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Cresce la voglia di casa green ma in periferia oltre otto su 10 sono inefficienti

Dalla rilevazione emerge anche che nelle zone di pregio le classi migliori sono in meno del 40% degli immobili e che il 70% degli edifici nuovi vengono costruiti in classe A e B. Più interesse e consapevolezza, ma si temono i maggiori costi e la stretta sul Superbonus. Sul mercato, nel 2023, Fiaip si attende aumenti di prezzo per le case delle grandi città, nelle zone centrali e semicentrali, di circa il 5 per cento.

di Laura Cavestri

6' di lettura

In periferia, più di otto case su 10 tra quelle vedute e acquistate appartengono alle classi energetiche peggior (E, F e G). Va meglio (ma non bene) nelle zone di pregio, dove sono energivore e poco performanti più di sei case su 10 e dove la percentuale di immobili nelle prime classi energetiche (A e B) è solo al 38 per cento. Sono i dati emersi dal Focus sull’efficienza energetica nel settore immobiliare, realizzato da 10 anni da Fiaip, in collaborazione con Enea e I-Com (Istituto per la Competitività) e presentato mercoledì scorso a Roma.
I dati sono molto simili a quelli del 2021, con una leggera ulteriore polarizzazione per i due indicatori sopra analizzati.

Allo stesso modo permane una certa dicotomia rispetto allo stato di conservazione dell’immobile: se infatti gli edifici da ristrutturare sono in larga parte energeticamente inefficienti (82% nelle ultime tre classi energetiche), il 70% degli immobili nuovi ricade nelle prime classi energetiche (A e B).

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Se da una parte il dato degli immobili nuovi si attesta su un valore molto elevato (70%), sebbene in flessione rispetto agli ultimi due anni, gli immobili ristrutturati recuperano leggermente la caduta registrata tra il 2019 e il 2020, dopo la netta crescita del triennio 2017-2019, attestandosi, nel 2022, al 35% (circa + 10 per cento). Sostanzialmente stabili i valori per le altre tipologie di immobili.

La consapevolezza cresce, ma non abbastanza

Secondo gli agenti immobiliari il 56% degli acquirenti di immobili ha consapevolezza dell’importanza dell’efficienza energetica dell’immobile mentre la percentuale scende al 45% nel caso di chi vende. A fronte di questa consapevolezza la variabile efficienza energetica, pur rimanendo ancora fortemente trascurata nel momento in cui si sceglie di acquistare un immobile, registra una significativa crescita rispetto al 2021 non essendo più l’ultimo elemento valutato e facendo intravedere come la qualità energetica inizi ad essere maggiormente considerata nelle valutazioni dell'acquirente probabilmente a seguito dei rincari energetici che hanno segnato in particolare il secondo semestre dell’anno scorso.

Sicuramente l’Attestato di prestazione energetica (Ape) aiuta ad orientare le scelte degli utenti rispetto a immobili di migliore qualità energetica (per il 58% degli intervistati), ed aumenta rispetto all’anno precedente, anche la quantità di coloro (56%) che lo ritengono uno strumento utile.

Il fattore costi (maggiori) per una casa efficiente

Il principale fattore che “frena” l’acquisto di una casa più efficiente è di tipo finanziario, legato alla disponibilità di spesa per acquistare una casa energeticamente efficiente (37%, dato in crescita rispetto al 2021). Più articolate, le risposte relative alle altre due principali barriere ovvero la percezione che i maggiori costi iniziali di acquisto non siano adeguatamente ripagati dai benefici nel tempo (16% sostanzialmente stabile rispetto al 2021) e la riluttanza a pagare un extra costo in relazione alla preferenza ad occuparsi in una seconda fase della ristrutturazione dell’immobile (15% anche in questo caso uguale all'anno precedente).

In ogni caso la rilevazione evidenza la predominanza del tema economico-finanziario su tutti gli altri aspetti che assumono, in questo contesto, una rilevanza relativamente marginale. È poi interessante sottolineare la propensione degli agenti immobiliari intervistati ad introdurre nei listini immobiliari anche la voce “ristrutturato green” così da fornire una quotazione per immobili riqualificati anche dal punto di vista energetico, che ha incontrato il favore del 69% del campione intervistato.

L’efficienza, un valore che ancora non si riflette sul mercato

Questo elemento è in crescita rispetto al 2021 e potrebbe attenuare la criticità evidenziata dal sistema creditizio che fatica ad offrire prodotti di finanziamento che possano supportare la riqualificazione energetica degli immobili. La motivazione maggiormente rilevata dagli intervistati (nel 43% dei casi) riguarda la scarsa capacità del mercato di riflettere adeguatamente il valore aggiunto associato all’efficienza energetica.

I bonus e le detrazioni fiscali, forse anche grazie ad una campagna informativa molto diffusa ed una maggiore semplicità dello strumento, godono di un maggior grado di conoscenza da parte degli acquirenti, rispetto a strumenti più sofisticati come il conto termico o inerenti la sfera creditizia come i mutui verdi, dove i livelli di conoscenza sono molto ridotti o quasi inesistenti, confermando – anche se con una situazione leggermente più omogenea – il dato del 2021

.Il settore delle costruzioni – in particolare delle ristrutturazioni edilizie - è stato fortemente influenzato dalle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni green ed antisismiche degli edifici (in particolare dal Superbonus 110%). Una buona parte degli intervistati (57%) ritiene che lo strumento del Superbonus 110% abbia avuto un’influenza positivamente rilevante sul mercato immobiliare agevolando il processo di transizione ecologica immobiliare.

Nello specifico si evidenzia una percentuale elevata di agenti immobiliari che ha registrato un aumento (sia lato domanda che offerta) di immobili ad elevate prestazioni (rispettivamente 46% e 45%) mentre per gli immobili energeticamente meno efficienti l'aumento lato domanda e offerta è stato positivamente inferiore (32% e 29% rispettivamente) a conferma di come il Superbonus sia stata e sia una misura che incentivi il graduale, seppur lento, processo di transizione immobiliare green qualificando la richiesta immobiliare (con conseguente adeguamento della domanda) rispetto alle prestazioni energetiche degli edifici residenziali.

Interessante analizzare le differenze relative all'impatto sul mercato immobiliare a seguito dell’introduzione dell’obbligo a partire dal 2021, per il “nuovo costruito”, di rispettare lo standard di prestazione energetica Nzeb (Nearly zero energy building). Cresce l’interesse da parte degli acquirenti per gli edifici a consumi quasi zero.
Infine, è stato richiesto agli intervistati di esprimersi rispetto a due rilevanti dinamiche che potrebbero avere un impatto molto rilevante sul mercato immobiliare in termini di domanda e offerta di immobili ad elevate prestazioni energetiche.

La prima riguarda il forte aumento dei prezzi dell’energia per i consumatori finali: prevale l’idea che tali aumenti rappresenteranno un freno per il mercato a causa degli effetti principalmente correlati alla riduzione della capacità di spesa delle famiglie italiane, anche se sale al 27% la fetta di coloro che ritengono che i rincari energetici rappresentino anche un’opportunità per stimolare la domanda di edifici energeticamente performanti. Anche sul fronte delle possibili novità legislative in discussione a Bruxelles, prevale un sentimento negativo e di forte preoccupazione rispetto agli impatti sul mercato immobiliare.

L’attuale testo della Direttiva Energetica Europea approvata il 9 febbraio in commissione ITRE e attualmente in discussione in Parlamento UE prevede, che tutte le abitazioni usate, salvo qualche eccezione, dovranno essere in classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e in classe energetica D entro il 1° gennaio 2033. Solo il 15% del campione prevede un potenziale impatto positivo della norma sul mercato degli immobili ad elevate prestazioni energetiche, mentre quasi l’80% prevede una maggiore incertezza sul mercato, dovuta alla massiccia presenza di immobili a basse prestazioni energetiche nelle compravendite immobiliari e, di conseguenza, si temono effetti negativi per il settore immobiliare e per l'economia nazionale.

«Cresce – ha sottolineato il presidente di Fiaip Gian Battista Baccarini – il desiderio degli Italiani di possedere una casa più efficientata energeticamente e più consolidata sismicamente così come cresce la consapevolezza dell’importanza di acquistare un immobile meno energivoro confermando il graduale, seppur lento, processo di transizione immobiliare green agevolato in maniera decisiva dagli incentivi fiscali e dai rincari energetici . Un processo virtuoso che – ha concluso Baccarini –, però, rischia di essere fortemente rallentato sia dalla repentina eliminazione dello sconto in fattura, misura che riteniamo debba essere riconvertita gradualmente, che, ancor più, dall'attuale formulazione della direttiva energetica Ue che, se non sarà corretta, determinerà effetti devastanti sul mercato immobiliare e quindi sull'economia del nostro Paese, svalutando gran parte degli immobili con conseguente impoverimento delle famiglie italiane e indebolimento della più importante e strategica garanzia del debito pubblico nazionale, appunto, il valore della proprietà immobiliare diffusa».

Previsioni: il mercato immobiliare nel 2023

L’appuntamento di Fiaip a Roma è stata anche l’occasione per una previsione sul mercato immobiliare nell’anno che si è aperto. Nel 2023 si prevede un andamento delle compravendite similare al 2022 con una sostanziale stabilizzazione dei prezzi degli immobili salvo nei grandi centri urbani dove si stima un ulteriore aumento dei valori di mercato medio del +5% in particolare nelle zone centrali e semicentrali.
Se, da una parte, vi sono le preoccupazioni relative al caro vita e all'aumento dei tassi di interesse sui mutui, dall’altra il rischio correlato e il basso rendimento degli investimenti finanziari, unitamente all’ingente liquidità accumulata dalle famiglie italiane, stimolano l’investimento immobiliare non solo come acquisto prima casa ma anche finalizzato alla locazione per trarne la massima reddittività.
Si prevede, pertanto, un ulteriore rialzo medio dei canoni di locazioni nel residenziale di un +4% in molte città metropolitane e nelle città d’arte dove i rendimenti sono assicurati da una richiesta crescente, soprattutto in relazione ad affitti per studenti universitari e alle locazioni turistiche mentre per l'uso diverso dall'abitativo (negozi, uffici e capannoni) si prevede sia per le compravendite che per le locazioni un lieve aumento medio del numero delle transazioni di un +2% ma con un contestuale abbassamento medio dei valori di mercato ( sia prezzi che canoni) di un -3 per cento.

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