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Dall’idrogeno all’ambiente, la bussola è la specializzazione

Nel documento del Piemonte 115 progetti per oltre 13 miliardi: dai progetti chiave per l'industria come il Manufacturing Center e la Città dell'Aerospazio fino alla transizione green

di Filomena Greco

Il Manufacturing Technology e Competence Center (Mtcc) di Mirafiori parte dal Competence center del Politecnico di Torino e punta a creare un hub, aperto a centri di ricerca, start up, grandi aziende e Pmi, focalizzato sulla manifattura 4.0

5' di lettura

Accelerare sulle tecnologie dell’idrogeno grazie al progetto della Hydrogen Valley, insistere sulle specializzazioni produttive grazie ai poli di innovazione e lavorare per migliorare la gestione delle risorse naturali, dei rifiuti, in chiave Circular Economy, e combattere il dissesto idrtogeologico. Sono alcuni dei progetti contenuti nel Recovery Plan dalla Regione Piemonte. Un “libro dei desideri” che vale 13 miliardi e conta 115 progetti. Tra questi alcuni cavalli di battaglia – dal Manufacturing Technology and Competence Center alla Città dell’Aerospazio – inseriti anche nel piano destinato al rilancio di Torino come area di crisi complessa. E un peso importante riconosciuto ad ambiente e transizione ecologica, capitolo che di fatto esprime oltre la metà del valore dell’intero Piano. Il documento è stato inviato al Governo un mese fa e ora si tratterà di capire quali delle proposte arrivate dai territori saranno inserite nel piano italiano per utilizzare i fondi europei. Al netto delle turbolenze politiche emerse a Bruxelles.

Progetti strategici
Nel settore dello sviluppo del settore produttivo, capitolo che vale oltre 736 milioni, resta in primo piano il Manufacturing Technology e Competence Center (Mtcc) di Mirafiori, progetto strategico molto caro al mondo industriale, che parte dal Competence center del Politecnico di Torino e punta a creare un hub, aperto a centri di ricerca, start up, grandi aziende e Pmi, focalizzato sulla manifattura 4.0. Accanto alla Città dell’Aerospazio, polo destinato all’area di corso Marche da realizzare in collaborazione con Leonardo. Due interventi classificati come cantierabili dalla Regione e destinatari di risorse per 110 milioni. Altri 30 milioni secondo la proposta di Piazza Castello sarebbero da destinare al futuro Istituto italiano dell’Intelligenza artificiale. «Il Recovery Plan potrebbe essere la chiave di svolta per dare un impulso decisivo al quadro strategico dell’Area di Crisi Complessa» commenta il presidente dell’Unione industriale di Torino Giorgio Marsiaj. «Vorremmo – aggiunge – che questi due Poli diventassero in tempi molto brevi un esempio virtuoso di ecosistemi tecnologici, in cui la ricerca avanzata e precompetitiva possa essere sviluppata con una stretta sinergia tra pubblico e privato».

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Al Piemonte potrebbe spettare una quota compresa tra gli 8 e i 9 miliardi. «Il nodo politico – dice l’assessore alle Attività produttive della Giunta Cirio, Andrea Tronzano – riguarda chi dovrà gestire questa partita e se ci sarà un coinvolgimento dei territori. Noi abbiamo risposto alla call del Governo e abbiamo presentato la nostra proposta». A fare da cornice agli interventi previsti per sviluppo e industria è il piano competitività a cui la Regione ha lavorato nei mesi scorsi, parzialmente bloccato dall’emergenza sanitaria. «Abbiamo individuato tra i nostri punti di forza una filiera dell’artigianato molto vivace, la presenza di industrie ad alto valore tecnologico e un forte settore agroalimentare ed enogastronomico, poli universitari di eccellenza e propensione all’export e all’investimento su ricerca e innovazione – spiega l’assessore – da qui siamo partiti per focalizzare una serie di interventi a sostegno del tessuto produttivo, capaci di migliorare alcuni gap come le dimensioni aziendali limitate e una certa fragilità finanziaria».

Spingere sulla specializzazione produttiva è una delle chiavi di lettura principali per la parte del documento destinata al mondo produttivo. «Stiamo ragionando su una mole di risorse significativa – commenta il presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay – che rendono strategico questo momento storico. Il documento ha recepito le richieste del mondo produttivo valorizzando progetti molto specifici come Biella Green Deal City Fashion per il polo tessile di Biella o Ico Valley per l’area del Canavese. Questa attenzione, affiancata all’impegno a favore dei processi di digitalizzazione con ad esempio gli Accordi di innovazione, promette di trasformare queste policy in azione concreta».

L’attrattività del territorio
Il Piemonte scommette su una seconda tranche di progetti sul modello dei Contratti di sviluppo basati sul cofinanziamento del Mise. E apre alla possibilità di introdurre gli Accordi di innovazione, di fatto strumenti per favorire la specializzazione delle filiere produttive, all’interno dei Poli di innovazione individuati sul territorio, dall’Automotive all’aerospazio alla meccatronica fino all’Agroalimentare. La Regione ci riprova anche con gli strumenti per attrarre gli investimenti come i Contratti di insediamento.

«Capitale umano, digitalizzazione, green ed economia circolare rappresentano le parole d’ordine per realizzare i futuri interventi, in coerenza con la strategia europea – spiega Tronzano – e siamo convinti che la specializzazione in settori ad alta produttività sia fondamentale per il Piemonte e possa rendere il territorio competivo». L’obiettivo è intercettare la spinta verso i nuovi assetti di filiere e linee di produzione e proporre il Piemonte come area appetibile nella logica della “Second Source”, area produttiva di appoggio per gruppi o multinazionali.

Hydrogen Valley
Tra le idee più promettenti e suggestive c’è il progetto denominato Valle dell’idrogeno (Hydrogen Valley), con una dotazione potenziale compresa tra i 130 e i 150 milioni. La proposta in realtà si inserisce nel quadro del Piano Nazionale sull’idrogeno e prova a definire un percorso tutto piemontese – territorio ad elevata vocazione industriale – per accelerare lo sviluppo delle tecnologie basate sull’idrogeno nel settore della mobilità, rispondendo così a due esigenze. Da un lato contrastare le emissioni in atmosfera in un’area pesantemente condizionata dai problemi legati alla qualità dell’aria, dall’altro supportare la competitività del sistema industriale, dall’automotive all’aerospazio, che vede nelle tecnologie dell’idrogeno (fuel cells) un’opportunità molto rilevante. L’idea, spiega l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati, è di creare una filiera dell’idrogeno, a partire dal trasporto pubblico, con un parco tecnologico per la ricerca. «Guardiamo alla transizione tecnologica nel settore dei carburanti – aggiunge – che avverrà nei prossimi dieci anni».

Il dissesto idrogeologico
In tema ambientale l’approccio del Recovery Plan modulato in chiave piemontese registra un doppio approccio: da un lato il tema del dissesto idrogeologico (2,3 miliardi ndi risorse stimate), vera e propria emergenza dopo i numerosi eventi alluvionali registrati negli anni scorsi, dall’altro il tema della riconversione green, per un totale di interventi e misure pari a quasi 8 miliardi.

In questa cornice, grande attenzione viene riservata ad esempio al ciclo dei rifiuti, in particolare al rafforzamento degli impianti, per valorizzare i rifiuti differenziati, e alla gestione dei fanghi da depurazione: «Abbiamo grandi quantità di materiale – spiega l’assessore Marnati – e potenziando i depuratori e costruendo una rete di impianti possiamo spingere per riutilizzare una parte dei fanghi depurati in agricoltura e la componente con metalli invece, grazie a un progetto sperimentale con il Politecnico, può essere essiccata e diventare carburante». La crescita della raccolta differenziata, argomenta Marnati, deve trovare sfogo in una dotazione di impianti adeguata così da avere ricadute positive sul Pil.

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