Dal Gemelli di Roma allo Ieo di Milano: le top ten nella cura di cinque tumori
Le classifiche delle strutture che fanno più volumi di cure, un parametro che rappresenta un indicatore di sicurezza, affidabilità e qualità delle prestazioni.
di Marzio Bartoloni
I punti chiave
5' di lettura
Dal Gemelli di Roma all’istituto europeo di oncologia di Milano (Ieo), dallo Humanitas di Rozzano al Careggi di Firenze. Sono alcuni degli ospedali più presenti nelle top ten delle strutture che fanno più volumi di cure, un parametro - quello del numero di interventi all’anno di chirurgia oncologica - che rappresenta secondo gli addetti ai lavori un indicatore di sicurezza, affidabilità e qualità delle prestazioni. La mappa «Dove mi curo» per cinque tumori tra i più diffusi (mammella, polmone, stomaco, colon e prostata) è stata presentata dalla Rete oncologica pazienti Italia (Ropi) al ministro della Salute Orazio Schillaci e si basa sui dati ufficiali dell’Agenas (l’Agenzia per i servizi sanitari regionali). Nelle cinque “classifiche” il Centro Nord è molto più avanti, mentre solo il 10% delle strutture è del Sud.
Obiettivo: conoscere i centri con più volumi di attività
La fotografia scattata da Ropi evidenzia un primo dato positivo e cioè la riduzione dell'11% dei luoghi di cura in cui si eseguono un volume sotto soglia di operazioni chirurgiche contro i tumori in un periodo che va dal 2017 al 2021. Tuttavia in Italia più di un intervento di chirurgia oncologica su quattro (il 26%) avviene ancora in strutture che non raggiungono i cosiddetti “volumi soglia”, cioè i in cui il bisturi viene utilizzato un numero troppo basso di volte. Per il tumore della mammella, ad esempio, il valore soglia minimo è di 150 interventi l'anno. Significa che al di sotto il centro non è in grado di offrire le medesime sicurezza e qualità degli esiti dei centri con interventi sopra la soglia prevista. L'obiettivo del progetto è quello di offrire a cittadini e pazienti una modalità semplificata e più consapevole per conoscere i centri a più alto volume di attività chirurgica oncologica . «La scelta del luogo di cura – spiega Stefania Gori, Presidente Ropi e di Aigom (Associazione gruppi oncologici multidisciplinari) – può fare la differenza nel trattamento dei tumori. I dati della letteratura scientifica confermano una forte associazione tra volumi di attività chirurgica più alti e i migliori esiti delle cure oncologiche».
Milano e Roma al top per i tumori a polmone e mammella
Nelle prime due top ten - quella della chirurgia per i tumori alla mammella e per il polmone - sono rispettivamente 6 e 5 gli ospedali del Nord, 3 e 4 quelli del Centro e solo 1 per entrambe le classifiche quelli del Sud. Per il tumore alla mammella il valore soglia che le strutture sanitarie dovrebbero rispettare per garantire più sicurezza e qualità è come detto di 150 interventi l’anno. A guidare questa top ten è lo Ieo di Milano con 2716 interventi l’anno seguito dal Gemelli di Roma (1208), al terzo posto lo Humanitas di Rozzano (1031). A seguire con soglie tra quasi 900 e 700 interventi l’anno ci sono: l’Istituto tumori di Milano, il Careggi di Furenze, il Bellaria di Bologna, il Sant’Anna di Torino, lo Humanitas di Catania, lo Iov di Padova e infine l’Aou pisana. Per quanto riguarda il tumore al polmone il valore soglia è 50 qui la top ten per volumi di attività è guidata da S.Andra di Roma (504), Ieo di Milano (489) e Gemelli sempre di Roma (373). Tra le altre sette posizioni Careggi di Firenze, Aou di Padova, Humanitas di Rozzano, Istituto tumori Milano, S.Orsola di Bologna, Aou Pisana e Monaldi di Napoli.
Il Gemelli guida le classifiche per i tumori a colon e stomaco
Il valore soglia minimo come numero di interventi per lo stomaco è 20 mentre per il colon è 50. A guidare la top ten per entrambi i tumori degli ospedali con più volumi di attività c’è sempre il Gemelli di Roma. Ma è il Nord ad avere più ospedali in classifica - rispettivamente 6 per lo stomaco e 5 per il colon -, seguita da Centro con 4 e 3 ospedali, mentre il Sud è presente con 2 ospedali solo nella top ten della chirurgia al colon. Nella “classifica” del tumore allo stomaco dopo il Gemelli (117) ci sono il San Raffaele di Milano (91) e le Molnette di Torino (85) e poi Verona Borgo Trento, Aou Pisana, il Sant’Orsola di Bologna, lo Ieo di Milano, il Careggi di Firenze, l’ospedale di Forlì e quello della Misericordia di Grosseto. Per il colon dopo il Gemelli di Roma (446), il Sant’Orsola di Bologna (318) , l’Aou Pisana (301), il Policlinico di Bari, l’Aou Padovana, il Careggi di Firenze, l’Istituto tumori di Milano, il Policlinico San Martino di Genova, l’ospedale di Tricase (Lecce) e le Molinette di Torino.
Careggi e Ieo di Milano al top per tumori alla prostata
Infine per il tumore alla prostata - che in Italia è il più diffuso nella popolazione maschile e rappresenta quasi il 20% di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo - a guidare la classifica ci sono il Careggi di Firenze e lo Ieo di Milano. Anche qui il valore soglia minimo indicato è di almeno 50 interventi l’anno. Nella top ten delle strutture sanitarie che usano di più il bisturi ci sono 6 regioni del Nord, 2 del Centro e una sola del Sud. Eccole: Careggi di Firenze (621), Ieo di Milano (505), Casa di cura Pederzoli a Peschiera del Garda (367) e poi San Raffaele di Milano, Sant’Orsola di Bologna, ospedale di Acquaviva delle Fonti, ospedale San Luigi di Orbassano, Humanitas di Rozzano, Istituto Regina Elena di Roma e infine l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.
Resta ancora alto il gap tra Nord e Sud
Nella mappa aggiornata resta dunque forte il gap regionale: è nelle Regioni settentrionali, infatti, che si garantisce il superamento dei volumi soglia per gli interventi su tutte, o quasi tutte, le 17 patologie oncologiche considerate dal database della Ropi. Al Sud, invece, solo 3 Regioni si avvicinano a coprire tutte le principali patologie nella top ten nazionale: Sicilia, Campania e Puglia. E poi si nota l'assenza di strutture del Sud nelle prime 10 posizioni per la chirurgia del tumore allo stomaco. Questo, afferma Fabrizio Nicolis, consigliere Ropi e coordinatore del progetto, «non significa affatto che al Sud non ci siano per tutte le patologie centri che operano oltre la soglia prevista. Ma resta un dato indicativo del permanere di una differenza rilevante a livello regionale». Anche il ministro Schillaci è tornato sui gap regionali: «Il senso di questa iniziativa è ribadire l'importanza delle cure, delle cure per tutti, dell'attenzione che bisogna avere per i cittadini nel cercare di superare le questioni annose della differenza territoriale nell'applicazione dei servizi. Su questo c'è tutta la nostra attenzione». Nella nuova mappa sono evidenti anche gli effetti dell'emergenza Covid-19. Nel 2020 infatti si segnala un drastico calo degli interventi chirurgici oncologici: dalle 204.380 operazioni nel 2019 si è passati a 186.122 interventi nel 2020. Nel 2021 il numero è in ripresa con 199.871 interventi totali.
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