City Break

Dalle piazze agli hotel, il cuore antico di Madrid riparte più verde e lussuoso

Riaperta dopo anni di lavori l’iconica Plaza de España, mentre lo storico Hotel Ritz è capofila dell’ondata di restauri dell’hotellerie di lusso

di Stefano Salis

4' di lettura

Una sequela impressionante di decori luminosi, alberi, sfavillanti colori e stelle luccicanti: Madrid, sotto le feste, dà, ed è, al suo meglio, e la fiumana di persone che sciama per il centro (almeno finché la pandemia lo permette), rendendo impraticabile la Gran Vía, in attesa che la Puerta del Sol chiuda come sempre le festività con il conto alla rovescia di fine anno, testimonia la fenomenale voglia di vivere e rialzarsi della capitale spagnola. Città che sale, Madrid, e che si prepara a mettere la freccia sulla concorrente-rivale Barcellona non solo in campo calcistico, dopo anni di dominio mediatico catalano: la scena degli alberghi, delle ristrutturazioni urbanistiche e della apertura di nuovi iconici punti segna una serie di condizioni ideali che pongono la capitale come uno dei luoghi dove essere nel 2022, sempre, speriamo, che si viaggi in tranquillità.

I pedoni sono tornati in Plaza de España

Poco più di un mese fa, c’erano tutti, i madrileni, accanto al sindaco, per la riapertura, dopo oltre due anni e mezzo di lavori, della Plaza de España. Un enclave iconico e molto amato dai cittadini: splendore recuperato (con una nuova fontana) per avvicinare ancora di più il popolo dei turisti. Più verde, più sostenibile e finalmente accessibile, con i pedoni assoluti protagonisti, la Plaza, al culmine della Gran Vía, permetterà il collegamento tra gli spazi pubblici della zona tra cui Plaza de Oriente, i Giardini di Sabatini, il Campo del Moro, finora un po’ troppo isolati.

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Turismo e tradizione (rinnovata) sono, sembra, le parole d’ordine per un 2021 che chiude all’insegna delle riaperture, almeno per quanto riguarda l’hotellerie di lusso della città. E se il Four Seasons Madrid (primo della catena in Spagna) ha aperto in città rivitalizzando un intero, centralissimo, isolato e il bellissimo Palazzo Santo Mauro (gruppo Marriott) rispolvera un nobile edificio del quartiere Chamberi, la riscossa vera è partita questa primavera con la riapertura dell’hotel più iconico e mitico della “vecchia” Madrid, il Ritz, oggi di proprietà, e tra le perle, del gruppo Mandarin Oriental.

La lunga storia del Ritz

Si è trattato di una rinascita in pieno stile: nei due anni di Covid, il Ritz ha potuto lavorare a ridefinire la sua offerta, ridiventando un punto di riferimento di una clientela internazionale abituata al lusso vecchio stile ma attratta da tutte le comodità contemporanee: come alle origini, del resto. Il Ritz di Madrid infatti nacque per alloggiare i blasonati ospiti di un matrimonio regale: e fu proprio Alfonso XIII a coinvolgere direttamente per il progetto e la direzione César Ritz, per dare a Madrid un hotel di nome paragonabile, se non migliore, di quelli delle altre capitali europee. Aperto nel 1910, oggi il Mandarin lo ha sottoposto al più importante restauro della sua secolare storia. Il risultato è eccellente. Lo stile Belle Époque dell’edificio originale è stato rispettato nel restyling dell’architetto spagnolo Rafael de La-Hoz (che ha ricavato anche una piscina coperta e spa nel sottosuolo) mentre i designer francesi Gilles & Boissier, tra i più acclamati decoratori e progettisti d’interni di hotel e ristoranti del momento (con collaborazioni e firma in tutto il mondo) hanno pensato agli interni.

Il Ritz rinnovato è una certezza: 153 camere (con 53 suite), dotate di tutti i (veri) lussi: non inutili e impressionanti gadget, ma situazioni e oggetti pensati per rendere indimenticabile il soggiorno. Costa, certo, ma ne vale la pena. I dettagli sono essenziali, e parlano della cura estrema: e così, per dire, le cloche copri piatto riprendono le cupole esterne dell’edificio, che torreggiano di fuori sul Prado e il Thyssen, i due musei dirimpettai. La spettacolare cupola interna di ferro e cristallo, invece, dopo decenni di copertura è stata finalmente riaperta: e così la colazione inondata di luce e lo champagne bar nel pomeriggio sono i luoghi in cui ritrovarsi appena varcata la spaziosa e artistica lobby. Tutti i ristoranti sono sotto la direzione dal 3 stelle Michelin Quique Dacosta. L’esperienza da Deessa è ottima ma può ancora perfezionarsi, il cocktail bar Pictura molto à la page, il servizio - in tutto l’hotel - pressoché impeccabile.

La bomboniera: il Gran Hotel Inglés

Come, su diversa scala, ma anche qui perfettamente nel mood contemporaneo, è quello del Gran Hotel Inglés: il primo di lusso di Madrid, aperto già nel 1886 nel Barrio de las lettras. Ancora oggi di proprietà familiare, l’hotel è stato completamente ristrutturato, e conta ora solo 48 tra stanze e suite, con un design che riporta echi di Art Deco e consonanze nuovo millennio. La direzione artistica del Rockwell Group ha concepito l’hotel come una bomboniera in pieno centro (si trova nella storica calle Echegaray, già calle del Lobo, da qui il nome del ristorante annesso, Casa Lobo) per contrastare, con stile, le vicine corazzate alberghiere madrilene. E poiché il Gran Hotel Inglés fu il primo albergo di Madrid ad avere il suo ristorante interno, il Casa Lobo oggi cucina ancora pietanze tradizionali madrilene sotto la supervisione del 2 stelle Michelin (con Zaranda) Fernando P. Arellano, mentre al LobByto, tra cocktail, tapas e musica, i giovani (ospiti e non) arrivano apposta per iniziare la serata.

Tappa al leggendario ristorante Lhardy

Ma se poi volete davvero celebrare la tradizione madrilena più autentica, potete girare l’angolo e ritrovarvi al leggendario Lhardy, il ristorante, dicono le guide, senza il quale non si può raccontare Madrid. Nel biennio della pandemia ha sofferto terribilmente e la sua sorte (ha aperto nel 1839) sembrava segnata. Ora viene rilanciato dal Grupo Pescaderías Coruñesas che lo ha rilevato, ha confermato i lavoratori e prova a dargli nuova forza, (ri)partendo dalla storia. Le ricette sono quelle che lo hanno reso celebre. Su tutti il cocìdo, il tipico piatto di Madrid, qui al suo meglio, e, per iniziare, il “consomé Lhardy”, tazza di brodo caldo (disponibile tutto il giorno al bar su strada), magari con Palo Cortado, cioè aggiunta di sherry, per ritrovare i sapori di una città che ha un futuro da protagonista ma non dimentica il suo grande passato.

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