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C’è carenza di beni “indiretti”, un vademecum per mantenerne il controllo

I risultati di un’indagine condotta su 120 responsabili Acquisti sulle difficoltà di reperimento dei materiali per “mainteinance, repair e operations”

di Gianni Rusconi

(AFP)

3' di lettura

Una ricerca condotta su un campione rappresentativo di oltre 120 responsabili uffici acquisti e redatta da Rs Italia in collaborazione con Adaci (Associazione Italiana Acquisti e Supply Management) e l’Università Europea di Roma ha rivelato un approccio ancora poco strutturato da parte di chi quotidianamente opera nell’approvvigionamento di beni indiretti, e quindi materiali necessari per le cosiddette attività di “maintenance, repair and operations”.

L’indagine in questione, titolata esplicitamente “Mantenere il controllo mentre la pressione aumenta”, aveva un obiettivo molto preciso: delineare a favore delle imprese una serie di azioni “consigliate” per affrontare la fase di cambiamento trasversale (anche a livello organizzativo) imposta dal ridisegno delle logiche di scambio su base globale, un cambiamento spinto dalla pandemia prima e dalla situazione geopolitica poi.

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Per assicurare la continuità del business, queste le principali risultanze emerse dallo studio, le aziende sono chiamate a muoversi in un quadro complesso e articolato di fabbisogni e metodologie. Chi ricopre il delicato ruolo di Chief procurement officer ha quindi il compito (difficile) di assicurare il controllo dei costi di acquisto mettendo in campo diverse strategie, che vanno dalla capacità di ottimizzare il numero dei fornitori per semplificare il controllo della spesa ed il monitoraggio delle prestazioni a quella di gestire le informazioni attraverso nuove modalità (e l’ausilio delle tecnologie), dalla digitalizzazione dei processi di comunicazione tra clienti interni e clienti esterni alla maggiore attenzione da prestare al tema della sostenibilità.

L’obiettivo? Portare all’organizzazione vantaggi molteplici, a cominciare dalla riduzione dei costi e dall’incremento dell’efficienza nei flussi d’acquisto grazie a nuove procedure operative. La strada per raggiungere tali traguardi non è ovviamente sgombra di ostacoli. Le decisioni sui fabbisogni dei materiali indiretti, e quindi la base portante delle attività indispensabili a garantire la manutenzione, la riparazione e il corretto funzionamento di attrezzature e macchinari impiegati nel processo produttivo, sono infatti influenzate da una serie di dinamiche estremamente competitive che mettono sotto pressione i responsabili acquisti.

La riduzione dei budget operativi, la necessità di rispondere a nuove esigenze e l’imperativo di razionalizzare la gestione del magazzino rallentano infatti la marcia dei manager del procurement verso la standardizzazione dei processi e si aggiungono a uno stato di generalizzata incertezza che favorisce l’aumento esponenziale degli acquisti al bisogno e in emergenza (il 55% conferma l’invio di richieste spot ai fornitori con medio-alta frequenza), producendo una falsa percezione di controllo della catena degli acquisti.

La razionalizzazione degli acquisti attraverso l’utilizzo di nuove metodologie e strumenti è però solo una delle azioni evidenziate come prioritarie dal campione di manager intervistati per rispondere alla richiesta di fare più con meno e di contribuire allo sviluppo sostenibile dell’impresa per cui lavorano. Migliorare l’integrazione e la comunicazione con tutti i reparti aziendali, per esempio, è un’esigenza che nasce dal fatto che più di un’impresa su quattro (il 28%) non consolida con sistematicità le esigenze e non riduce l’efficienza dei processi di acquisto a causa dell’incapacità di quantificare ex-ante i fabbisogni di materiali indiretti. In generale sono latenti in pressoché tutte le imprese sia un’approfondita pianificazione, sia una radicata sensibilità in merito all’approvvigionamento dei materiali indiretti.

Utilizzare la tecnologia come leva strategica, anche per la formazione del personale dell’ufficio acquisti, è un’altra esigenza sentita. Se il 27,2% delle imprese del campione intende investire nella digitalizzazione di processo (Industry 4.0 e Internet of Things), il 15,1% vorrebbe investire nella digitalizzazione delle relazioni con i fornitori. Ma se l’utilizzo di piattaforme di e-procurement è apprezzato per i vantaggi promessi (migliore controllo dei costi di acquisto, misurazione delle prestazioni attraverso Kpi), il 74% del campione analizzato non adotta al momento cosiddetto Vendor-managed inventory, precludendosi benefici quali la minore complessità di gestione dei processi di procurement e la maggiore produttività.

A completare il vademecum per i responsabili acquisti, due ultime azioni da assumere come punti fermi della strategia e della filosofia aziendale: garantire e misurare la sostenibilità della catena di approvvigionamento in un contesto in continua evoluzione e monitorare ed ottimizzare la rete di fornitura.

Nel primo caso fa ben sperare il fatto che il 22,5% del campione dichiari di monitorare con costanza il consumo di energia rinnovabile della propria azienda, il cui utilizzo costituisce una priorità strategica per oltre un terzo delle imprese intervistate. Nel secondo, è invece indicativo come solo il 35,6% delle aziende affermi di gestire al massimo dieci fornitori MRO, confermando la tendenza che vede la razionalizzazione del numero di provider per l’acquisto di prodotti e servizi a valore aggiunto essere un obiettivo ancora poco perseguito, nonostante il forte interesse dimostrato.


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