Con Wine Profit vini da investimento nel caveau e rendimenti fino al 12%
La società garantisce la conservazione delle bottiglie nelle giuste condizioni, ha mille clienti e un fatturato di 2,5 milioni che punta a raddoppiare in 2 anni
di Natascia Ronchetti
3' di lettura
Alcune etichette hanno quotazioni così elevate che spesso non si prestano ad essere selezionate come scelta primaria dell’investimento: la plusvalenza che possono generare sarebbe infatti troppo bassa. «Molto meglio scommettere su quei sei o sette vini che hanno ottime probabilità di crescita, scegliendo quelli prodotti in quantità limitata», dice il ceo di Wine Profit, Emanuel Paglicci.
Wine Profit è la società, con sede a Chiasso, nata per aiutare collezionisti e investitori a scegliere il vino più adatto per ottenere il migliore rendimento possibile nel corso degli anni, garantendone la conservazione nelle giuste condizioni di temperatura, umidità e luce, in attesa che si completi la maturazione.
Investimenti in espansione
Un investimento ancora di nicchia ma con ampi margini di sviluppo. Basti pensare che in dieci anni, a livello globale, secondo il Knight Frank Luxury investment Index il mercato del vino pregiato ha registrato una crescita del 137%. Crescita che non è più spinta solo dalle fasce più ricche ma anche dai piccoli investitori.
«Possiamo arrivare fino a 250 mila euro di investimento, ma partiamo da una quota minima di 10 mila euro – spiega Paglicci –. E non parliamo di un azzardo: il buon vino è un bene raro completamente sganciato dall’andamento dei mercati finanziari».
Senza arrivare al record di due anni fa – quando nel Canton Ticino è stata venduta una bottiglia di Romanèe Conti per quasi un milione di dollari – il rendimento «è sempre assicurato». Ci si può aspettare circa il 5-6% annuo e la stima è all'insegna della massima prudenza: perché non è raro toccare il 10-12%. I vini più pregiati? Sicuramente i rossi, prodotti in Italia, Francia, Cile, Argentina. Ma anche in Spagna o in California.
Il business model di Wine Profit
La società è stata costituita cinque anni fa come progetto all'interno di MoneySurfers, che si occupa di formazione finanziaria. Ha già superato la quota di un migliaio di clienti, italiani o svizzeri di lingua italiana. E forte di una domanda in tumultuosa crescita prevede di raddoppiare il fatturato, che oggi è di 2,5 milioni, entro la fine del 2024.
Il business model di Wine Profit si basa sulla proposta all’investitore di un portafoglio diversificato di etichette di varia provenienza, che rappresentano la migliore selezione in quel dato momento. Una selezione che riguarda solo l'1% della produzione mondiale, quella destinata ad acquisire valore nel corso del tempo.
Le bottiglie vengono conservate in un caveau (il magazzino fiscale) che oggi si trova a Ginevra ma che presto sarà trasferito a Chiasso e che protegge già un patrimonio di oltre 60 mila bottiglie.
Generalmente, l'investimento è spalmato su un lasso di tempo che vai dai cinque ai sette anni, per il completamento della maturazione.
«Ma siamo noi stessi, quando vediamo che un vino sta performando molto bene, a suggerire al cliente di collocarlo sul mercato – prosegue Paglicci –. Gli acquirenti possono essere soggetti privati oppure ristoranti e strutture ricettive».
Le etichette che vengono proposte per l’investimento provengono invece direttamente dai produttori finali o dai distributori autorizzati. Il servizio che prevede una commissione dell'1% sul capitale investito, per la copertura dei costi relativi allo stoccaggio e all'assicurazione, e del 15% sulla plusvalenza che si è prodotta, quando il vino è stato venduto.
L’attività di Wine Profit comprende anche la promozione di eventi con gli investitori, per tenerli aggiornati sull’andamento del mercato. L'identikit dell'investitore? È certamente un appassionato – e non è affatto detto che sia sempre un collezionista –, conosce la differenza tra il vino da degustare e quello sul quale investire, è prevalentemente uomo, ha un'età che va dai 35 anni ai 55 anni e ha già fatto investimenti in altri settori. Soprattutto, infine, vuole toccare con mano il prodotto sul quale ha puntato. E il vino è un bene tangibile.
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