ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùMiCAr: mercato primario e secondario

«Cripto, sì alle future norme Ue: ma le regole non frenino l'innovazione»

Le voci del secondo seminario Consob-PoliMi dedicato alla tokenization

di Vittorio Carlini

Micar: implicazioni per il mercato primario e secondario

2' di lettura

Da una parte la positiva valutazione per la definizione, attualmente è in fase di proposta, di una norma Ue che armonizzi e aumenti la certezza del diritto in materia di criptoasset e servizi annessi. Dall'altra l'invito, soprattutto da parte degli operatori italiani nativi della criptosfera, che la nuova legislazione non si trasformi in un boomerang per il settore.

Sono tra gli spunti scaturiti dal webinar, promosso dall'Osservatorio blockchain e distribuite ledger del PoliMi e dalla Consob, sulla bozza di regolamento dell'Unione Europea MiCa. Una norma che, partendo dal Digital Finance Package della Commissione del 2020, si inserisce nella cosiddetta Digital Finance Strategy dell'Ue. Certo: bitcoin&co, essendo per loro stessa natura transnazionali, richiederebbero un approccio totalmente globale. E tuttavia, hanno sottolineato gli esperti, già la sola condizione che la norma potrà direttamente applicarsi, in quanto regolamento, a 27 giurisdizioni di un'area rilevante quale il Vecchio continente è importante.

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Anche «perché - ha indicato il commissario Consob Paolo Ciocca - consentirà, per l'appunto, la certezza ed uniformità del diritto, eliminando ad esempio l'arbitraggio normativo». Poi, ovviamente, rilevanti, se non essenziali, saranno gli accordi di cooperazione internazionale. Ciò detto, rimanendo sempre sul piano strettamente giuridico, gli spazi di miglioramento non mancano. Il regolamento, in linea di massima, da una parte non si applicherà al criptomondo riconducibile alle attività d'investimento finanziarie; ma, dall'altra, riprende nei suoi contenuti molteplici impostazioni proprio delle leggi pensate per la finanza. Con il che il rischio è che un criptoasset senza finalità d'investimento, e ipoteticamente meno rischioso, dovrà conformarsi a requisiti non da poco.Ad esempio sul fronte del prospetto informativo (o white parer). Fin qui alcune suggestioni normative. Ma dal webinar è risultato anche chiaro che, al di là della positività per la creazione di una legge ad hoc, l'evoluzione legislativa non dovrà rappresentare un freno all'innovazione. «In tal senso -sottolinea Valeria Portale, capo dell'Osservatorio Blockchain e Distribuite ledger del PoliMi - è necessario che tutti i soggetti siano messi sullo stesso piano per competere». Cioè: «i player nativi della cryptoecomy non devono essere svantaggiati rispetto agli istituzionali che stanno entrando in questo mercato».

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