Covid, tribunale dei ministri archivia inchiesta per Conte e Speranza
L’ex premier e l’ex ministro della Salute erano sotto accusa per la mancata istituzione di una zona rossa per isolare i comuni di Nembro e Alzano Lombardo e per la mancata applicazione del piano pandemico
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Il tribunale dei ministri a Brescia ha archiviato le posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, indagati nell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia in Val Seriana. Lo confermano fonti giudiziarie.
All’ex premier veniva contestata dalla Procura di Bergamo la mancata istituzione della zona Rossa nella Bergamasca ad Alzano e Nembro. Ma visto che “non risulta che il Presidente del Consiglio Conte, prima del 2 marzo 2020, fosse stato informato della situazione dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo, stando all’imputazione” lui “avrebbe dovuto decidere, circa l’istituzione della zona rossa” il giorno stesso. E secondo il tribunale dei Ministri “si tratta, evidentemente, di ipotesi irragionevole”.
La decisione è stata presa in seguito a quella del 29 maggio, da parte della procura di Brescia, che aveva chiesto al Tribunale dei Ministri di archiviare l’indagine nei confronti dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Sanità Roberto Speranza finiti indagati per la gestione della prima ondata di Covid, quella che ha messo in ginocchio la Lombardia e soprattutto la Val Seriana, nella bergamasca.
Lo scorso 10 maggio Conte e Speranza erano stati sentiti dai giudici bresciani. Durante il loro esame avevano ricostruito, spiegato e chiarito i motivi delle loro decisioni per cui sono stati indagati nell’inchiesta della Procura di Bergamo per la mancata istituzione di una zona rossa per isolare i comuni di Nembro e Alzano Lombardo e per la mancata applicazione del piano pandemico che, seppur datato 2006, per la magistratura poteva limitare i danni e salvare parecchie vite. Per loro le accuse erano epidemia colposa e omicidio colposo plurimo.
Conte e Speranza, tramite i loro legali, avevano anche depositato una memoria e Speranza in una sorta di dichiarazione spontanea, aveva ribadito l’estraneità di ogni addebito, affermando di non aver applicato il piano pandemico del 2006 in quanto tutta la comunità scientifica lo riteneva totalmente inefficace per combattere il Coronavirus. Anche se, allora “furono presi tutti i provvedimenti a cominciare dal blocco dei voli dalla Cina - sono in sintesi le parole dell’ex ministro - e l’Italia fu la prima ad adottare misure insieme a Stati Uniti e Israele, subito dopo l’emergenza sanitaria”.
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