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Brindisi, sul porto è guerra con il Comune

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di Vincenzo Rutigliano

2' di lettura

Una guerra sotterranea in corso ma mai dichiarata tra due governance: quella della città e quella del porto. A Brindisi quando tutto dovrebbe spingere ancora di più sul porto, che ha raggiunto buoni risultati con 10 milioni di tonnellate di merci movimentate, si fa strada invece una visione che potrebbe mettere a rischio lo sviluppo dello scalo.

Due i fronti della guerra sotterranea. Il primo è il piano regolatore del porto (Prp) che, approvato dal comitato di gestione, ha ottenuto il parere positivo del ministero, quello della Regione per silenzio assenso, mentre è alle viste quello del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Anche il Comune ha dato il suo parere, obbligatorio e non vincolante, ma lo ha infarcito di prescrizioni che, nel merito, fanno pensare a una sorta di contro pianificazione sul futuro del porto. Tra le prescrizioni, per esempio, vi è la delocalizzazione del deposito Gnl di Edison che ha previsto un investimento di oltre 100 milioni: impianto già autorizzato ad ottobre scorso, su cui, dunque, è impossibile tornare indietro. E poi emerge l’idea - definita un sogno - di delocalizzare tutto l’insediamento della Marina militare nell’area di Capobianco, dopo averne completato la colmata, oppure condizionare lo sviluppo della cantieristica o croceristica (oltre 50 approdi nel 2022) e addirittura del diporto. E ancora i ritardi sui tempi di alcune infrastrutture finanziate, progettate e previste come per la cassa di colmata necessaria ai dragaggi, gli accosti portuali per le navi traghetto e Ro-Ro a Sant’Apollinare: «Tutte ferme – dice Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità portuale Mar Adriatico – perchè nel loro iter operativo hanno trovato un qualche ostacolo che generalmente ha come matrice l’ente locale».

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Altro fronte di scontro sono le cosiddette aree di interazione porto- città, un caso di «sconfinamento nella pianificazione dell’autorità portuale» come lo ha definito Massimiliano Oggiano, capogruppo di opposizione di FdI in consiglio comunale. Il Comune cioè si muove pianificando su aree ora inesistenti e che lo saranno solo se le prevederà il Prp perchè rimangono aree portuali anche quando si tratta di attività semplici come la cantieristica, il diporto, la croceristica. Puntare sul porto significa anche disegnare il futuro della città e un’idea è quella di farne un hub per la transizione energetica con l’arrivo di navi, dal sud del mondo, in grado di rigassificare l’idrogeno importato, come sta facendo la Germania. «Ma anche quando troviamo nuovi traffici troviamo ostacoli come per il deposito Gnl – conclude Patroni Griffi – o allontaniamo aziende come la Falck poi andata a Taranto, sperando di conservare sulle banchine di Capobianco almeno l’assemblaggio delle pale eoliche». Insomma in queste condizioni c’è il rischio che Brindisi passi, nella business community, come inaffidabile.

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