Dacia Maraini: «La memoria ci chiarirà. Ora serve coraggio e razionalità»
Una delle voci più forti, riconosciute, importanti del panorama letterario italiano racconta perché il momento che stiamo vivendo, probabilmente, è più grave e drammatico di quanto sappiamo e come ripartire
di Serena Uccello
2' di lettura
Scrivere, riscrivere. Leggere, rileggere. Il mondo degli scrittori si divide tra quelli che una volta chiusa un'opera sentono quasi l'urgenza esistenziale di “liberarsene” e quelli che invece vivono con la medesima necessità il bisogno di tornare su un testo, due, tre, quattro volte e anche di più. La compiutezza passa attraverso un lavorio intessuto da plurime stesure. Appartiene a questi Dacia Maraini, una delle voci più forti, riconosciute, importanti del panorama letterario italiano. Le sue opere hanno avuto più riconoscimenti e più volte, sono state tradotte all'estero e hanno avuto anche la possibilità di una trasposizione cinematografica. Voce letterariamente autorevole che è presente anche sul fronte dell'impegno sociale e della divulgazione, della formazione.
Con lei è partito il viaggio di Restart! Riavvia la cultura, la maratona organizzata da IL con la collaborazione di Radio 24 per raccontare le strade della ripartenza, per provare a superare quanto stiamo vivendo, ovvero una seconda volta carica di affanno, intercettando le secondo volte rigeneranti, quelle che segnano una rinascita.
Dice: «Per me ogni volta, è la seconda volta. Io torno sempre sopra sulle cose che scrivo e non solo la seconda volta ma anche la terza, la quarta, la quinta. Direi che questa è proprio il modo di lavoro».
Ma se questi sono ritorni fondamentali e anzi cercati, la “seconda volta” che stiamo collettivamente è invece una seconda volta che è come tornare a un passato doloroso. «Il momento che stiamo vivendo probabilmente è più grave e drammatico di quanto sappiamo. La memoria ci chiarirà, ora viviamo nella confusione. Una confusione dovuta al fatto che non conosciamo nulla di questo virus. E questa incertezza in cui siamo crea angoscia».
Un momento che deve darci una nuova consapevolezza, perché «io temo – prosegue - che noi in futuro affronteremo altre pandemie. Che l'esperienza che stiamo facendo oggi con il Covid potrebbe non essere l'ultima».
La causa? Noi. «Stiamo distruggendo il nostro pianeta, lo stiamo cospargendo di plastica, stiamo prosciugandolo delle sue ricchezze naturali. E' da tempo che sappiamo che occorre cambiare il nostro stile di vita, fare dei sacrifici, modificare il nostro atteggiamento predatorio nei confronti del pianeta. E visto che non abbiamo cambiato noi atteggiamento, la natura ci pensa lei a farci cambiare, e ci castiga violentemente».
Va meglio ai giovani: «I giovani lo sanno bene che non si torna come prima, i giovani lo sentono perché è il loro futuro. E non c'è solo Greta, è una sensibilità diffusa. Non si può nascondere la testa sotto la sabbia, non si può sognare che tutto tornerà come prima. Perché non si torna indietro».
Ma se in questo fase ci sono mondi che molto stanno perdendo, il riferimento è al teatro, all'arte nei musei, e naturalmente alla scuola, forse un aspetto positivo sono i cambiamenti relativi al modo di lavorare. «Moltissime aziende e uffici hanno imparato che lavorare da remoto si può e che questo sistema fa risparmiare in inquinamento, in traffico, in viaggi».
Questa pandemia porterà dei grandi cambiamenti che come tali hanno risvolti negativi e positivi che bisogna affrontare nella loro complessità «con razionalità e coraggio, senza nascondere la testa sotto la sabbia o sognare cose assurde» .
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