Borse a picco con crollo Credit Suisse. Banca centrale svizzera: liquidità se serve. Bce chiede a banche loro esposizione. Milano chiude a -4,6%
La Saudi National Bank dice che non aumenterà la quota nel gruppo elvetico, le vendite si sono abbattute su tutto il comparto. Attesa per la riunione della Bce dopo il terremoto delle banche americane. Wti sotto i 70 dollari, euro scende sotto 1,06 sul biglietto verde
di Flavia Carletti e d Eleonora Micheli, con articoli di Chiara Di Cristofaro e di Lino Terlizzi
5' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Le Borse europee chiudono in pesante rosso dopo il rimbalzo della sessione precedente: sono tornate le vendite sulle banche, con la pressione che si è abbattuta ancora sul Credit Suisse e su tutto il settore europeo. La Bce sta chiedendo alle banche di tutta Europa di comunicare la loro esposizione nei confronti di Credit Suisse, come riferiscono diverse fonti a conferma delle voci circolate sui media. La richiesta riguarda anche gli istituti italiani sotto la vigilanza di Francoforte. A Milano il Ftse Mib ha perso il 4,61%, a Parigi il Cac40 il 3,58%, a Francoforte il 3,27%, ad Amsterdam l'Aex il 2,85%, a Londra il Ftse100 il 3,83% e a Madrid l'Ibex35 il 4,3 per cento.
Wall Street nel finale limita i danni e chiude con il Dow a -0,87%, l’S&P 500 a -0,70% e il Nasdaq a 0,05 per cento.
Intanto, domani è attesa la riunione Bce, che dovrebbe decidere per un rialzo dei tassi di 50 punti base. La sfida di contenere l'inflazione con le politiche restrittive deve sempre di più fare i conti con i rischi di instabilità finanziaria. Le azioni di Credit Suisse crollano anche al Nyse, oltre che alla Borsa di Zurigo, trascinando i titoli delle maggiori banche statunitensi e di quelle regionali, dopo il rimbalzo di ieri.
Ottava seduta consecutiva di vendite sul Credit Suisse che a Zurigo ha perso il 24,24%, mettendo a segno la peggior seduta di sempre. Oggi l'azionista Saudi National Bank (Snb) ha detto che non fornirà ulteriore liquidità non potendo andare oltre la quota del 10%. Il presidente di Snb Ammar Al Khudairy, in un'intervista a Bloomberg TV, ha risposto a chi gli chiedeva se la banca fosse aperta a fornire ulteriore liquidità al Credit Suisse: «La risposta è assolutamente no, per molte ragioni oltre a quelle più semplici, che sono regolatorie e statutarie». La banca saudita è la prima azionista del Credit Suisse con una quota di poco sotto il 10%, acquistata lo scorso anno in occasione dell'aumento di capitale del gruppo svizzero. Il titolo era stato fortemente sotto pressione già nella seduta della vigilia, dopo che la banca aveva ammesso di aver trovato «concrete debolezze» nelle relazioni finanziarie degli ultimi due anni a causa di controlli interni inefficaci.
Banca centrale svizzera: liquidità a Credit Suisse se serve
La banca centrale svizzera offrirà liquidità a Credit Suisse se necessario. Lo annunciano le autorità svizzere in una nota. Il Credit Suisse ha avviato colloqui con le autorità svizzere per stabilizzare la banca.
«La Finma è in stretto contatto con Credit Suisse e ha accesso a tutte le informazioni rilevanti. La Finma conferma che Credit Suisse soddisfa i più alti requisiti di capitale e liquidità applicabili alle banche importanti a livello di sistema». E’ quanto si legge in una nota congiunta della banca centrale svizzera e della Finma, l’autorità di supervisione dei mercati finanziari svizzera. Non ci sono rischi diretti di contagio per le istituzioni svizzere dalle recenti tensioni sul mercato bancario americano».
Bce, giovedì nuovo rialzo e focus su proiezioni oltre marzo
A meno di clamorosi sviluppi, il consiglio direttivo Bce che si riunirà giovedì a Francoforte approverà un nuovo rialzo dei tassi di interesse di 50 punti che porterà il tasso sui depositi al 3 per cento. Del resto l'intenzione di procedere in questo senso è stata annunciata nella riunione di un mese fa e rafforzata a ogni occasione dalla quasi totalità dei membri del consiglio direttivo nelle settimane seguenti, e le prime ripercussioni della crisi scaturita negli Usa con il fallimento di Svb non sembrano tali da far temere ricadute sistemiche in Europa dove i bilanci bancari sono più solidi e maggiore la vigilanza. «Il fallimento di Svb è stato la conseguenza della de-regulation voluta dall’amministrazione Trump per le banche americane di medie e piccole dimensione. In Europa il regime regolatorio e di vigilanza più stringente è applicato anche a istituti di più piccole dimensioni; pertanto ritengo che il sistema bancario europeo rimanga solido», commenta Luigi Nardella di Ceresio Investors. «La Bce quindi difficilmente cambierà idea sul rialzo di 50 punti base preannunciato per domani. La stabilità finanziaria è un fattore di importantissima rilevanza dopo un ciclo di rialzi così repentino ed aggressivo. Mi aspetto quindi che nei prossimi incontri le banche centrali rallenteranno o sospenderanno l’aumento dei tassi per avere il tempo di valutare gli effetti della stretta monetaria», aggiunge.
L'attenzione dei mercati sarà dunque rivolta non tanto sulla decisione dei tassi quanto su eventuali indicazioni circa il percorso della stretta nei prossimi mesi. Dovrebbe venir rafforzato ulteriormente l'impegno a decidere le prossime mosse di meeting in meeting e sulla base dei dati (e dunque evitando magari dichiarazioni da falco da parte di vari membri del consiglio come auspicato dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco) e il comunicato di fine vertice non dovrebbe impegnare la Bce a ulteriori misure nei prossimi mesi. I riflettori saranno inoltre accesi sulle nuove proiezioni dello staff Bce che dovrebbero vedere una riduzione delle attese per l'inflazione headline ma un aumento di quelle relative all'inflazione core che rimane ai massimi.
Usa, decisa frenata per i prezzi alla produzione
Nel clima nervoso sui listini, passa sotto traccia la notizia del calo inatteso dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti, scesi a febbraio dello 0,1% contro attese di un rialzo dello 0,3 per cento. Invariato il dato core, atteso in crescita dello 0,4 per cento. In discesa - come previsto - le vendite al dettaglio, -0,4% a 697,9 miliardi di dollari, dopo il +3,2% di gennaio (rivisto dall'iniziale +3%). Rispetto a un anno prima, registrato un rallentamento al +5,4 per cento.
Torna la pressione sulle banche, male i petroliferi
Piazza Affari ha risentito delle vendite che si sono scatenate sulle banche: Unicredit è scivolata del 9,06%, Bper del 7,23%, Banco Bpm del 7,13% e Intesa Sanpaolo del 6,85 per cento. Sono invece andate in controtendenza le azioni di Erg (+0,23%) grazie ai conti e al piano industriale. Ha resistito al rialzo anche Terna (+0,38%), dopo la presentazione del piano di sviluppo, che prevede oltre 21 miliardi di investimenti in 10 anni, preceduta solo da Campari (+0,52%). La giornata è stata particolarmente negativa anche per il comparto dei petroliferi, complice la flessione del greggio sui timori per l'economia: Saipem ha perso il 9,88%, Tenaris l'8,95% ed Eni il 5,6 per cento.
Euro pesante scende sotto 1,06 dollari, petrolio in netto calo
Sul fronte dei cambi, l’euro si è indebolito sul biglietto verde attestandosi a 1,0533 dollari (da 1,0719 dollari di ieri sera), complice l’indicazione dell’istituto Ifo che prevede un pil tedesco del secondo trimestre in calo. La moneta unica passa inoltre di mano a 139,64 yen (da 144,17), mentre il biglietto verde è pari a 132,56 yen (da 134,4). Dopo un tentativo di rimbalzo, ha di nuovo imboccato la strada del ribasso il valore del greggio, risentendo del timore di una recessione: il contratto sul Wti consegna Aprile (contratto ormai in scadenza) perde il 7% attestandosi 66,33 dollari al barile, quello sul Brent del Mare del Nord consegna Maggio scivola del 5,3% a 72,12 dollari al barile. Infine il valore del gas ad Amsterdam (contratto di aprile) cede il 2,9%, attestandosi a 42,9 euro.
BTp, spread balza a 198 punti, rendimenti in calo
Fortissimo calo della curva dei rendimenti europei con i bond della zona euro oggetto di forti acquisti per i timori di un contagio della crisi bancaria Usa verso l'Europa. Il flight-to-quality sta premiando in misura maggiore i titoli di Stato dei Paesi della Core Europe, Bund in testa, ma anche i bond dei cosiddetti Paesi periferici, come l'Italia, vengono trascinati verso il basso dalla corsa all'acquisto di asset più sicuri dopo il crollo delle azioni del Credit Suisse e l'effetto su tutti i listini. In chiusura di giornata il rendimento del Bund decennale scende ancora al 2,11% dal 2,43% dell'ultimo closing mentre il BTp decennale benchmark vede il suo rendimento arretrare al 4,09% dal 4,27% della vigilia. La forza del Bund fa lievitare lo spread a 198 punti in chiusura dai 185 punti base di ieri.
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