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Camere, la corsa a Bicamerali e “delegazioni”: ecco come saranno spartite 36 poltrone

Dall'Antimafia alle banche ancora da completare il puzzle delle Commissioni “non permanenti” nel mezzo di una pioggia di richieste dei partiti per istituire nuovi organismi parlamentari di inchiesta

di Marco Rogari

(foto La Presse)

3' di lettura

Trentasei poltrone ancora da spartire: 18 presidenze e altrettante vicepresidenze. Sono quelle delle commissioni Bicamerali alle quali ambiscono molti parlamentari della maggioranza (ma anche delle opposizioni) rimasti esclusi in autunno dalla convulsa partita sui posti di governo e sottogoverno, oltre che sulla guida delle Commissioni permanenti. Ma di fatto si sale ancora, considerando anche la guida di tutte e cinque delegazioni parlamentari italiane alle assemblee internazionali: dalla Nato all’Osce.

Un risiko complesso. E forse anche per questo il puzzle non è stato ancora completato, malgrado l’appello a fare presto lanciato dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e una prima intesa di massima raggiunta nelle scorse settimane nel centrodestra. Che però stenta ad arrivare a un accordo definitivo. Lo schema di partenza per gli scranni da presidente poggia su un “7-4-4-2”, con FdI a fare la parte del leone, Lega e FI a pari merito, due caselle ai centristi e un potenziale jolly da offrire all'opposizione. Che in ogni caso, dopo il Copasir guidato dal dem Lorenzo Guerini, dovrebbe mantenere la presidenza della Commissione di vigilanza Rai.

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Il nodo della presidenza della Vigilanza Rai

Nonostante stia per aprire la fase delle nomine nelle partecipate pubbliche, Rai compresa, la Commissione parlamentare di Vigilanza è ancora al palo. A Montecitorio viene dato per probabile l’approdo alla presidenza del Cinque stelle Stefano Patuanelli, ma c’è ancora chi ipotizza che alla fine possa la possa spuntare un parlamentare del Terzo polo. In ogni caso la poltrona da vicepresidente dovrebbe spettare a un esponente di FdI.

Per ora concesso l’ok solo a due Commissioni d'inchiesta: pioggia di richieste dai partiti

In un Parlamento che per la prima volta si presenta a ranghi ridotti rispetto al passato (solo 400 deputati e 200 senatori), quasi paradossalmente i partiti spingono sull’acceleratore per moltiplicare le commissioni d’inchiesta. Sono oltre 60 le proposte depositate nei due rami del Parlamento: dal Covid e dal femminicidio fino a quelle sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e sull’omicidio di David Rossi e Angelo Vassallo. Non mancano di richieste di indagare sui cambiamenti climatici, sul degrado delle periferie o sulla violenza sportiva. A tutto il 7 marzo, le Camere hanno dato l’ok a sole due commissioni d’inchiesta: l’Antimafia, che dovrebbe essere presieduta da un esponente di FdI, e quella sul femminicidio.

Il pallino in mano al partito della premier

Il partito di Giorgia Meloni, oltre che all’Antimafia, la potrebbe spuntare su altre dodici caselle, compresa la vicepresidenza della Vigilanza Rai: Cassa depositi e prestiti, Schengen, Infanzia, Semplificazione, Femminicidio, Forteto, Insularità, alle quali si aggiungerebbe la guida della delegazione parlamentari presso il Consiglio d'Europa e di quelle presso l’Ince, il Mediterraneo e la Nato. Alla Lega potrebbero toccare le presidenze delle commissioni sul Federalismo fiscale, sugli Enti gestori di previdenza, sul Ciclo rifiuti e la “delegazione Osce”. Per Forza Italia potrebbe invece aprirsi la strada per quelle sulle Banche, sulle Questioni regionali, sull’Anagrafe tributaria, e su una Bicamerale ancora da individuare, che potrebbe essere quella sull’Insularità. A “Noi moderati” dovrebbero toccare due presidenze: una potrebbe essere quella della “delegazione Nato”, che potrebbe essere affidata al segretario Udc, Lorenzo Cesa.

I nodi Femminicidio e Infanzia

Da giorni nei corridoi di Montecitorio circola la voce che alle opposizioni, e in particolare al Pd, potrebbe essere riservata la guida della commissione d’inchiesta sul Femminicidio, ma non si esclude che con la vittoria di Elly Schlein alle primarie per la segreteria dem, in extremis possa esserci qualche sorpresa. Così come per la presidenza della commissione sull’Infanzia. In questo caso, i nodi da sciogliere sono tutti interni alla maggioranza. In corsa per lo scranno più alto ci sarebbe l’animalista Michela Vittoria Brambilla, già ministro del Turismo ed ex deputata azzurra, eletta alle ultime politiche come “indipendente” in un collegio blindato garantito da FdI ai centristi. Un nome che però non sembra convincere tutti nel centrodestra.

Le vicepresidenze e le delegazioni agli organismi internazionali

Come detto, da spartire ci sarebbero le vicepresidenze e almeno 16 sarebbero sicure per la maggioranza. Sulla base della prima intesa di massima raggiunta nel centrodestra 8 toccherebbero a FdI e, tra queste, oltre alla Vigilanza Rai ci sarebbero Federalismo fiscale, Ciclo rifiuti, Banche e Femminicidio. Al partito di Matteo Salvini ne potrebbero spettare cinque al Carroccio: Schengen, Semplificazione, Cdp, Anagrafe tributaria e forse le Questioni regionali. A Forza Italia ne andrebbero invece quattro, tra cui Antimafia, Infanzia ed Enti gestori di presidenza. Quasi definito appare il mosaico delle presidenze delle cinque delegazioni parlamentari italiane presso le Assemblee internazionali, dalla Nato all’Osce. Il partito di Giorgia Meloni incasserebbe la guida del Consiglio d’Europa, quella dell’Ince e dell’Unione per il Mediterraneo. La Lega sarebbe in pole position per l’Osce e i centristi la spunterebbero per la Nato.

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