Borse, Wall Street chiude in calo. Europa e Milano in affanno
Le preoccupazioni causate dalla frenata dell'attività manifatturiera della Repubblica Popolare hanno messo in secondo piano la frenata dell'inflazione in Francia, Italia e Germania. Focus sugli Usa, dove il tetto al debito approda al Congresso
di Eleonora Micheli
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(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - E’ stata ancora una giornata di vendite sulle Borse europee, con Milano maglia nera d’Europa. Il Ftse Mib ha accusato un calo dell'1,97%, trascinato in basso da titoli ciclici e dalle banche. Il guadagno da inizio anno si è assottigliato sotto il 10%, attorno al 9,7%. Del resto gli investitori preferiscono alleggerire le posizioni, considerando il contesto macro incerto, soprattutto dopo i dati deludenti sull’attività manifatturiera cinese che continua a procedere con il freno a mano tirato. In più rimane il rebus sulle mosse delle banche centrali, anche se i dati sull’inflazione di Italia, Germania e Francia fanno sperare che la Banca centrale europea possa essere meno intransigente nella lotta alla corsa dell’indice dei prezzi al consumo. Negli States, invece, si è infoltito il numero di economisti che teme che la Federal Reserve possa varare un nuovo rialzo dei tassi già a giugno, dopo le statistiche sull'indice dei prezzi al consumo calcolato sulle spese delle famiglie. Oltreoceano è atteso inoltre il via libera all’accordo sul tetto al debito Usa da parte del Congresso. Sul finale lo spread ha chiuso a 180 punti (da 181 di ieri) e il rendimento dei Btp a dieci anni al 4,07% (dal 4,15%).
Investitori cauti tra dati cinesi, rebus banche centrali e debito Usa
Le Borse europee sono partite deboli, frenando sui dati cinesi che hanno messo in evidenza che, contrariamente alle attese, l’attività manifatturiera di maggio è calata per il secondo mese consecutivo. Secondo i dati ufficiali l'indice Pmi si è attestato a 48,8 punti, contro i 49,2 di aprile, testimoniando un’attività in contrazione. Il dato rappresenta un campanello di allarme sul fatto che la congiuntura cinese possa prendersi più tempo del previsto per rialzare la testa, dopo lo stop provocato dalla pandemia e dalle severe restrizioni introdotte dalle autorità. Per altro un pil cinese meno vivace del previsto farà sentire i propri effetti anche sull’intera economia mondiale. Ecco perché il dato Pmi cinese ha creato subito malumore e per altro ha messo in secondo piano i dati sull’inflazione calata in Francia, Italia e Germania. Nel dettaglio in Francia a maggio l’inflazione annua si è attestata al 5,1%, dal 5,9% di aprile.
Anche in Italia l’inflazione annua di maggio ha frenato al 7,6% dal +8,2% del mese precedente, mentre in Germania è passata al 6,1% dal precedente 7,6%. Nell’attesa che domani sia annunciato il dato complessivo sull’indice dei prezzi al consumo europei, gli analisti iniziano a ragionare sul fatto che la Bce possa essere meno inflessibile nella lotta all’inflazione, addolcendo la sua politica monetaria futura. Quanto all’Italia, Istat ha rivisto al rialzo le stime sull’andamento del pil del primo trimestre: è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% nei confronti del primo trimestre del 2022, contro le stime dello scorso 28 aprile, di una crescita dello 0,5% congiunturale e dell’1,8% tendenziale. In più Moody's ha reso noto di attendersi che l'economia italiana crescerà quest’anno al ritmo dello 0,8%, anziché dello 0,3%, come indicato a febbraio. L’anno prossimo, inoltre, il pil aumenterà dello 0,4%, invece che registrare una flessione dello 0,6%. Tali indicazioni, però, non sono riuscite a sostenere i listini europei e men che meno quello milanese. Per altro anche Wall Street è debole, risentendo della trepidazione per l’approvazione da parte del Congresso del piano per la sospensione del tetto al debito pubblico americano. In serata, inoltre, sarà pubblicato il Beige Book, il rapporto sull’economia Usa stilato dalla Fed.
A fine seduta il Dow Jones perde lo 0,40%, il Nasdaq cede lo 0,63% e lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,60%.
A Piazza Affari giù auto, oil e banche, ma si salva Mps
A Piazza Affari sono andati male i titoli ciclici, quelli che potrebbero maggiormente risentire di una frenata dell’economia mondiale, causata da una ripresa anemica del ciclo in Cina. Stellantis (-3,5%) è andata male assieme al comparto auto. Sono inoltre state vendute le Pirelli & C (-3,12%), le Iveco Group(-2,2%) e leCnh Industrial (-2,2%). Sono andate male le azioni petrolifere, con Eni giù del 3,5%, Saipem del 3,19% e Tenaris dell'1,77%. Le vendite hanno preso di mira anche le banche, con Unicredit in ribasso del 3,5% e Intesa Sanpaolo del 2,47%. Hanno però fatto eccezione le Banca Mps(+1,79%), spinte dalla speculazione che sia ormai imminente un’operazione straordinaria che consenta la creazione di un terzo polo bancario, facilitando l’uscita dal capitale da parte del Tesoro. Se due giorni fa il ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha definito Mps «una preda ambita », ieri l’ad, Luigi Lovaglio, ha detto che il processo di M&A potrebbe iniziare «entro l'anno», con Rocca Salimbeni che giocherà un ruolo cruciale nella creazione del terzo polo, senza tuttavia indicare preferenze per il possibile partner (Bper Banca o Banco Bpm). Nel Ftse Mib sono andate in controtendenza anche le Finecobank (+1%) e Nexi (+0,9%) e le A2a (+0,23%).
Lusso sotto il tiro delle vendite, ma a Milano titoli si difendono
I timori sulla ripresa cinese hanno penalizzato il lusso, che oggi ha risentito anche dei dati deludenti pubblicati dall'americana Capri Holdings, società che controlla Mikael Kors, Versace e Jimmy Choo. Nel periodo gennaio-marzo i ricavi hanno accusato una frenata del 10,5% (a 1,3 miliardi di dollari) e la società è andata in perdita per 34 milioni di dollari. A Parigi Lvmh è scivolata del 3,14%, Hermes del 2,6% così come Kering. A Milano Moncler ha ridotto le perdite allo 0,28%, complice il fatto che i titoli avevano già perso terreno nelle scorse settimane. Fuori dal paniere principale, Salvatore Ferragamo(-0,2%), Tod's (-0,1%) hanno solamente limato le posizioni. Sono andate peggio le Aeffe (-1,8%), considerando il recente rafforzamento della società in Cina. Brunello Cucinelliè andata in controtendenza salendo dell'1,13%, principalmente perché le quotazioni avevano di recente già perso terreno, allontanandosi dai massimi di qualche settimana fa sopra i 90 euro (hanno chiuso a 80,7 euro).
Euro torna sotto 1,07 dollari, debole il greggio
E' debole il petrolio, anche se ha recuperato rispetto ai minimi di giornata. Il wti, scadenza luglio, arrivato a cedere il 3%, si attesta (sul finale delle Borse) a 71,52 dollari al barile, in calo dello 0,47%. Oltre ai timori per l’economia, il valore del greggio paga dazio anche all’attesa per le decisioni che nei prossimi giorni adotterà Opec+. Il gas, dopo i forti crolli, è in rialzo del 3% a 26 euro al megawattora. Infine sul fronte dei cambi, l'euro perde terreno con decisione contro il dollaro: passa di mano a 1,0663 dollari (1,072 ieri sera). Vale inoltre 148,96 yen, mentre il dollaro-yen è pari a 139,71.
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