Dal Gottardo a Ginevra, la valle del Rodano a due ruote tra ghiacciai e vigneti
La Ciclovia del Rodano porta dalla vetta che disseta l’Europa al lago Lemano passando per antiche strade romane, terrazzamenti patrimonio dell’Unesco e il museo di Charlot
di Manlio Pisu
6' di lettura
Dal ghiacciaio alpino sul massiccio del Gottardo, nel cuore della Svizzera, fino ai filari pettinatissimi dei vigneti sui pendii intorno al Lago di Ginevra, dove luce e colori offrono un anticipo di Mediterraneo: la Ciclovia del Rodano non è soltanto un itinerario cicloturistico bellissimo e molto vario.
È di più. È anche un breve trattato di glaciologia, che ci fa toccare con mano il fenomeno dell'estinzione sempre più rapida dei ghiacci un tempo definiti “eterni”. Al tempo stesso è un parametro di riferimento per la progettazione e la realizzazione di piste ciclabili, visto che si avvicina molto alla perfezione del paradigma ideale delle ciclovie.
Tra le sorgenti che dissetano l’Europa
Se vi piace il cicloturismo e volete farvi un bel regalo, la Valle del Rodano è il posto giusto. Punto di partenza Andermatt, stazione sciistica nel cantone di Uri (Svizzera tedesca) alle pendici del Gottardo, facilmente raggiungibile in treno+bici da Milano e dal NordItalia.
Per dare un'idea di che cosa rappresenti il Gottardo dal punto di vista dell'approvigionamento idrico per milioni di europei tra Svizzera, Italia, Germania, Francia e Paesi Bassi basti dire che qui, nel giro di pochi chilometri quadrati, sulle vette del massiccio, nascono tre fra i principali fiumi d'Europa: il Reno, il Rodano e il Ticino, maggiore affluente del Po.
Da Andermatt due strade portano rispettivamente al Passo Oberalp e al Passo Furka. Sul valico dell'Oberalp un laghetto alpino formato dallo scioglimento dei ghiacciai dà vita ad un emissario che dapprima si presenta come minuscolo ruscello attraversabile con un salto, ma che ben presto si rivela nell'aspetto possente del Reno, il fiume sacro della mitologia nibelungica che si dirige verso il Mare del Nord.
Sotto il Passo Furka, a 2.350 metri di altezza, una lingua di ghiacciaio genera, invece, il Rodano, che scorre verso Sud e dopo aver bagnato Lione, Arles e Avignone sfocia nella Camargue sulla costa francese del Mediterraneo. A poca distanza da lì c'è anche la sorgente del Ticino, che porta le sue acque all'Adriatico, confluendo nel Po.
L'Eldorado delle due ruote
Lungo queste grandi vie d'acqua naturali gli svizzeri hanno costruito ciclovie di eccellenza, che si impongono a livello internazionale come standard qualitativo per il settore. La numero uno è la Ciclovia del Rodano (Eurovelo 17 nella classificazione Ue). La numero due è, invece, la Ciclovia del Reno.
Su tutta la fittissima rete di ciclabili della Confederazione Elvetica la segnaletica è pressoché perfetta. Così come è perfetto il sito web su cui è possibile trovare in più lingue, compreso l'italiano, ogni informazione utile: dalla descrizione dell'itinerario alle tracce Gps, affidabili e aggiornate. Insomma un Eldorado per il cicloviaggiatore italiano, abituato a sentirsi abbandonato a se stesso.
A fronte di questi vantaggi si impone, però, un'avvertenza: per chi viene dall'Italia e paga in euro tutto in Svizzera (alberghi, ristoranti, trasporti) è davvero molto, molto caro.
La scorciatoia taglia-fatica
Chi voglia risparmiarsi la fatica dei mille metri di dislivello in salita da Andermatt al Furka può optare per una corriera che due volte al giorno sale dal paese al valico. Da Andermatt alla foce in Camargue la Ciclovia è lunga 950 chilometri, di cui poco più di 350 in Svizzera e i rimanenti in Francia.
Il tratto in territorio elvetico, al netto dell'ascesa sul Furka, ha dislivelli contenuti (circa 1.200 metri di dislivello in salita); è in massima parte pianeggiante ed è quindi adatto anche per ciclisti poco esperti. Di tappa in tappa è utile monitorare il sito, che per i pochissimi tratti su strade trafficate indica l'alternativa di treno o battello.
Mistero e sacralità del Rodano
Sotto il Furka la prima meraviglia: la sorgente del Rodano. A partire dal 2000 il processo di scioglimento dell'omonimo ghiacciaio ha subito una forte accelerazione, assottigliando e restringendo il mantello. Ciò nonostante si può ammirare (ma ancora per quanto?) lo spettacolo del fiume che nasce come impetuoso torrente di montagna. È uno spettacolo che lascia ammutoliti e che ha una sua componente di mistero e di sacralità.
A Gletsch, poco sotto, il Rodano ha già cambiato aspetto. È un giovanotto nel pieno delle sue forze. Da Oberwald in poi inizia la ciclabile su itinerario protetto, che segue il corso del fiume, toccando borghi di pregio, come Niederwald, 45 residenti e tante casette in legno di larice annerito dal tempo.
Dopo qualche salita e un breve tratto nel bosco attraverso la gola di Binnaschlucht, in cui i meno esperti proseguiranno a spinta, il percorso scende verso Brig. La città deve la sua prosperità alla posizione strategica sulla strada che dalla Valle del Rodano sale al Passo del Sempione e da lì entra in Italia.
A Brig Kaspar Stockalper costruì nel Seicento il suo piccolo impero e il suo bellissimo castello grazie al commercio del sale, che fece di lui uno degli uomini più ricchi del suo tempo.
Tra Rilke, De Bello Gallico e Francigena
Poco dopo Brig la ciclovia passa per Raron, il piccolo villaggio che incantò il poeta Rainer Maria Rilke al punto che poco prima di morire (1926) lo scelse come luogo di sepoltura. Appoggiata ai muri della chiesetta di San Michele, sulla rupe che sovrasta il borgo, i suoi ammiratori trovano oggi una tomba disadorna e una croce di legno.
Il percorso scivola poi dolcemente in un falso piano in discesa verso Martigny, l'antica Octodurus, un castrum romano fondato nel II secolo a. C. dai legionari di Giulio Cesare durante la campagna per la conquista militare della Gallia.
Di quel passato, narrato da Cesare nel suo De Bello Gallico, restano poche vestigia, tra cui un anfiteatro (mal restaurato) e il basolato romano dell'antica Via delle Gallie, la strada che dalla Pianura Padana portava ad Aosta, avamposto ai piedi delle Alpi, e poi – superato il passo del Colle del Gran San Bernardo (2.500 metri) – ad Octodurus.
Qui la Rhone-Route incrocia l'antica Via Francigena, la strada percorsa nel Medio Evo dai pellegrini diretti a Roma. Chi vuole può cimentarsi con il Gran San Bernardo (disponibile un servizio di corriera), arrivare al valico e al termine di una discesa mozzafiato raggiungere Aosta con le sue splendide rovine romane.
Un anticipo di Mediterraneo
Da Martigny la pedalata è facile e veloce tra i ridenti vigneti del Vallese, che decorano i fianchi della Valle del Rodano. Poi - dopo San Maurice con la sua bella abbazia sulla Francigena - la valle si allarga e si apre verso il Lago Lemano o Lago di Ginevra. Gli abeti e i larici di montagna sono ormai soltanto un ricordo. La vegetazione mediterranea prende il sopravvento.
In rapida successione si passa attraverso le stazioni turistiche della Belle Epoque con i loro magnifici alberghi affacciati sul lago. Tra queste Montreux e Vevey, quartier generale della Nestlé, la multinazionale svizzera dell'alimentare, ma anche “buen retiro” di Charlie Chaplin.
Il grande Charlot trascorse qui gli ultimi vent'anni della sua vita per sfuggire alla caccia alle streghe del maccartismo imperante negli Stati Uniti, che lo aveva messo al bando per presunte accuse di filo-comunismo. Oggi la sua casa ospita un museo che raccoglie le testimonianze di uno dei più grandi protagonisti del cinema.
L'incanto dei vigneti del Lavaux
Uscendo da Vevey, ci aspetta uno dei tratti paesaggisticamente più gratificanti di questo viaggio: i vigneti del Lavaux, un distretto vitivinicolo dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità. I vignaroli locali hanno terrazzato i pendii dei monti che si gettano nel lago, sfruttando ogni metro quadrato. I vigneti formano un manto verde curato e ben pettinato.
Pur essendo in mezzo alle Alpi, i panorami evocano quelli delle Cinque Terre in Liguria. Prendetevi una pausa in una delle tante locande incantevoli e, meteo permettendo, rinfrescatevi con un bagno nel lago.
Con il Lavaux ormai alle spalle, Losanna è a un tiro di schioppo. La cittadina offre un centro storico piccolo, ma grazioso. La ciclabile passa davanti alla sede del Comitato Olimpico internazionale.
Ancora uno sforzo e siamo a Ginevra, una metropoli in miniatura, adagiata sul lago, vivace, ricchissima e multietnica anche grazie alla presenza di vari organismi internazionali, tra cui la sede europea dell'Onu, il Cern, le Organizzazioni mondiali per il commercio (Wto), per la sanità (Who), per il lavoro (Ilo).
Dopo Ginevra il Rodano, che è immissario ed emissario del Lago Lemano, saluta la Svizzera ed entra in territorio francese. Se avete ancora tempo e forza nelle gambe, potete regalarvi Arles, Avignone e la Camargue. Buona pedalata!
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