Colle, aut aut di Berlusconi. Ma i centristi si smarcano
Chi ha parlato con l'anziano leader lo ha trovato molto determinato, e per nulla intenzionato a quel beau geste in favore di una soluzione condivisa che pure auspicano tutti i suoi alleati
di Emilia Patta
3' di lettura
«Forza Italia non si sente vincolata a sostenere alcun governo senza Draghi a Palazzo Chigi e, nel caso, uscirebbe dalla maggioranza». Silvio Berlusconi arriva a Roma per dare il via al conclave del centrodestra - il vertice con Matteo Salvini, Giorgia Meloni e i centristi Giovanni Toti e Maurizio Lupi è fissato per il 14 gennaio, il giorno dopo la riunione congiunta della direzione del Pd con i gruppi parlamentari - e arriva col botto, come si dice nella Capitale. Ossia facendo capire che il suo progetto di arrivare al Colle più alto con i voti del centrodestra e di pezzi del Misto resta in piedi.
Chi ha parlato con l'anziano leader di Forza Italia lo ha trovato molto determinato, e per nulla intenzionato a quel beau geste in favore di una soluzione condivisa che pure auspicano tutti i suoi alleati. Non è un caso che il segretario dem Enrico Letta, uno dei sostenitori della candidatura di Mario Draghi al Colle purché si prosegua il governo delle larghe intese con un altro premier, è saltato sulla sedia: «Parole molto gravi, penso che ci sarà una smentita».
Il leader della Lega in difficoltà
Nel centrodestra è in particolare Salvini ad essere in difficoltà: finché resta in campo la candidatura di Berlusconi, Pd e M5s non sono disposti neanche a sedersi al tavolo delle trattative. «Sto lavorando da giorni con contatti a 360 gradi per garantire una scelta rapida, di alto profilo e di centrodestra», ha detto ieri il leader della Lega. Un profilo che non corrisponde certo a quello di Berlusconi. Ma è anche vero che una candidatura di centrodestra che abbia la possibilità di essere condivisa anche dal Pd e/o dal M5s al momento non c’è.
E sono proprio gli alleati centristi a portarsi più avanti, rompendo di fatto il fronte del centrodestra, nel momento in cui fanno trapelare che domani, 12 gennaio, alla riunione dei 32 parlamentari di Coraggio Italia, si farà il nome del premier Mario Draghi per il Colle. Poi la precisazione in una nota ufficiale: «Decideremo la linea comune e andremo prioritariamente a confrontarla con i nostri alleati del centrodestra». Non è il momento, insomma, ma il dato dello sganciamento è stato tratto.
La prossima settimana nascerà inoltre la federazione dei 32 parlamentari di Coraggio Italia con i 45 di Italia Viva, e anche Matteo Renzi non esclude la soluzione Draghi: un’onda d’urto di circa 80 voti che potrebbero essere determinanti, soprattutto se con il passare dei giorni aumenterà il numero dei grandi elettori impediti a votare perché positivi al Covid o in quarantena.
Picco contagi e voto ”protetto” dei grandi elettori
Questa dell’emergenza sanitaria è l’altro grande rebus della partita del Quirinale che si aprirà il 24 gennaio: proprio a fine mese è previsto il picco dei contagi. Che cosa accadrà se ad essere impediti saranno un numero di grandi elettori tali da falsare il quorum (due terzi nelle prime tre votazioni e maggioranza assoluta dalla quarta)? Anche per questo il presidente della Camera Roberto Fico non ha ancora definito le modalità di voto: le riunioni con i questori proseguiranno nei prossimi giorni - si fa sapere - e il punto politico verrà fatto nella capigruppo di giovedì 13 gennaio.
Tra le ipotesi anche un percorso protetto per far votare i quarantenati e i positivi asintomatici. E c’è anche chi, soprattutto nel fronte del centrosinistra, continua a sognare un Mattarella bis che tolga le castagne dal fuoco a tutti congelando il quadro istituzionale, magari sulla scia dell’emergenza sanitaria. Ma è il leader del M5s Giuseppe Conte, dopo aver riunito i suoi deputati, ad avvertire: «La candidatura di Mattarella non può essere proposta come di bandiera, eventualmente deve essere chiesta da tutto il Parlamento».
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