Caso Airbus, Wto pronta a riconoscere i dazi Usa per 7,5 miliardi di dollari di export Ue
È una cifra record quella che gli Stati Uniti potranno esigere dall’Europa a colpi di dazi. La World Trade Organization si prepara a riconoscere a Washington la possibilità di imporre tariffe per 7,5 miliardi di dollari di export europeo, come sanzione per i sussidi ricevuti negli anni da Airbus
di Gianluca Di Donfrancesco
3' di lettura
È una cifra record quella che gli Stati Uniti potranno esigere dall’Europa a colpi di dazi. La World Trade Organization si prepara a riconoscere a Washington la possibilità di imporre tariffe per 7,5 miliardi di dollari di export europeo, come sanzione per i sussidi ricevuti negli anni da Airbus. Washington chiedeva 11,2 miliardi di dollari. L’organismo per la soluzione delle dispute, il tribunale della Wto, si è riunito il 30 settembre per discutere la questione, ma senza comunicare la decisione. È l’ultimo tassello che manca: una volta arrivato, le tariffe potrebbero scattare in pochi giorni.
È il capitolo quasi conclusivo della faida dei cieli, quella tra il costruttore statunitense Boeing e il consorzio europeo Airbus. Una lite in due fasi sovrapposte: la prima sulla legittimità degli aiuti pubblici concessi da Bruxelles e Washington ai rispettivi campioni dell’aviazione civile. Su questo fronte, in due controversie parallele avviate nel 2004, la Wto ha stabilito che entrambi i gruppi hanno ricevuto miliardi di dollari di aiuti illeciti a danno del concorrente. Ci sono volute migliaia di pagine di verdetti e circa 100 milioni di dollari di spese legali.
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Il secondo terreno di scontro si gioca invece sull’ammontare di quei sussidi e soprattutto sull’entità dei dazi che possono essere imposti come sanzione.
A maggio dello scorso anno, il tribunale della Wto ha accolto il reclamo di Boeing su circa 20 miliardi di dollari di sussidi per la costruzione degli A350 e A380, affermando che la Ue non ha rispettato l’ordine impartito in passato (nel 2011 e ancora nel 2016) a cancellare le erogazioni e farsi carico dei danni causati alla concorrenza. A marzo del 2019, i giudici si sono espressi invece contro gli Usa, a loro volta condannati per non aver rispettato le decisioni della Wto su aiuti erogati a Boeing.
Tanto Washington che Bruxelles hanno minacciato ritorsioni a colpi di dazi. Per primi scatteranno quelli Usa, mentre la Ue dovrà aspettare ancora diversi mesi per avere luce verde: la decisione della Wto è attesa per la prima metà del 2020.
Gli Stati Uniti avevano minacciato tariffe del 100% su 20 miliardi di dollari di prodotti importati dalla Ue, poi sono scesi a 11,2 nella richiesta formale alla Wto. I beni da colpire saranno scelti da un elenco di bersagli potenziali che vale in tutto 25 miliardi di dollari. Per la gran parte, si tratta di aerei e componentistica realizzati nei quattro Paesi che fanno parte del consorzio Airbus: Regno Unito, Francia, Germania e Spagna. Nell’elenco compaiono, tuttavia, anche prodotti alimentari e beni di lusso, soprattutto francesi. Nel mirino ci sono per esempio i marchi del conglomerato Lvmh (Louis Vuitton, Moet et Chandon, Hennessy). Ci sono poi vini e formaggi provenienti da altri Paesi europei, che non partecipano ad Airbus, a cominciare dall’Italia.
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La Ue, a sua volta, è pronta a imporre dazi su 12 miliardi di dollari di import dagli Usa. I beni da colpire sono elencati in una lista che vale circa 20 miliardi di dollari.
Per evitare tutto questo, Bruxelles ha a lungo proposto a Washington una soluzione negoziata, con l’obiettivo di arrivare a una disciplina concordata dei sussidi erogati all’aviazione civile, attraverso un trattato bilaterale.
Le fasi conclusive della faida dei cieli cadono nel mezzo delle tensioni commerciali che stanno inasprendo i rapporti tra Stati Uniti ed Europa. L’anno scorso, Washington ha imposto dazi su acciaio e alluminio importati dall’Europa (che ha risposto imponendo contro tariffe su 3,2 miliardi di dollari - 2,8 miliardi di euro - di beni importati dagli Usa) e la Casa Bianca minaccia di fare altrettanto su auto e componentistica. Con la Ue che ha già pronta una lista da 20 miliardi di euro di prodotti Usa su cui rivalersi.
A questi fronti, di recente, se ne è aggiunto un altro, con la minaccia del presidente Donald Trump di rispondere a colpi di balzelli alla tassa varata dalla Francia sui ricavi dei giganti delle nuove tecnologie (come Google, Facebook, Amazon e Apple).
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