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Dalla calabrese Nido di Seta i fili pregiati per i tessuti di Gucci

La cooperativa agricola di San Floro ha stretto un accordo di collaborazione con la griffe per la quale ha ampliato l’allevamento di bachi utilizzando le pratiche locali che risalgono a molti secoli fa

di Donata Marrazzo

“Salita al bosco”: i bachi aggrappati alle raggiere sono diventati bozzoli

2' di lettura

Non è solo un filo, per quanto pregiato come è la seta. È stata innanzitutto una sfida: tornare in Calabria e fare impresa, ripartendo dalla terra. Miriam Pugliese, Domenico Vivino e Giovanna Bagnato, originari di San Floro, in provincia di Catanzaro, hanno girato l’Europa, peregrinato per l’Italia, preso lauree e specializzazioni (turismo, arte, sociologia dei consumi), per poi rientrare in Calabria con un’idea. Ricostruire la filiera della seta, in un territorio che già nel ‘400 coltivava gelsi, allevava bachi di razza indigena e produceva filati e tessuti lavorati al telaio, per abiti, paramenti e damaschi.

I tre giovani imprenditori hanno rifatto esattamente lo stesso percorso: sono partiti da un gelseto in un terreno di famiglia, 5 ettari e tremila alberi, hanno reintrodotto i bachi da seta, li hanno allevati e dipanati. Il risultato, ottenuto praticando anche tecniche non convenzionali apprese da filatori thailandesi, indiani, messicani, e utilizzando macchinari innovativi, è stato sorprendente: «Un filo omogeneo, continuo, sottile come un capello, che ha attirato l'industria del lusso», spiega Miriam Pugliese.

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Così, la divisione Equilibrium della maison Gucci, impegnata nel cambiamento del pianeta, ha bussato alle porte di Nido di seta, la cooperativa agricola dei sericoltori di San Floro. È partita una fitta collaborazione e qualche settimana fa l'annuncio: «Nido di Seta sta sviluppando una filiera di allevamento della seta che consentirà a Gucci di produrre le sue prime sciarpe con fili di seta provenienti da pratiche agricole biologiche locali». Un'iniziativa che si articola sul territorio: «Gucci sarà anche in grado di seguire l'espansione degli agricoltori coinvolti, promuovendo la produzione rigenerativa della seta e riportando in vita la filiera della seta abbandonata nella regione». Con ricadute positive sull'ambiente: «La piantumazione degli alberi di gelso migliora le condizioni del suolo e aumenta la sua capacità di immagazzinare carbonio dall'atmosfera».Un exploit inaspettato per Nido di seta, che in pochi anni è diventata un punto di riferimento per chi lavora nel settore, con un museo e un'Academy frequentata da sericoltori di tutto il mondo: nel 2023 sarà varato un progetto pilota per rilanciare in Italia la bachicoltura. E la Calabria potrebbe diventare territorio d'elezione.

Lo scorso anno, a valorizzare la filiera agrotessile è stata Fendi: con il progetto “Han to hand” ha realizzato nella fabbrica dei Bossio, a Calopezzati, in tessuto locale di ginestra, l'iconica borsa Baguette, disegnata nel 1997 dalla direttrice creativa Silvia Venturini Fendi.

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