Che cos’è Gryphon e perché preoccupa
A preoccupare i virologi è più il contesto nel quale il Covid sta circolando in Cina piuttosto che la presunta aggressività dell’ennesima variante del virus, Gryphon
di Filomena Greco
I punti chiave
2' di lettura
A preoccupare i virologi è più il contesto nel quale il Covid sta circolando in Cina piuttosto che la presunta aggressività dell’ennesima variante del virus, Gryphon. «Si tratta di una forma ricombinante di due sottovarianti di Omicron 2 – spiega Massimo Ciccozzi, docente di Epidemiologia al Campus Biomedico di Roma – e niente ci fa pensare che sia più cattiva delle varianti in circolazione».
Giovanni Di Perri, immunologo e direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Università di Torino, parla di «panorami epidemiologici asimmetrici» per spiegare come la situazione della Cina, da un lato, e quella dell’Europa e dell’Italia, dall’altro, siano profondamente diverse: «Nel mondo occidentale – spiega – abbiamo fatto campagne di vaccinazione molto ampie, usando i migliori vaccini in circolazione.
I numeri del virus nel 2022 sono stati spaventosi a fronte però di una situazione di generale protezione della popolazione». In Cina invece la politica “zero Covid” perseguita fino al mese in corso, accanto alla scarsa diffusione dei vaccini, peraltro poco efficaci, «hanno reso di fatto le condizioni di circolazione del virus molto diverse dalle nostre, con effetti gravi sui pazienti» sottolinea Di Perri.
Il problema dell’alta circolazione del virus
L’alta circolazione del virus, certo, preoccupa perché favorisce l’insorgere di potenziali nuovi varianti della malattia, ma non ci sono al momento indicatori sufficienti per sostenere che Gryphon possa essere più letale degli altri ceppi. «Nulla ci fa pensare – spiega Di Perri – che il virus abbia deviato dal suo percorso quasi naturale, diventare meno aggressivo e più virulento. Ritengo non sarà così grave l’impatto della nuova variante che arriva dalla Cina.
Credo che le varianti del virus più cattive, a cominciare da Delta, siano ormai alle spalle, si sono sviluppate all’inizio della storia del virus, peraltro in condizioni diverse da quelle attuali». Quello che potrebbe accadere in futuro, spiega Ciccozzi, è che le nuove varianti possano eludere con maggiore successo la protezione vaccinale, «ma stanno già nascendo nuove versioni di vaccini polivalenti, in grado cioé di offrire coperture più ampie» spiega Ciccozzi.
Il tema centrale, dunque, resta quello delle ricadute mediche del virus e dei rischi collegati all’insorgere di nuove varianti. Su questo la maggioranza dei virologi è d’accordo: la malattia, nei Paesi che hanno fatto ampie campagne di vaccinazione e dove il virus ha comunque continuato a circolare, provoca effetti meno gravi ed è destinata a diventare endemica. Senza dimenticare un altro aspetto, la grande efficacia dei farmaci virali. Due restano gli strumenti essenziali per la gestione del virus: non mollare sulla campagna di vaccinazioni e richiami e mantenere alta l’attenzione sul sequenziamento. «Per questo il ministro Schillaci ha fatto benissimo a intervenire in fretta con tamponi e sequenziamento, dovrebbero farlo tutti i Paesi» conclude Ciccozzi.
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