Cure a domicilio e tecnologie, Lecco fa rete sulla riabilitazione
Politecnico di Milano, Cnr, istituti clinici e Ats collaborano per mettere a punto dispositivi e soluzioni per chi ha subito traumi, per gli anziani, per le disabilità. Il sostegno di Regione e Cariplo
di Alessia Maccaferri
3' di lettura
Nel laboratorio di Lecco stanno arrivando le tecnologie migliori per valutare le condizioni psicofisiche degli atleti olimpici e paralimpici, le loro performance e i possibili percorsi di riabilitazione. «Abbiamo interloquito con il Coni e il comitato Paralimpico per capire quali fossero i loro interessi e quale fosse la strumentazione più adatta da acquistare. Ora siamo pronti e grazie anche ai fondi di Regione Lombardia ad aprile apriremo il laboratorio» annuncia Manuela Grecchi, prorettrice delegata del Polo territoriale di Lecco del Politecnico di Milano. Agli studi del laboratorio, che nasce come costola del già esistente E4sport, contribuiranno le competenze di bioingegneria, design, meccanica e ingegneria gestionale con progetti di ricerca in collaborazione con federazioni e atleti che parteciperanno ai Giochi Invernali Olimpici e Paralimpici del 2026. «Il laboratorio si concentra sullo sport - aggiunge Grecchi - ma chiaramente gli esiti sono interessanti anche per altri ambiti, a cominciare da tutte quelle situazioni lavorative che provocano uno stress fisico».
In questo laboratorio il Politecnico di Milano mette a frutto tutta la sua esperienza maturata nell’ambito della riabilitazione. In particolare, nel polo di Lecco - in cui il Politecnico è presente dal 1989, si è intessuta una rete di collaborazioni virtuose con il Cnr e con istituti clinici nell’ambito della riabilitazione su spinta dei progetti emblematici di Fondazione Cariplo a partire dal 2004. «A quel tempo abbiamo dato vita al primo progetto nazionale in cui hanno dialogato in maniera collaborativa competenze tecnologiche e mediche» spiega Elena Villa, ricercatrice del Cnr, che ha coordinato l’ultimo progetto, Empatia - capofila Univerlecco - a cui partecipano non solo il polo di Lecco del Politecnico ma anche quello del Cnr e una serie di istituti clinici come l’Irccs Eugenio Medea, l’Irccs Inrca, Fondazione Valduce (Villa Beretta). Il tutto nell’ambito dei progetti emblematici di Fondazione Cariplo e col sostegno di Regione Lombardia. L’obiettivo di questi anni di lavoro è stato arrivare a soluzioni tecnologiche per la riabilitazione che potessero essere utilizzate anche a casa e con il coinvolgimento attivo del paziente. Non a caso hanno partecipato anche che l’Ats Brianza e l’Asst di Lecco, interessate ai possibili sviluppi nei servizi domiciliari per una popolazione sempre più anziana. All’Inrca di Casatenovo sono state messe a punto tecnologie per la riabilitazione dell’apparato respiratorio nelle persone anziane. Infine sono stati condotti studi interdisciplinari nell’ambito dell’età evolutiva. In particolare l’Irccs “Eugenio Medea” ha creato presso la sede di Bosisio Parini un laboratorio di 500 metri quadrati per testare l’efficacia delle migliori tecnologie rivolte a bambini e ragazzi e comprendere gli sviluppi domiciliari.
Tra gli esiti più interessanti del progetto Empatia anche un esoscheletro per l’arto superiore. «Siamo stati contattati dall’Unione Italiana Lotta alla Distrofia muscolare di Lecco e assieme a loro abbiamo messo a punto un prototipo che consente alle persone di muovere il braccio per svolgere movimenti indispensabili per l’autonomia nella vita quotidiana» spiega Alessandra Pedrocchi, professoressa del Politecnico di Milano che lavora al laboratorio interdipartimentale Wearable and Collaborative Robotics di Lecco. La soluzione potrebbe essere utile per la riabilitazione anche ai pazienti colpiti da ictus o da una tetraplegia. Resta però la questione della sostenibilità economica. «Stiamo ragionando su come abbassare il prezzo del prodotto, in particolare dobbiamo tagliare il costo del giunto. Abbiamo un dialogo aperto con un imprenditore del settore robotico. Il nostro obiettivo è arrivare ai pazienti» aggiunge Pedrocchi.
Una delle ambizioni del progetto Empatia è che si creino anche ricadute sul territorio in termini industriali. Processo non immediato ma che vanta qualche precedente, come il guanto robotico Gloreha, frutto della ricerca clinica e diventato un prodotto di successo sul mercato. «Tra il 2007 e il 2008 esploravamo ambiti innovativi e abbiamo iniziato una collaborazione con il Cnr di Lecco e con Villa Beretta a partire dai metalli a memoria di forma» racconta Carlo Seneci, presidente e direttore di Idrogenet, nata dall’iniziativa di 11 aziende del distretto bresciano della meccanica. «Così abbiamo fatto il nostro il progetto e sviluppato un prototipo anche grazie all’Università di Brescia, fino a mettere sul mercato il prodotto una decina di anni fa» aggiunge Seneci. Il guanto robotico permette di muovere la mano e piegare le dita e rieducare il cervello del paziente alla funzionalità anche con sensori e giochi; è pensato per pazienti colpiti da ictus o con lesioni cerebrali da incidente o lesioni spinali. Oggi l’azienda, forte di un team giovane, ha sviluppato anche una serie di prodotti di giochi cognitivi per la riabilitazione neurologica ed esporta il guanto in diversi paesi, dagli Stati Uniti all’Estremo Oriente. Un caso quello di Gloreha che fa ben sperare chi investe nella ricerca per sviluppare prodotti con un impatto sulle vita delle persone.
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