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La prima zona rossa di Codogno è ormai un pallido ricordo. Con la lodigiana Mta, tra i big globali della componentistica elettronica per auto, in grado di rialzare subito la testa. Arrivando ora oltre i 270 milioni di ricavi, il 40% al di là dei livelli pre-Covid. «Sono stati anni complessi - spiega l’ad Antonio Falchetti - perché alla pandemia si sono aggiunte per noi la crisi dei chip, il blocco delle supply chain, persino lo stop contemporaneo di tre nostri fornitori di rame tedeschi, tutti fermati da un’alluvione. Siamo però stati in grado di reagire e credo che alla fine del 2023 arriveremo anche oltre i 300 milioni». Il gruppo, forte di otto stabilimenti nel mondo e quasi 2mila addetti, di cui 850 in Italia (rispetto al 2019 ci sono oltre 300 risorse in più a livello globale) , fornisce sistemi elettronici in gran parte diretti al settore auto, che nonostante le difficoltà continua a crescere, seppure in modalità diversa rispetto al passato. «La domanda è molto più erratica, perché i produttori ormai adattano la produzione secondo la disponibilità dei componenti. Così, gli ordini cambiano di continuo. Ad ogni modo, l’elettronica nelle auto è sempre più pervasiva e il contenuto in euro per singola vettura tende a crescere: in alcuni casi, per i modelli di fascia alta, parliamo anche di 1500 euro per unità». Mta punta ora a crescere anche nella trazione elettrica, l’acquisizione di Edn nel 2021 (elettronica di potenza e caricabatterie) è stato un passo chiave in questa direzione.
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