Castrazione chimica, depositato il ddl della Lega: anche obbligatoria. Fi si smarca
Il disegno di legge sulla castrazione chimica rilanciato dalla Lega è stato depositato al Senato a prima firma di Mara Bizzotto, vicepresidente vicaria del gruppo e sottoscritto dagli altri senatori. Formato da un solo articolo, prevede che il trattamento farmacologico possa essere su base volontaria o coattiva
di Andrea Gagliardi
I punti chiave
3' di lettura
Nel giorno in cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni va al Parco Verde di Caivano per dare un segnale dopo gli episodi di violenza, la Lega rilancia la castrazione chimica. «I tempi sono maturi per passare dalle parole ai fatti». È con questa frase che il partito di Matteo Salvini assicura che si andrà avanti. Il disegno di legge è stato depositato al Senato a prima firma di Mara Bizzotto, vicepresidente vicaria del gruppo e sottoscritto dagli altri senatori e ha tre obiettivi: «sicurezza delle donne, prevenzione di nuovi reati e cura dei soggetti che, dichiarati pericolosi dai giudici, si sottopongano a un percorso». Il partito del vicepremier Salvini ci tiene a precisare che il ddl è «a disposizione delle forze politiche di buonsenso e che non è prevista alcuna violazione dei diritti delle persone. La castrazione chimica si applicherà sotto controllo medico ed è già in vigore in tredici Paesi europei, fra cui Francia e Germania». Così una nota della Lega
La presa di distanza di Forza Italia
Immediata però la reazione di Forza Italia che prende le distanze. «Non credo che la castrazione chimica sia una soluzione. Non è nell’agenda del governo. Agire sul corpo di una persona non è la soluzione giusta, io sono contrario anche alla pena di morte». Così il leader di Fi Antonio Tajani, che aggiunge: «Dobbiamo essere fermi sul femminicidio. Presenteremo una proposta di legge di Fi già pronta che prevede anche un’app per tutte le donne, uno strumento d’emergenza che si attiva solo toccando il proprio telefono. Deciso anche il no di Rita Dalla Chiesa (Fi): «Se introduce la castrazione chimica lo Stato fallisce. Uno Stato non può intervenire sul corpo di un individuo, nel modo più assoluto». Netta l’opposizione del Pd con la capogruppo alla Camera Chiara Braga, che dai microfoni di Radio Immagina sottolinea come la castrazione chimica «non sia la risposta» e che «i dati dicono che la maggioranza delle violenze si consuma in casa, tra i propri affetti».
Castrazione volontaria o obbligatoria
Formato da un solo articolo, prevede che il trattamento farmacologico (definito tecnicamente di “blocco androgenico totale” a base di farmaci dell’ormone di rilascio dell’ormone luteinizzante) possa essere su base volontaria o coattiva. Nel primo caso, può essere richiesto dai condannati per stupro e per violenza sessuale. E prevede, in precedenza, una valutazione, da parte del giudice, della pericolosità sociale e della personalità del condannato e dei suoi rapporti con la vittima. La castrazione chimica coattiva è disposta dal giudice invece se il condannato per gli stessi reati viene dichiarato incapace di intendere e di volere, dopo una perizia psichiatrica. Il trattamento inoltre dovrebbe rientrare in un programma di recupero psicoterapeutico, di cui si occupa l’amministrazione penitenziaria.
Misura temporanea
Nella relazione illustrativa di legge che la «privazione androgenica risulta efficace dopo sei mesi dal suo inizio e si ha un ritorno alla normalità sei mesi dopo la sua sospensione. Può essere somministrata per via intramuscolare una volta ogni tre mesi e con nuovi farmaci anche ogni sei mesi. La terapia va eseguita per almeno tre anni e supportata con psicoterapia, che va perseguita anche per un periodo successivo alla sospensione per monitorare il ritorno dell’individuo ad un comportamento normale». Il trattamento farmacologico viene definito «una misura nel contempo deterrente, preventiva e risolutiva»
Strutture sanitarie da definire con decreto
All’ultimo comma si prevede infine che il ministro della Giustizia, di concerto con il ministro della Salute, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, con proprio decreto definisca i metodi di applicazione e le strutture sanitarie pubbliche in cui eseguire il trattamento farmacologico. Per cominciare il suo iter, il testo dovrebbe essere assegnato alla commissione Giustizia, presieduta da Giulia Bongiorno, anche lei della Lega. Altra ipotesi potrebbe essere, secondo quanto si apprende, che il ddl sulla castrazione chimica si trasformi in un emendamento al ddl Nordio.
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