«Così lavorerà l’osservatorio antimafia»
Presidente del Comitato del Comune di Milano: «Tra le priorità: i quartieri della città, l’areametropolitana, il riciclaggio nel commercio piegato dalla pandemia e le possibili infiltrazioni nei subappalti nelle grandi opere»
di Stefano Elli
3' di lettura
«Oggi a Milano c’è un clima nuovo, una sorta di rinnovata armonia tra le istituzioni: Comune, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Magistratura, senza dimenticare l’Università, il prefetto Renato Saccone, eppoi l’Arcivescovo Mario Delpini. Ci si parla, ci si scambia opinioni, si dialoga. Insomma a Milano c’è la situazione ideale per costruire una risposta che non sia solo di facciata alla minaccia mafiosa che incombe sulla città e sulla sua area metropolitana». Nando dalla Chiesa, 72 anni, professore di sociologia della criminalità organizzata a Scienze politiche, 35 libri all’attivo. Sul suo Blog si definisce uno “a cui piace fondare”. E in effetti di cose ne ha fondate: il circolo e il mensile Società Civile, il movimento La Rete, la casa editrice Melampo, la scuola di formazione Antonino Caponnetto, un intero filone universitario sul fenomeno mafioso, in Italia e all’estero. Il sindaco Giuseppe Sala lo ha scelto per presiedere il Comitato antimafia del Comune. Nella squadra anche David Gentili, dal 2008 al 2021 consigliere comunale, già presidente della commissione antimafia del Comune, oltre a una squadra composta da docenti universitari, giuristi e criminologi (si veda il box a fianco, ndr).
Un comitato, con diretto riporto al Sindaco (che sta seguendo il progetto personalmente) che negli intenti del suo presidente, avrà un approccio pragmatico: «Raccogliere elementi, tracce e segnali della presenza mafiosa, attraverso l’osservazione delle sacche di potenziale penetrazione delle cosche sul territorio e in varie aree dell’economia».
Già il territorio. È di qualche giorno fa la notizia della cattura di quattro giovani in zona San Siro e del ritrovamento di una mitraglietta Uzi gettata dai fuggiaschi dal finestrino, pronta all’uso con 50 proiettili. «Senza dimenticare la sparatoria di qualche settimana prima, sempre in zona San Siro. – dalla Chiesa scuote la testa: – Non è possibile che nella stessa zona si siano potuti verificare due episodi di una tale gravità, senza che nei mesi precedenti nessuno abbia lanciato alcun allarme. È il segno di una disattenzione generale, endemica: ed è proprio la disattenzione il varco, la breccia, che consente alle cosche l’infiltrazione, la sedimentazione e infine la sfrontata occupazione militare del territorio, condizionando la vita di interi pezzi di città senza che per tempi più o meno lunghi nessuno intervenga. La storia di Milano e dell’area Metropolitana di Milano – prosegue dalla Chiesa – ha numerosi precedenti: Ponte Lambro, per esempio, un quartiere per anni abbandonato a se stesso e dominato dalla criminalità, in cui, all’ingresso di Via Ucelli di Nemi, venivano addirittura piazzate delle “sentinelle” per avvisare i boss dell’arrivo delle forze di Polizia. Oppure Corsico dove l’incendio dell’auto di un consigliere comunale, un caso di palese intimidazione, venne una volta derubricato nella percezione del locale comando dei Carabinieri ad “atto di vandalismo”. Potrei continuare a lungo. Ecco perché quello dei quartieri e del loro controllo attento, capillare, molecolare, è uno dei temi principali che occuperà il nostro lavoro. Soprattutto perché, come dimostrano i casi di Ponte Lambro, ma pure di Corsico e di Cesano Boscone, le cose possono anche cambiare in meglio: proprio grazie alla presa di coscienza e alla rinnovata attenzione al fenomeno da parte della società civile in tutte le sue articolazioni». Gli altri macrotemi su cui lavorerà il Comitato sono legati a fenomeni legati alle modalità del riciclaggio. «Uno su tutti è il commercio e la ristorazione. Bar, ristoranti, pizzerie, da sempre a Milano sono il canale di reimpiego di capitali di origine criminale». Con l’aggravante della pandemia. Il Covid a Milano ha provocato la cancellazione di 4mila imprese artigiane. «Una desertificazione commerciale che offre un’irripetibile opportunità a chi abbia capitali freschi e sporchi da impiegare. Interverremo anche su questo fronte – prosegue dalla Chiesa – in sintonia con la Camera di Commercio, ma pure con la Polizia Locale e l’amministrazione comunale, cercando ancora una volta di elevare la soglia dell’attenzione». Quanto alle molte grandi opere di riqualificazione e rigenerazione urbana in corso a Milano, il terzo grande tema nell’agenda del Comitato Antimafia di Milano: «Sarà necessario vigilare con estrema attenzione perché non si verifichino casi analoghi a quello di Reti Ferroviarie Italiane, con subappalti intercettati dagli uomini delle cosche». Un’ultima osservazione: in questi anni di attenta osservazione della finanza e delle sue patologie in un solo caso ci siamo imbattuti in operazioni di Borsa in cui erano coinvolte organizzazioni criminali mafiose. «Questo perché mafia e ’ndrangheta sono geneticamente e storicamente “contadine”. Preferiscono la concretezza della terra, del mattone».
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