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Case green, l’Italia chiede flessibilità alla Ue. Quali sono le prossime tappe

Via libera dell’Aula della Camera alla mozione di maggioranza che di fatto chiude la porta alla proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia, la cosiddetta normativa sulle ’Case green’.

di Andrea Gagliardi

3' di lettura

Via libera dell’Aula della Camera alla mozione di maggioranza che chiude la porta alla proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia, la cosiddetta normativa sulle ’Case green’. Il testo approvato a Montecitorio con i soli voti del centrodestra impegna il governo «ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti istituzioni europee al fine di scongiurare l’introduzione della disciplina» sulle case green, «nell’ottica di tutelare le peculiarità dell’Italia e, dunque, garantire al nostro Paese la necessaria flessibilità per raggiungere obiettivi di risparmio energetico più confacenti alle proprie caratteristiche». Il testo di maggioranza è passato con 167 voti a favore e 123 contrari. Tutti bocciati, invece, i restanti documenti presentati singolarmente da ciascun partito dell’opposizione. Su richiesta di Stefano Candiani (Lega), l’Aula ha concordato sull’invio del testo approvato (che ha ricevuto il plauso di Confedilizia) alle Istituzioni Ue.

Molinari: bene ok mozione Lega contro follia Ue

«La casa degli italiani è sacra e non può essere l’Europa a cambiare le regole. L’approvazione della mozione presentata dalla Lega che impegna il governo a scongiurare l’entrata in vigore dell’assurda direttiva case green nell’ambito della Fit for 55, è un primo passo importante. Occorre infatti tener conto della peculiarità del patrimonio edilizio italiano. La Lega farà di tutto perché Bruxelles sia più flessibile su questo tema e non trasformi il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico in una mannaia per milioni di italiani» ha dichiarato il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari primo firmatario della mozione.

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La protesta del centrosinistra

Il voto ha scatenato però la protesta del centrosinistra. «La maggioranza e il governo hanno votato contro la nostra mozione che avrebbe portato l’Italia più forte sul tavolo europeo», ha detto Matteo Richetti, capogruppo del Terzo Polo. Angelo Bonelli di Avs lo definisce come un «no alla modernizzazione e alle speranze delle generazioni che verranno». E per Enrico Cappelletti (M5S) l’approvazione di maggioranza «mette a rischio il processo virtuoso nell’ambito della riqualificazione energetica degli edifici e della riduzione dei consumi energetici costruito in Europa e nel nostro Paese».

Cosa prevede la direttiva Ue e cosa succederà

L'ultimo testo della direttiva Ue è stato approvato il 9 febbraio dalla commissione Industria del Parlamento Ue che dovrà essere votato in plenaria nella settimana del 13 marzo. Solo col via libera della plenaria può iniziare il negoziato col Consiglio. Rispetto alla proposta della Commissione, il Parlamento Ue è stato più ambizioso, fissando tre obiettivi in termini energetici per gli immobili residenziali: il primo è il raggiungimento della classe E entro il primo gennaio 2030, mentre il secondo è la classe D entro il primo gennaio 2033, allo scopo di arrivare a zero emissioni per l'intero settore edilizio nel 2050.

Eccezioni e agevolazioni

Viene però confermato l’impianto di eccezioni già previsto nelle versioni precedenti. Quindi, i Paesi membri potranno decidere di escludere: gli edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, le seconde case, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri. Inoltre, i Paesi membri potranno formulare una richiesta motivata alla Commissione di adattare gli obiettivi da raggiungere per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. Accanto a questo, ci sono le agevolazioni. Secondo un nuovo paragrafo aggiunto alla direttiva, gli Stati membri dovranno garantire un supporto finanziario adeguato e apposite salvaguardie sociali per raggiungere i target della nuova Epbd.

Attuazione della direttiva lasciata agli Stati membri

Forse la cosa più importante è che l’attuazione di questa direttiva spetterà agli Stati membri. Sarà responsabilità del governo italiano attuarla, attraverso un piano nazionale per le ristrutturazioni. Possono decidere quali edifici esentare dai requisiti: c’è molta flessibilità per gli Stati membri su come fissare gli obiettivi e come raggiungerli». Inoltre, sarà concessa una deroga valida almeno fino al 2037 e che potrà coprire fino al 22% dell'edilizia residenziale (che in Italia consiste in 2,6 milioni di fabbricati). Sarà la versione del testo definitiva, poi, a specificare le diverse casistiche.


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