Bosch, un miliardo di dollari in Cina per l’automotive cinese
La grande industria tedesca nonostante il rischio di un radicale cambiamento di condizioni per gli stranieri che producono in Cina, continua a scommettere sul Dragone
di Alberto Annicchiarico
2' di lettura
Il nuovo corso muscolare della Cina di Xi Jinping preoccupa mezzo mondo, ma non le imprese tedesche. Il viaggio a Pechino del cancelliere Scholz a novembre (il suo primo), con 12 campioni dell’industria, è stato programmatico. Preceduto da aspre polemiche per l’ok di Berlino all’ingresso del colosso cinese Cosco al 25% nel terminal dei container del porto di Amburgo. La stessa Cosco già azionista di maggioranza dei porti di Zeebrugge in Belgio, del Pireo in Grecia e di Valencia in Spagna e che possiede quote minoritarie in quelli di Rotterdam, Anversa, Bilbao e Vado Ligure.
La Cina, insomma, si è portata avanti sulla logistica nel cuore dell’Europa. Ora arriva la notizia di un maxi investimento da un miliardo di dollari in Cina da parte del primo fornitore mondiale di componenti auto, Robert Bosch. Sarà realizzato un sito nella città di Suzhou (provincia di Jiangsu), a 70 km da Shanghai, dove Bosch - che già impiega 55mila dipendenti in Cina - svilupperà, sottoporrà a test e produrrà componenti per i veicoli elettrici e la guida automatizzata, principalmente per le case cinesi, come ha spiegato la stessa Bosch.
I produttori cinesi di auto elettriche, che hanno già conquistato un quinto delle nuove immatricolazioni in Cina (vuol dire circa 4 milioni) nel 2022, sono gli stessi che puntano a invadere il mercato europeo. Si pensi a brand come BYD, Great Wall, Geely, Nio, Xpeng e la MG, ex marchio britannico dal 2006 di proprietà dei cinesi di Saic Motor (controllata dallo Stato). La grande industria tedesca, quindi, nonostante il rischio di un radicale cambiamento di condizioni per gli stranieri che producono in Cina, continua a scommettere sul Dragone. Del resto anche Volkswagen aveva annunciato a ottobre un investimento da 2,4 miliardi di euro in una partnership con la cinese Horizon Robotics, per sviluppare la guida autonoma in Cina.
Non la pensa così il ceo di Stellantis Carlos Tavares. Stellantis ha scelto di uscire dalla Cina e a luglio ha annunciato la fine della jv con i cinesi di Gac, che produceva Jeep. Una settimana fa, al Ces di Las Vegas, Tavares ha ricordato che con i cinesi in Europa sarà «una lotta terribile». L’invasione è già iniziata, con un numero crescente di modelli dai prezzi più competitivi di quelli prodotti in Europa. A margine del suo intervento Tavares ha spiegato che «la differenza di prezzo tra auto europee e cinesi è significativa, se non ci saranno variazioni alla situazione attuale (ovvero senza politiche adeguate da parte dell’Ue, ndr) i clienti europei della classe media, il cui potere d'acquisto sta diminuendo, acquisteranno sempre di più auto cinesi». Probabilmente equipaggiate da Bosch.
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