Di conseguenza per certi versi non dovrebbe stupire che a 14 anni di distanza mentre il mondo sta attraversando un'altra crisi bancaria il prezzo di Bitcoin stia salendo. Le crisi bancarie unite a delle iniezioni di liquidità sono, come dire, l'habitat naturale per cui è stato ideato il protocollo Bitcoin. O perlomeno il motivo che ne ha ispirato la nascita. Questa è la versione romantica. A cui però se ne contrappone una versione più pratica, pane al pane, che vede nell'attuale rialzo del valore di Bitcoin la conseguenza che – banche o non banche – le banche centrali potrebbero di nuovo allentare la politica monetaria. Se questo accade perché le banche private sono in crisi o per altri motivi probabilmente non importerebbe. Visto in questo senso al momento Bitcoin sembrerebbe essere una sorta di termometro della liquidità in circolazione. Più ne viene immessa più tende a beneficiarne al pari di altre classi di investimenti come oro e Nasdaq, che beneficiano di un contesto di disinflazione, e quindi tassi bassi, a loro volta specchio di attese di banche centrali più lasche.

A quando la fase evolutiva?

Solo il tempo, che è galantuomo, ci dirà se Bitcoin potrà evolvere dalla fase 1 (di puro termometro della liquidità che lo avvicina se vogliamo agli asset estremamente speculativi che beneficiano del contesto di vacche grasse della liquidità) alla fase 2 (quella di riserva di valore, al pari dell’oro fisico, che protegge durante le tempeste). Il confine tra titolo super-speculativo in stile gambling e riserva di valore tende a confondersi durante le fasi di iniezioni di liquidità. Ma la differenza tra le due categorie, sulla lunga distanza, è abissale. Di conseguenza possiamo dire che Bitcoin in queste settimane – qualora la crisi finanziaria dovesse proseguire col rischio di diventare sistemica, cosa che ovviamente ci auguriamo non accada – sarà sottoposto al primo vero test della sua storia come riserva di valore. Forse adesso la storia è qui a svelarci, nel bene o nel male, la verità su questo asset tanto odiato quanto amato.

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