Con biologico e turismo il vino siciliano vuole superare il miliardo di valore
La sicilia è la più grande area vinicola bio d’Italia con il 30% dell'intera superficie nazionale e il 90% delle cantine ha una struttura adibita a visite e degustazioni.
di Fernanda Roggero
4' di lettura
Un vigneto da 97mila ettari, tre volte quello della Nuova Zelanda. Ventitré tra Doc e Docg. Prima regione in Italia per superficie biologica (370mila ettari) che ne fanno la più grande area vinicola bio (30% dell'intera superficie nazionale). Un fatturato complessivo stimato in un miliardo di euro e la stragrande maggioranza delle aziende a conduzione familiare. Non è di oggi la case history di successo del vino siciliano, ma ogni anno, quando nell'isola convergono da tutto il mondo esperti e giornalisti per le degustazioni en primeur, si riaccende l’entusiasmo per una filiera che, sapendo davvero fare squadra, in pochi decenni è riuscita a dare l’adeguato valore a una produzione enologica fino ad allora poco considerata.
Oggi il vino siciliano è un asset formidabile: non solo ha valorizzato i propri brand sui mercati esteri, ma è riuscito ad imporre vitigni autoctoni e aree di elezione, come dimostra lo straripante interesse verso l’Etna. E anche quest’anno la manifestazione Sicilia en primeur ha fornito l’occasione per fare il punto sull’enologia siciliana e riflettere sul futuro. Che sempre più spesso supera i confini della cantina e diventa polo di attrazione del territorio.
«La Sicilia – afferma Laurent de la Gatinais, presidente di Assovini Sicilia, 100 associati e 70 milioni di bottiglie prodotte – ha tutte le carte in regola per diventare una wine destination di eccellenza, la Napa Valley del Mediterraneo, in virtù della varietà e qualità del vino, le bellezze paesaggistiche, un patrimonio storico-archeologico unico. L’enoturismo si rivela in Sicilia un fattore economico e strategico grazie alla capacità delle cantine di essere un contenitore culturale ideale dove coniugare arte, storia, natura, cultura gastronomica, territorio, genius loci».
Il mondo del vino siciliano intende sostenere questa strategia: promuovere, attraverso l'enoturismo, «la diversità e la qualità dei territori, la loro ricchezza e cultura gastronomica, il patrimonio paesaggistico-culturale».
Già oggi, secondo un sondaggio tra gli associati di Assovini Sicilia, il 90% delle aziende ha una struttura adibita a visite e degustazioni in cantina, il 32% possiede una struttura ricettiva con posti letto e il 30% offre una proposta di ristorazione. La visita a cantine e vigneti si trasforma in wine experience. Oltre il 51% delle strutture propone attività: dai corsi di cucina ai percorsi benessere, dal wine trekking ai tour che rendono protagonisti paesaggio e cultura dei luoghi.
«La Sicilia conferma il suo primato come migliore meta enogastronomica per i turisti italiani grazie al fascino esercitato dal food & wine – ha confermato Roberta Garibaldi, presidente dell'Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, durante il suo intervento al convegno organizzato presso il parco botanico Radicepura, ai piedi dell'Etna, dove nei giorni scorsi è stata inaugurata la Biennale del Paesaggio Mediterraneo.
«L’enoturismo – ha detto – è uno dei punti di forza dell'offerta, e nel futuro sarà chiamato ad evolversi ed arricchirsi». Un sondaggio sulle intenzioni di viaggio degli europei da aprile a settembre 2023 mette saldamente al secondo posto delle preferenze le «esperienze gastronomiche», senza rilevanti differenze tra giovani viaggiatori under 24 e turisti over 55. Fortissimo anche il traino delle serie tv: The White Lotus ha letteralmente sconvolto gli uffici prenotazioni di alberghi e B&B a Taormina, ormai costantemente in overbooking, anche se in realtà molte delle scene sono state girate a Noto.
Tornando ai vini, Antonio Rallo ha ripercorso gli undici anni di storia del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia di cui è presidente, sottolineando che la ricchezza dell'isola è data da un clima invidiabile ma anche da un territorio che presenta più di 70 varietà autoctone e 42mila ettari di viticoltura sostenibile.
«Tra i nostri impegni prioritari – ha assicurato – c’è quello di dedicarci alla conservazione della biodiversità generata dai tremila anni di viticoltura nell'isola».
Oggi il Consorzio tutela la produzione di 86,5 milioni di bottiglie, su 24.683 ettari di vigneto. Una produzione in costante crescita – nel primo trimestre 2023 ha registrato un +8% –con veri e propri bestseller. Il Grillo continua la sua corsa, arrivando a coprire con i vigneti dedicati 8.579 ettari, il 300% in più rispetto al 2000. Nel 2022 sono state prodotte 20.058.504 bottiglie di Grillo doc Sicilia, con un balzo del 489% in 5 anni.
La nuova parola d'ordine è comunque “sostenibilità”. L'isola è stata la prima a realizzare e sostenere un progetto organico, su cui c'è il forte impegno di Alberto Tasca. Fondazione SOStain Sicilia è nata nel 2020 dalla volontà di Assovini Sicilia e del Consorzio di tutela Vini DOC Sicilia e Tasca è il presidente. Ad oggi conta 39 cantine associate e più di 20 milioni di bottiglie certificate e ha sviluppato sul territorio diversi progetti allo scopo di diffondere la cultura della sostenibilità nel settore vitivinicolo siciliano.
Con l'obiettivo di ridurre l'impronta carbonica è stata realizzata O-I, una bottiglia leggera, prodotta interamente in Sicilia, con un elevato contenuto di vetro riciclato (95%) proveniente unicamente da raccolta differenziata effettuata nell'isola. Allo scopo di promuovere il riciclo e l'economia circolare, in collaborazione con Amorim Cork Italia, viene effettuata una raccolta dei tappi in sughero usati delle aziende associate, tappi che rinasceranno a nuova vita e diventeranno oggetti di design. Infine, in partnership con le cantine e con due organizzazioni non profit di Palermo, un gruppo di persone con disagio psichico e alcuni minori a rischio di emarginazione sociale saranno coinvolti in attività formative, finalizzate all’acquisizione di conoscenze e tecniche riguardanti l’agricoltura sostenibile.
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