«Ci state trascinando in guerra»: l’attacco di Conte a Meloni per colpire Schlein
Il leader del M5s marca il territorio a sinistra sull’Ucraina e sui temi ecologici, ma Schlein non raccoglie la sfida e tiene la barra dritta sull’atlantismo. Il redde rationem solo dopo le europee del 2024
di Emilia Patta
I punti chiave
3' di lettura
«leri in Senato lei ha detto che sulle armi ci mette la faccia, noi prendiamo atto del suo appoggio alle lobby delle armi, lei la faccia ce la mette ma è una faccia di bronzo... ci state trascinando di gran carriera in guerra, e laddove l’esito è l’uso dell’arma atomica non possono esserci vincitori. Non possiamo sostenere l’invio di ulteriori aiuti militari e dobbiamo uscire dall’equivoco che questo sia l’unico modo per arrivare alla pace».
J’accuse di Conte: ci state trascinando in guerra
Come arrivare concretamente alla pace e come evitare che senza aiuto militare da parte dell’Occidente l’Ucraina sia costretta alla resa al dittatore Putin Giuseppe Conte non lo dice. E questa non è una novità. Né è una novità la reiterata richiesta di stop all’invio di armi alla resistenza ucraina. Quello che va sottolineato nell’atteso discorso del presidente del M5s alla Camera in occasione delle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue del 23 e 24 marzo è semmai il destinatario dell’invettiva: Meloni, appunto, apostrofata fino a sfiorare la maleducazione («faccia di bronzo»), e solo lei e il suo governo.
Attacco a Meloni per colpire Schlein che non raccoglie la sfida
Un modo di parlare a “nuora” perché “suocera” intenda. Ma la “suocera”, ossia la neo segretaria del Pd Elly Schlein, non cade nella trappola e sul delicato tema della guerra e della pace ai confini dell’Europa lascia parlare una rappresentante della minoranza bonacciniana, Marianna Madia, così come in Senato aveva lasciato parlare Alessandro Alfieri, portavoce della minoranza di Base riformista. Un modo per non mettere la faccia sulla ribadita posizione filoatlantica e pro Ucraina del Pd, forse, da parte di una segretaria che ha nel suo curriculum una lunga militanza movimentista e di vicinanza alle piazze, anche quelle pacifiste. Ma un modo, soprattutto, per non cadere nella trappola di Conte togliendogli la possibilità di un duello personale su temi tanto delicati e in parte divisivi a sinistra.
Perché anche il Pd di Schlein non può scartare sull’Ucraina
Sono molte le ragioni per cui Schlein, nonostante i timori iniziali dei riformisti dem, ha mantenuto dritta la barra sulla guerra della Russia contro l’Ucraina impressa un anno fa dal suo predecessore Enrico Letta: innanzitutto la maggioranza degli elettori del Pd, a differenza degli elettori di altri partiti, è fortemente anti Putin secondo tutti i sondaggi. Inoltre la questione Ucraina è ben attenzionata dal Colle, e Schlein ha già avuto modo di verificarlo nei suoi colloqui con Sergio Mattarella. Senza contare il fatto che un cambio di linea sulla politica internazionale porterebbe a una probabile scissione da parte della minoranza di Base riformista che ha in Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa e presidente del Copasir, il suo punto di riferimento.
No alle armi e al termovalorizzatore: Conte incalza i dem
Per questi motivi Conte ha deciso di insistere proprio sul no alle armi a Kiev per marcare la sua differenza dal Pd schleiniano, visto che su molti altri temi - dal salario minimo al lavoro precario fino ai temi ecologici - la convergenza a sinistra con il nuovo Pd è nei fatti. «Noi abbiamo posizioni chiare, non improvvisate, le portiamo avanti da tempo e in modo lineare. Se poi non c’è convergenza su alcuni punti per noi fondamentali come il no al riarmo vorrà dire che evidentemente c’è ancora da lavorare...», dice non a caso Conte al termine del dibattito a Montecitorio.
Aperta concorrenza sui temi sociali e del lavoro e sfida ostile sull’Ucraina è d’altra parte la linea nei confronti del Pd che Conte ha consegnato ai suoi. Ucraina, ma non solo. Il M5s continuerà a incalzare il Pd anche sul termovalizzatore di Roma voluto dal sindaco dem Roberto Gualtieri, tema su cui Schlein ha delle perplessità ma che non può almeno al momento abiurare per evidenti ragioni di pace interna.
L’appuntamento per tutti: Europee del 2024
La dead line resta la scadenza delle europee del 2024, dove i partiti si confronteranno con il sistema proporzionale: solo dopo comincerà davvero il lavoro per costruire l’alleanza alternativa al centrodestra, e chi tra Conte e Schlein arriverà primo avrà più filo da tessere sul programma. Sperando che nel frattempo la guerra alle porte dell’Europa sia finita.
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