Caso Airbus, i dazi Usa si basano sulle norme internazionali della Wto
Le tariffe in arrivo sui beni Ue hanno natura diversa da quelli applicati su acciaio e alluminio e da quelli minacciati sulle auto
di Claudio Dordi*
3' di lettura
Con l’amministrazione Trump, i dazi doganali sono tornati a essere strumento importante della politica commerciale statunitense. Finora hanno colpito specifici prodotti in modo generalizzato (alluminio e acciaio originari da qualsiasi Paese, salvo alcune eccezioni) e diversi beni importati dalla Cina. Poi c’è la minaccia di applicare dazi su specifiche importazioni di altri Paesi (ad esempio, sulle auto Ue). In tutti questi casi, gli Usa si muovono unilaterlamente e al confine del sistema di norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc, Wto nell’acronimo in inglese) e in qualche caso oltre. Diversi, invece, sono gli incrementi tariffari all’importazione di specifici prodotti Ue, autorizzati da una decisione arbitrale dell’Omc.
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Il “protezionismo controllato”
Ogni Stato membro dell’Omc, si è impegnato a non applicare dazi doganali sui beni importati superiori a certi valori, risultanti da accordi conclusi al termine di sette tornate negoziali iniziate sin dal primo dopoguerra.
In conformità al principio di non discriminazione, non è possibile, in generale, applicare dazi differenti su prodotti simili, originari da diversi Paesi membri dell’Omc. Sono però previste numerose eccezioni, raggruppabili, in due categorie, che consentono una sorta di “protezionismo controllato”, vale a dire interno alle norme dell’Omc.
La prima categoria è rappresentata dalle tre differenti “misure di difesa commerciale”: misure antidumping, antisovvenzioni e misure di salvaguardia, applicabili al termine di inchieste e procedute regolamentate dal sistema di norme dell’Omc.
La seconda categoria riguarda invece le misure necessarie a proteggere specifici interessi meritevoli di tutela, quali la salute delle persone e l’ambiente, e la tutela della sicurezza nazionale (ad esempio: embarghi commerciali in seguito a risoluzioni delle Nazioni Unite). Anche questa categoria consente l’applicazione di misure protettive solo quando siano giustificate dalle norme dell’Omc. A differenza della prima senza, tuttavia, non c’è la necessità di procedere a specifiche inchieste.
I dazi Usa su alluminio e acciaio e quelli contro la Cina
I dazi su alluminio e acciaio rientrano in questa seconda categoria: gli Usa li ritengono utili alla protezione della sicurezza nazionale. Misure di questo genere sollevano, spesso, controversie di fronte all’Omc, proprio per la difficoltà di identificare un’interpretazione condivisa del concetto di “sicurezza nazionale”. E infatti, numerosi Stati hanno iniziato procedure di fronte all’Organo di Soluzione delle Controversie dell’Omc contestando i dazi su acciaio e alluminio.
Ancora più controverse sono le misure applicate nei confronti della Cina, sprovviste, secondo molti osservatori, di qualsiasi fondamento nelle norme dell’Omc.
Il caso Airbus
I dazi annunciati dagli Stati Uniti nel quadro del caso Airbus hanno una natura completamente differente. Si tratta di misure autorizzate da un arbitrato istituito in seguito a uno specifico accordo intercorso fra le due potenze commerciali, che danno la facoltà agli Stati Uniti di imporre dazi aggiuntivi fino a 7,5 miliardi di dollari nei confronti delle importazioni dalla Ue, a conclusione di una controversia iniziata nel 2004.
La questione si fonda su una precedente decisione dell’Organo di Soluzione delle Controversie della stessa organizzazione che, nel 2011, aveva giudicato i sussidi erogati da quattro membri della Ue ad Airbus illegittimi in base all’accordo sui sussidi e le misure compensative dell’Omc. La controversia, poi, si è estesa, alle misure adottate dalla Ue già nel 2011 per adempiere alla decisione in questione, ritenute inadatte dagli Stati Uniti, risolta a favore di questi ultimi solo nel maggio 2018.
L’arbitrato doveva pronunciarsi, in pratica, sulla congruità delle “sanzioni” proposte dagli Stati Uniti per la mancata attuazione, da parte della Ue, della decisione del 2011.
Nel sistema Omc le contromisure commerciali possono essere autorizzate solo dopo che uno Stato abbia mancato di adottare le misure necessarie per adempiere a una decisione definitiva dell’Organo di soluzione delle controversie. Una volta che l’Omc approverà, entro pochi giorni, la decisione arbitrale, gli Stati Uniti potranno procedere all’attuazione delle misure, fatto salvo qualsiasi accordo successivo fra le parti.
Che lezione trarne?
Si tratta di dazi che, se applicati, dimostrano la forza delle procedure dell’Omc e, in particolare, proprio di quell’organo di soluzione delle controversie, fortemente osteggiato dalla Presidenza statunitense. I lunghi tempi per arrivare alla soluzione delle controversie riflettono, probabilmente, uno dei principali problemi del sistema; in questo caso, tuttavia, il ritardo può, in parte, giustificarsi dalla pendenza di una simile decisione su una controversia aperta dalla Ue nei confronti di sussidi erogati dagli Stati Uniti a favore di Boeing, e nel tentativo di favorire una soluzione negoziata.
In ogni caso, la storia della cooperazione economica internazionale del dopoguerra è caratterizzata da pazienti e lunghi negoziati miranti alla costruzione di istituzioni sì imperfette, forse lente, dotate di procedure complicate e farraginose, ma che hanno posto al centro dell’attenzione il rispetto di norme condivise e accettate da quasi tutta la comunità internazionale. L’alternativa, è la legge del più forte.
(*Professore associato di diritto internazionale all’Università Bocconi)
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