TRENT’ANNI

Con la Bentley Continental R il collezionista entra nell’Olimpo dell’automobile

Il potenziale di rivalutazione non è elevato, ma con si tratta di una delle automobili più lussuose ed esclusive di ogni tempo

di Vittorio Falzoni Gallerani

3' di lettura

La dirigenza della Rolls-Royce Motor Cars aveva deciso da tempo che i prodotti marchiati Bentley avrebbero dovuto differenziarsi da quelli con lo Spirito dell’Estasi sulla calandra sempre di più e sempre in chiave più sportiva. Il primo risultato di questa politica fu, come è noto, la Bentley Mulsanne Turbo del 1982 ma poco dopo, nel 1984, fu messa in cantiere l’auto che sancì questa nuova impostazione in maniera irrevocabile: la Bentley Continental R presentata nell’aprile del 1991.

I sette anni intercorrenti tra la messa in cantiere del progetto ed il debutto della vettura finita furono spesi essenzialmente per creare un impatto visivo ed un allestimento all’altezza del mercato che essa avrebbe dovuto affrontare; la meccanica sottostante, infatti, praticamente non si differenzia da quella della berlina Bentley Turbo R, l’evoluzione della Mulsanne Turbo avente maggiore potenza (320 CV, 350 dal 1993, anziché 300) e migliorata tenuta di strada (il suffisso R sta per Roadholding: tenuta di strada, per l’appunto). Il cambio, invece, sulla Continental R rimase automatico ma a quattro rapporti anziché tre e, per la prima volta, con la leva di comando sul tunnel centrale.

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L’obiettivo fu centrato in pieno: la prevista produzione dei primi due anni fu venduta in un battibaleno ed è un fatto che allora non vi fosse sul mercato qualcosa di simile; la Mercedes Benz SEC, l’unica concorrente credibile (quasi), era sì molto meno cara ma non poteva certo vantare l’imponenza e le finiture di questa Bentley soprattutto riguardo la qualità dei materiali usati nei rivestimenti interni: pelle Connolly e radica a profusione e tappeti Wilton, il tutto lavorato a mano dagli insuperabili artigiani della Casa britannica, hanno sempre fatto la differenza.

La stampa specializzata, inoltre, enfatizzò le qualità stradali di questo bestione di 2,3 tonnellate stupendosi per le doti di maneggevolezza e tenuta di strada che, per quanto certamente relative, nessuno si sarebbe aspettato da una Bentley. Una volta riesumata, e con così tanto successo, la dinastia delle vere Bentley Continental (dal 1984 era stata così impropriamente denominata la versione Bentley della Rolls-Royce Corniche) che si era chiusa nel 1965 con le ultime derivate dalle berline Bentley S3, non restava che seguirne la carriera con i dovuti aggiornamenti.

Nel 1996 il venerabile V8 da 6,75 litri che sonnecchiava sotto il cofano fu sottoposto ad una cura ricostituente attraverso l’aumento della pressione di sovralimentazione fino a raggiungere i 400 CV ed i 250 km/h autolimitati come le concorrenti (si fa per dire) tedesche; che l’auto fosse concepita per sfidare proprio loro lo si notò sia nella definizione degli interni, dove l’alluminio lavorato prese il posto della radica sulla plancia, sia nel progressivo aumento della potenza fino ai 440 CV della versione LeMans; nell’occasione si ridusse il passo, si allargò la carrozzeria, si irrigidirono le sospensioni e si adottarono cerchi da 18”: una serie di interventi che aumentarono molto il tasso di aggressività dell’auto facendone un altro successo strepitoso allora come oggi; essa si chiama Continental T e ne sono state costruite solo 321.

Sia per la R sia per la T, a partire al 1999, è stato disponibile un programma di personalizzazione chiamato Mulliner, che ne porta il livello di lusso a livelli ineguagliabili; e in questo contesto di esclusività occorre citare la versione SC (Sedanca Coupé) dotata di tettuccio asportabile tipo Targa che lascia coperto il divanetto posteriore; prodotta in 85 esemplari (79 standard e 6 Mulliner) nel 1998. Allestita sul telaio corto della T, essa però rifugge da qualsiasi connotazione sportiva, anche a livello di motore che rimase fermo a 400 CV, per proporsi come la quintessenza dell’eleganza su ruote; missione compiuta ancora una volta, l’intera produzione fu polverizzata in un batter d’occhio.

Oggi, limitandosi ad una Continental R e se nel proprio carattere non manca una punta di esibizionismo, ci si può togliere la soddisfazione di possedere una delle automobili più lussuose ed esclusive di ogni tempo, poco più di 1.500 gli esemplari costruiti, con 50.000 euro per un buon esemplare obbligatoriamente con guida a sinistra.Se poi si desidera ancora maggiore esclusività occorre stanziare una cifra più o meno doppia per una T oppure una SC.

Il potenziale di investimento, in ogni caso, non appare molto attraente, come la storia insegna, ma il piacere di guidare, prendersi cura, guardare e financo annusare una di queste auto rimane, per un appassionato, impagabile. Senza contare che, se si è scelto bene l’esemplare e lo si tratta nei dovuti modi facendone un uso centellinato ed amatoriale, queste vetture si mantengono con cifre molto inferiori di quanto si potrebbe pensare; tenuto conto, ovviamente, che si è comunque nell’Olimpo dell’automobile.


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