Bonus 200 euro: costa 2,74 miliardi l’aiuto per 13,7 milioni di pensionati
Bacino ampio quasi quanto quella dei lavoratori dipendenti: a beneficiare dell’una tantum saranno anche invalidi civili, titolari di assegno sociale e di accompagnamento sotto i 35mila euro di reddito
di Marco Rogari
I punti chiave
3' di lettura
I dati ufficiali arriveranno solo con la relazione tecnica che accompagnerà il decreto Aiuti al suo ingresso in Parlamento per la conversione in legge. Ma la platea dei pensionati che con il cedolino di luglio beneficeranno del bonus da 200 euro appare ormai definitiva e, a livello numerico, si avvicina, come anticipato dal Sole 24 Ore, di molto a quella dei lavoratori dipendenti: l’una tantum dovrebbe essere destinata in via automatica a 13,7 milioni di titolari di uno o più trattamenti previdenziali con reddito annuo non superiore nel 2022 a 35mila euro lordi. Un sostegno su larga scala, dunque, che, almeno stando all’ultima versione del testo in circolazione, assorbirà 2,74 miliardi, una fetta pari a oltre il 40% della dote dei 6,5 miliardi complessivamente stanziata per l’aiuto anti-inflazione.
I beneficiari
Nell’ampio bacino con un perimetro non troppo lontano da quello che delimita tutto il pianeta dei pensionati (circa 17 milioni) rientrano coloro che al prossimo 30 giugno risulteranno titolari di assegno sociale, di trattamenti per invalidi civili, ciechi e sordomuti, e di quelli di accompagnamento alla pensione sempre con un reddito annuo non superiore ai 35mila euro. Per arrivare a questo tetto vengono presi in considerazione redditi di qualsiasi natura.
Calcolo del reddito: cosa è escluso
Ma c’è naturalmente un elenco, abbastanza nutrito, di “voci”, escluse dal calcolo. A partire dalla casa di abitazione, dai trattamenti di fine rapporto, e dall’assegno unico e dagli assegni familiari. E a non concorrere al reddito preso in esame sono anche gli assegni di guerra e l’indennizzo ai soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati; l’indennità di accompagnamento. E ancora: l’assegno mensile per l’assistenza personale e continuativa ai pensionati per inabilità, l’indennità prevista per i ciechi parziali e quella di comunicazione per i sordi prelinguali.
Erogazione automatica
Il meccanismo di erogazione sarà automatico: non dovranno cioè essere presentate domande. Sarà compito dell’Inps, o comunque dell’ente previdenziale erogatore, occuparsi delle necessarie verifiche. E nel caso in cui vengano accertate somme corrisposte in eccedenza, scatterà la notifica dell’indebito entro l’anno successivo a quello di acquisizione delle informazioni reddituali da parte dell’Istituto.
Quello che arriverà il 1° luglio si annuncia insomma come un cedolino pesante. E per circa 4 milioni di pensionati sarà addirittura in formato “maxi” perché, oltre al rateo della pensione e al bonus da 200 euro, comprenderà anche la cosiddetta 14esima. Che viene versata a chi ha un reddito personale annuo inferiore ai 13.659,88 euro. Come è noto, la «somma aggiuntiva annuale» varia sulla base degli anni di versamento effettuati (con parametri diversi per lavoratori dipendenti e autonomi), da 437 a 655 euro per i pensionati con almeno 64 anni d’età e un reddito individuale inferiore a 1,5 volte l’importo della pensione minima (525,38 euro), che su base annua equivale a 10.244,91 euro lordi. Per i pensionati sempre sopra la soglia anagrafica dei 64 anni e con un reddito individuale compreso tra una volta e mezzo e due volte il “trattamento minimo”, quindi sotto i 13.659,88 euro lordi l'anno, il “valore” della 14esima oscilla, anche in rapporto agli anni di contribuzione maturata, tra i 336 e i 504 euro.
I sindacati: più tutela per potere d’acquisto delle pensioni
La scelta del governo soddisfa i sindacati che continuano però a chiedere che venga riattivato subito il tavolo sulla possibile mini-riforma della previdenza e insistono sulla necessità di agire sul meccanismo di rivalutazione degli assegni per tutelare il potere d’acquisto delle pensioni dalla corsa dell’inflazione. Ma su quest’ultimo versante la strada per andare oltre il bonus appare tutta in salita. Anche perché il Def presentato dall’esecutivo ad aprile mette sostanzialmente in guardia dalla nuova impennata prevista per la spesa pensionistica soprattutto a causa della «significativa maggiore indicizzazione» dei trattamenti rispetto a quanto ipotizzato nell’autunno scorso: la stima del Governo è di una crescita del 3,3% nel 2022 e addirittura del 7,4% 7,4% nel 2023, quando le uscite saliranno dai 287 miliardi del 2021 a oltre 318,5 miliardi. E un’andatura simile viene ipotizzata anche per il conto complessivo delle prestazioni sociali che dovrebbero lievitare dello 0,6% già quest’anno e del 6% il prossimo.
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