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Covid, perché il Sudafrica potrebbe entrare nella quinta ondata prima del previsto

L’aumento delle infezioni sembra essere guidato dalle sottovarianti Omicron BA.4 - appena isolata anche in Italia - e BA.5, più trasmissibili rispetto alla precedente BA.2

di Francesca Cerati

(poco_bw - stock.adobe.com)

2' di lettura

Il Sudafrica potrebbe entrare in una quinta ondata di Covid prima del previsto dopo un aumento sostenuto delle infezioni negli ultimi 14 giorni che sembra essere guidato dalle sottovarianti BA.4 e BA.5 Omicron, hanno riferito i funzionari sanitari locali.

Secondo un articolo di Tulio de Oliveira della Stellenbosch University, questi sottolignaggi rappresentano più della metà delle nuove infezioni in Sudafrica registrate nella prima settimana di aprile e sono più trasmissibili rispetto al precedente e dominante sottogenere BA.2.

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Anche i ricoveri per Covid-19 stanno aumentando, tuttavia, i ricoveri e i decessi in terapia intensiva rimangono sostanzialmente stabili, ha precisato il ministro della Salute sudafricano Joe Phaahla, aggiungendo che in questa fase le autorità sanitarie non sono state allertate della presenza di una nuova variante, a parte le modifiche alla variante dominante di Omicron in circolazione. Però, ha aggiunto lo specialista in malattie infettive Richard Lessells, la quota crescente di infezioni attribuite ai sottolignaggi BA.4 e BA.5 suggerisce che queste ultime abbiano un vantaggio rispetto alle precedenti sottovarianti di Omicron come BA.2.

Il Paese aveva in effetti previsto una quinta ondata, ma non prima di maggio-giugno, cioè all’inizio dell’inverno dell’emisfero australe.

Della nuova sottovariante di SarS-CoV-2 Omicron 4 - appena isolata e sequenziata per la prima volta anche in Italia nel laboratorio di Microbiologia dell'Ospedale San Gerardo di Monza - «al momento sappiamo ancora poco ma penso che possiamo affermare non sia molto diversa dalle altre precedenti. Quindi probabilmente sarà più contagiosa ma non credo più letale, più patogenetica e più aggressiva» ha commentato Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova .

«Credo - continua l’esperto - che la vaccinazione, seppure non perfetta, visto che abbiamo dovuto fare 3 o addirittura 4 dosi per farla funzionare su Omicron, alla fine per quanto riguarda le forme più impegnative è stata in grado di proteggere molto bene e i dati molto attuali dell'incrocio tra contagi e forme gravi ne sono la prova: tanti contagi ma pochissime forme gravi e impegnative. Questo è il frutto dell’importante protezione che i vaccini ci danno».

E in autunno? «Da qui all’autunno può accadere di tutto - è il parere di Massimo Galli, ex direttore di Malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano -. Può anche succedere che il virus muti ancora e salti fuori una variante con caratteristiche meno preoccupanti. Non dobbiamo pensare solo in negativo. Ma può anche succedere, al contrario, che ci siano varianti più patogene. Non lo sappiamo. Vedremo cosa succederà nell’altro emisfero, durante la stagione per loro invernale e cosa comporteranno gli spostamenti delle persone durante le vacanze estive. Ci saranno altri elementi in gioco che contribuiranno a modificare il quadro e che ora, non conoscendoli, non ci permettono di ipotizzare con troppa precisione lo scenario autunnale».

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