Collaborare con la catena di fornitura per una Supply Chain sostenibile
La condivisione di obiettivi comuni sensibilizza anche sulle aspettative in termini di impegni da assumere nella tutela e promozione dei diritti umani
di Paolo Mondo *
3' di lettura
Come si può sviluppare una Supply Chain sostenibile? Gestire in modo sostenibile la catena di fornitura significa preoccuparsi degli impatti ambientali, etico-sociali ed economico-finanziari e incoraggiare le pratiche di buona governance attraverso l’intero ciclo di vita di beni e servizi al fine di accrescerne il valore sociale, ambientale ed economico a lungo termine sul mercato per tutti gli stakeholder coinvolti.
Le nuove norme comunitarie sono rivolte alle imprese con oltre 500 dipendenti, con successiva estensione a quelle con più di 250 dipendenti, coinvolgendo le attività delle società, delle controllate e delle loro value chain. Tre gli obiettivi fondamentali: lavoro dignitoso; adeguati standard di vita e benessere di consumatori e utilizzatori; comunità sostenibili e inclusive.
Si richiede alle aziende di:
1) integrare la due diligence nelle politiche aziendali;
2) individuare, prevenire, eliminare o mitigare gli effetti negativi sui diritti umani e sull’ambiente;
3) monitorare l’efficacia delle politiche e delle misure della due diligence;
4) rendere conto pubblicamente di quanto attuato;
5) disporre di un piano per garantire che la loro strategia sia compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 °C, in linea con l’Accordo di Parigi;
6) coinvolgere gli amministratori dell’impresa che sono chiamati a istituire e controllare l’attuazione della due diligence e a integrarla nella strategia aziendale, legando la loro remunerazione alla realizzazione del piano aziendale e alla lotta al cambiamento climatico.
Il coinvolgimento e la cooperazione con i fornitori negli obiettivi di sostenibilità dell’azienda è elemento chiave. La condivisione degli obiettivi comuni sensibilizza i fornitori sulle aspettative dell’azienda in termini di impegni da assumere nella tutela e promozione dei diritti umani e sugli impatti delle attività dell’impresa sull’ambiente, anche integrando tali elementi all’interno della documentazione che regola il rapporto tra le parti (contratto, codice di condotta, etc.).
La mappatura della supply chain, con la valutazione dei rischi e degli impatti soprattutto nelle aree con le maggiori esternalità negative reali e potenziali sulle persone, sull’ambiente e sulla governance, è prioritaria per agire in modo coerente e per declinare aspettative e obiettivi di sostenibilità a seconda del grado di maturità del fornitore. È un’azione collettiva, con il supporto di piattaforme di valutazione dei fornitori condivise e tool di misurazione trasversali.
Una dimensione importante è quella sociale, sottolineando il ruolo che le imprese con grande potere di acquisto/investimento possono giocare nel generare un impatto sulle comunità e i territori. Molte aziende prevedono un rigoroso processo di selezione (“qualifica”) e monitoraggio dei fornitori attraverso questionari, auto-valutazioni, interviste e audit on site, che valutano il fornitore all’ingresso e in itinere.
La valutazione delle performance dei fornitori permette all’azienda, da un lato, di prevedere incentivi e premialità per i fornitori “più sostenibili” nella logica di un miglioramento continuo; dall’altro di supportare i fornitori nell’identificare e nell’affrontare situazioni o aree critiche in cui si registrano performance meno soddisfacenti, collaborando con altre aziende o organizzazioni per sensibilizzare e formare i fornitori sui temi della sostenibilità, così come su competenze manageriali.
Inclusività e partecipazione sono importanti sia nelle fasi di qualifica sia di gara. Spesso i fornitori sono piccole e medie imprese, e proprio in riferimento a questo target le grandi aziende sono chiamate anche a implementare programmi di sensibilizzazione, supporto e formazione sulla sostenibilità, creando consapevolezza e cultura su queste tematiche. Sono azioni condotte in una prospettiva di continuo miglioramento per i fornitori, e sono volte allo sviluppo di competenze, alla capacità di innovare e alla solidità finanziaria, fattori necessari per aumentare la resilienza e la sostenibilità del business ed essere ancora più competitivi nei mercati internazionali.
Questo ruolo delle grandi imprese deve essere concepito nella logica secondo cui tutti gli attori economici, a prescindere dalla propria dimensione, possono portare un contributo alla sostenibilità complessiva del Paese e del Pianeta. L’accompagnamento da parte delle grandi imprese nel percorso di sostenibilità delle più piccole, attraverso workshop, questionari, gruppi di lavoro anche con il supporto di terze parti, si inquadra in un’ottica win-win: le grandi imprese possono contare su fornitori già avanzati, più strutturati, affidabili e quindi più competitivi, mentre le piccole e medie possono beneficiare di risorse economiche e di apprendimento customizzate che permetteranno loro di supplire all’assenza, all’interno dell'azienda, delle funzioni dedicate e delle competenze necessarie.
* Senior Executive Advisor - NTTData
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