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Bolsonaro ricoverato in Florida, dubbi su rinnovo visto. In Brasile manifestazioni pro-democrazia

L’ex presidente brasiliano in ospedale negli Usa, mentre emergono dubbi sulla sua permanenza negli Usa. In migliaia in piazza contro l’assalto a Brasilia

Manifestazioni contro l’assalto al Parlamento dei “bolsonaristi” (Reuters)

2' di lettura

L’ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, è stato ammesso in un ospedale della Florida (Usa) per forti dolori addominali. Il ricovero avviene dopo che circa 1.500 sostenitori hanno marciato su Brasilia, la capitale del paese, dando l’assalto al Congresso, alla Corte suprema e altre sedi presidenziali, in quello che viene considerato il peggior attacco alla democrazia del paese dagli anni ’80 del secolo scorso. Il ministro della Giustizia Brasiliano, Flavio Dino, ha identificato in dieci Stati del Paese persone sospettate di avere legami economici con gli organizzatori del tentato colpo di Stato di domenica a Brasilia e ha affermato che sono già stati emessi mandati di arresto.

Bolsonaro era volato negli Usa prima della fine del suo mandato, utilizzando il visto concesso a capi di Stato, personale diplomatico e altri funzionari governativi. Ora la sua permanenza negli Usa è appesa al rinnovo dell’autorizzazione: il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price ha sottolineato che una persona ammessa con visto per «funzionari stranieri» deve lasciare il Paese entro 30 giorni o fare domanda per un cambio del suo status. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha negato che Bolsonaro che abbia chiesto la cittadinanza italiana, smentendo una voce circolata negli ultimi giorni.

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Manifestazioni pro-Lula nel Paese

Intanto, decine di migliaia di persone hanno invaso le strade e le piazze delle principali città brasiliane per manifestare a favore della democrazia, in risposta all’assalto al Congresso da parte dei sostenitori di Bolsonaro. L’affluenza alla manifestazione di San Paolo è stata «impressionante», riporta l’emittente britannica Bbc. Una parte dell’Avenida Paulista, la strada più famosa del Paese, è stata bloccata al traffico mentre la folla cantava e ballava chiedendo giustizia. Molti manifestanti erano vestiti di rosso, i colori del Partito dei Lavoratori di Lula; altri sventolavano cartelli con scritto «Nessuna amnistia per i golpisti» e altri ancora cantavano in coro «prigione per Bolsonaro».

«Non sono d’accordo con quello che è successo a Brasilia: è stato un incubo. Non sono d’accordo con chi crede che con la democrazia si possa usare il proprio potere per distruggere la democrazia», ha detto alla Bbc Gabriel, che ha fornito solo il suo nome di battesimo. «Voglio dimostrare al mondo e al nostro Paese che, anche se ci sono migliaia di persone che credono che le elezioni non siano state valide, qui in Brasile abbiamo un enorme numero di persone che credono di potersi fidare del nostro governo e della nostra democrazia», ha aggiunto.

«La polarizzazione è un grosso problema: ognuno ha le proprie idee e non credo ci sia molto dialogo tra le due parti», ha commentato un’altra manifestante, Marina Rodrigues Carmona. Ieri mattina, la polizia ha iniziato a smantellare un accampamento di sostenitori di Bolsonaro a Brasília, uno dei tanti che sono stati allestiti fuori dalle caserme dell’esercito in tutto il Paese dopo le elezioni presidenziali. Ieri sera il ministro della Giustizia brasiliano, Flavio Dino, ha reso noto che finora sono «circa 1.500» le persone arrestate nell’ambito dell’assalto ai palazzi del potere avvenuto domenica a Brasilia da parte dei sostenitori di Bolsonaro.

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