Cosmetica e restauro, la cura sta nell'attenzione al dettaglio
Filler, laser, patch e molecole sono gli strumenti che i professionisti utilizzano per preservare l'integrità di tessuti e trame, pelle e superfici pittoriche.
di Mariangela Rossi
4' di lettura
Due grandi sculture di epoca Ming spiccano, preziose, su un piedistallo rotante nell'area diagnostica del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, nelle ex Scuderie e Maneggio settecenteschi della monumentale Reggia alle porte di Torino. Un laboratorio di 8mila metri quadrati, con centro di ricerca e scuola per futuri talenti, e aree attrezzate in cui esperti di tecnologia e diagnosi affiancano restauratori, umanisti e storici dell'arte. «Ogni opera che arriva, come queste sculture che verranno poi posizionate al MAO, il Museo d’Arte Orientale di Torino, sono simili a persone che giungono con un bagaglio di vita, e noi agiamo come una clinica, preservando la loro integrità e bellezza, con un approccio sempre attento alla prevenzione», racconta Sara Abram, segretario generale del centro, dove le donne costituiscono l'85 per cento del personale. «Prima di operare, studiamo l'oggetto con cura meticolosa, come fosse un paziente, e privilegiamo i migliori restauri: quelli che non si vedono».
È un concetto sottile, ma preciso quello che oggi unisce l'arte del restauro alla formulazione della haute cosmétique. «Hanno lo stesso tipo di approccio, di diagnosi, di cure, di gesti, di minuziosa attenzione, di dosaggi, e un savoir-faire d'eccellenza», spiega Roberto De Santis, direttore generale dei Laboratoires Filorga. «Ogni passaggio dei maestri restauratori richiama quello dei nostri maîtres formulatori che, mettendo a punto cosmetici d'avanguardia, selezionano gli attivi più efficaci e i complessi più innovativi di origine naturale e di innovazione biotecnologica, ispirandosi a tecniche di medicina estetica come mesoterapia, filler, laser. Ogni viso è unico, come un'opera d'arte - prosegue - e la scienza cosmetica sta cambiando la sua visione dell'estetica, con una nuova narrazione basata su cura e prevenzione. Anzi, sulla conservazione preventiva, per utilizzare il linguaggio del restauro d'arte». E infatti il marchio, proprio questo mese, ha lanciato un nuovo prodotto, Global-Repair Baume, nella linea Premium omonima, che va in questa direzione.
La ricerca della bellezza è lo stesso focus che anima la restauratrice delle due statue buddiste Ming. Lei la insegue attraverso i materiali d'epoca, le molecole, l'utilizzo di microscopi, il prelievo di piccoli campioni di cui si studia la composizione, le radiografie digitali e le TAC per vedere l'opera virtualmente, scovandone i punti di debolezza. Dopo un passaggio nel primo laboratorio, quello di imaging, dedicato alla documentazione fotografica con indagini multispettrali e luce radente per scoprire, ad esempio, lo spessore delle pennellate ed eventuali tagli, e quella ultravioletta per vedere la fluorescenza dei pigmenti, si passa alla pulizia, che viene spontaneo accostare al concetto di detersione, uno dei perni del beauty. Pulizia, in questo caso specifico, da vernice non originale o ingiallita, utilizzando gel con tensioattivi e acidi per lavorare la superficie e rimuoverla, procedendo poi con infiltrazioni - come filler - con colla di storione diluita e inserita in siringhe da insulina da indirizzare verso le pieghe di colore, i solchi, le craccature, che richiamano l'effetto di screpolature, per riempire la porosità degli strati lignei. L'obiettivo è dare solidità e scongiurare altri interventi. In sintesi, fare prevenzione.
Spesso per la “pelle” dei quadri vengono prese in prestito apparecchiature dal mondo della medicina estetica, come i laser, che accelerano i tempi di pulizia e rimuovono sedimenti inorganici da supporti lapidei, gessi, dipinti murali e metalli, rispettando la texture originale e applicando gli stessi standard di precisione utilizzati nella medicina estetica. Tra questi, i laser Quanta System, in particolare i Thunder Compact e Thunder Art, già impiegati nel restauro di Villa Romana del Casale di Piazza Armerina (Enna), di Porta della Carta al Palazzo Ducale di Venezia e di capolavori artistici in tutto il mondo, come il Mantello di Maometto a Palazzo Topkapi di Istanbul e il Tempio Romano di Venere a Baalbek, in Libano. «Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima» affermano da Quanta System, citando George Bernard Shaw. «Noi impieghiamo molti laser che provengono dal campo medicale ed estetico, perché occorrono fasci focalizzati e con varie modalità di azione e di lunghezze d'onda. Su metalli, su tela, su arredi lignei con inserti d'avorio come questo, ma anche su mummie di 4mila anni», precisa l'esperta del Centro Restauro Venaria addetta a questa sezione.
Non solo laser e filler. Esiste un altro strumento che, curiosamente, accosta il mondo del restauro d'arte alla tecnologia beauty. I patch occhi, cerotti cosmetici in tessuto o gel ricchi di principi attivi, alcuni con un'azione transdermica che richiama i microaghi della medicina estetica, e tutti con un obiettivo liftante e rinfrescante nella zona occhi. Come gli Optim-Eyes Patch di Filorga, con principi ricchi di polisaccaridi e vitamina PP, peptidi tonificanti e una molecola levigante. Giocando con questa similitudine curativa di superficie, il Museo Bagatti Valsecchi, in occasione di AMART. Antiquariato a Milano, e in collaborazione con l'Associazione Antiquari Milanesi, ha lanciato la campagna di crowdfunding Stacca un cerotto, dove con cerotto si intende la carta giapponese impiegata durante le operazioni di restauro dei dipinti, usata per evitare perdite della superficie pittorica. Ogni donazione, effettuata sulla piattaforma GoFundMe, contribuirà a riportare all'originario splendore la Madonna con il Bambino tra i santi Bernardino, Pietro martire, Pietro Apostolo, Giovanni Battista, polittico su fondo oro di Giovanni Pietro Brentani, della seconda metà del XV secolo, tra le opere conservate nella casa museo meneghina.
Qualche artista, poi, come Artem Pozdniakov, graphic designer che condivide su Instagram i suoi collage digitali, ha sperimentato le manipolazioni fotografiche accostando l'arte classica a elementi moderni provenienti dal beauty. Ad esempio, posizionando patch sugli occhi de La Gioconda di Leonardo da Vinci o una maschera sul viso della Ragazza col turbante di Jan Vermeer. Un tocco provocatorio e surreale, non a caso definito TikTok manipulation, che conferma la nuova liaison concettuale - e pratica - tra arte, cosmetica e restauro.
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