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Boom del pokè in Italia: +117% in un anno

Il piatto tipico della cucina hawaiana, diventato ormai un food trend mondiale, nel nostro Paese ha raggiunto a giugno un fatturato di 328 milioni di euro

di Maria Teresa Manuelli

3' di lettura

Il pokè in Italia cresce e raddoppia. Il piatto tipico della cucina hawaiana, diventato ormai un food trend mondiale, nel nostro Paese ha raggiunto a giugno scorso un fatturato di 328 milioni di euro e continuerà a crescere. Sono le stime di Growth Capital, advisor per startup e Pmi, che in occasione della Giornata Mondiale del Pokè (28 settembre) presenta la seconda edizione del report “Il mercato del Pokè in Italia”.

«Questo segmento della ristorazione soprattutto nel nostro Paese – sottolinea Andrea Casati, vice president di Growth Capital – ha registrato tassi di crescita sorprendenti, conquistando sempre più spazio nel settore del fast casual». Se a livello mondiale, infatti, continua a registrare un trend positivo (con un Cagr - tasso annuo di crescita composto - del 8,4% nel quadriennio 2022-2026) ma ridimensionato rispetto alla stima iniziale (che era del 14%), per via di una maggior stabilizzazione del mercato del Nord America, l'Italia registra invece tassi di crescita superiori alla tripla cifra, che indicano una nazione con ancora grandi opportunità nel settore.Nel nostro Paese il giro d’affari era di 151 milioni di euro nel 2021, cresciuto fino a raggiungere, appunto, 328 milioni a giugno 2022 (+117%). Per il 2026 si attende un Cagr del 20% che potrebbe far volare il mercato a quota 689 milioni di euro.

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Il numero di pokerie sale a 820

Cresce anche il numero di pokerie: nel 2021 erano 378, salite a 820 (+140%) quelle censite da Growth Capital in questo anno (al 30 giugno 2022).Il 43% del mercato, calcolato in base al numero di store, è appannaggio di catene tra cui I Love Poke (15% di market share e 120 store) e Poke House (7% di market share e 56 store), testimoniando una effettiva “chainification” del settore nel nostro Paese.

L'advisor nella sua analisi ha poi individuato altre cinque catene con un numero di store compreso tra le 15 e le 35 unità con un market share compreso tra il 2,2% e il 4,2%: Pokescuse, Macha Poke, Pokeria by Nima, Waikiki Poke e Poke Sun-Rice. In termini di fatturato, la classifica delle top catene italiane vede, invece, al primo posto Poke House, con ricavi per oltre 40 milioni di euro. Il restante 57% del mercato appartiene a store singoli e indipendenti. «Sarà interessante – sottolinea Casati – osservare quali strategie metteranno in atto le grandi catene per vincere la preferenza dei consumatori e assicurarsi la massima fidelizzazione. Ci aspettiamo un consolidamento del mercato anche attraverso l'aumento di operazioni di M&A sulla scia delle recenti acquisizioni internazionali».

Milano, Roma e Torino guidano la classifica

A livello geografico, Milano, Roma e Torino si confermano come le città italiane in cui il mercato del pokè è più sviluppato. A Milano la prima catena è Poke House con 21 store e il 16% di market share: è anche l'unica catena italiana con una strategia internazionale e che a giugno 2022 contava 57 store fuori dall'Italia (Europa e Stati Uniti) per un totale di 113. Nella Capitale, la leadership è detenuta da Ami Pokè, con il 10% di market share, mentre a Torino al primo posto spicca Pacifik Poke (16% di market share). Nel Nord-Est, Poke Sun-Rice è invece la catena leader (con 10 store e il 19% di market share).

A confermare il fermento del mercato delle pokerie sono anche gli aumenti di capitale registrati nell'ultimo anno: per esempio, Goodeat, titolare dei brand Pokeria by Nima e Nima Sushi, ha raccolto 5 milioni di euro da parte di un family office a ottobre 2021, Ami Pokè ha raccolto in equity crowdfunding 1,26 milioni di euro a febbraio 2022, RFK invece ha investito 500mila euro in Pokescuse ottenendo una quota pari al 10% e una call option per un aggiuntivo 8% esercitabile entro il 2023.Ad aprile 2022, la stessa Goodeat ha inoltre completato l'emissione di un minibond da 1,5 milioni a 5 anni, interamente sottoscritto da Unicredit.Le acquisizioni sono invece state guidate interamente da Poke House, che negli ultimi 12 mesi è entrata nel capitale di Pokè Perfect (Olanda), Sweetfin (US) e Honu Tiki Bowls (Austria).

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