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Dentro la rivoluzione della finanza: Defi e nuovi Business Model

La rivoluzione del Defi sta cambiano i connotati della finanza, è la prima grande espressione del web3.

di Valeria Portale e Jacopo Fracassi*

4' di lettura

La rivoluzione del Defi sta cambiano i connotati della finanza, è la prima grande espressione del web3. La Blockchain, insieme ad altre tecnologie, potrebbe essere alla base della “next web revolution”, ossia il web3, una sorta di web “decentralizzato” che per alcuni sarà la naturale evoluzione dell'attuale web, “centralizzato” e dominato dalle big tech. Da 600 milioni di dollari a gennaio 2020, a 241 miliardi di dollari investiti in queste applicazioni in soli 12 mesi: è questa l'enorme crescita riscontrata dalle applicazioni finanziarie costruite utilizzando tecnologie Blockchain. Il dubbio che attanaglia tutti, esperti e appassionati, è: il Defi sarà l'ennesima bolla o una delle dimostrazioni della rivoluzione portata da questa tecnologia?

Il termine DeFi, abbreviazione che letteralmente corrisponde a “decentralized finance”, fa riferimento all'insieme di applicazioni che sfruttano le piattaforme Blockchain permissionless per la creazione di nuovi prodotti e servizi finanziari. Le caratteristiche della Blockchain permettono a queste applicazioni di abilitare relazioni ed operazioni finanziarie, come ad esempio prestiti o scambi di valute, che vengono svolte avendo come unico intermediario il codice sottostante a queste applicazioni.

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Queste applicazioni hanno cinque caratteristiche peculiari: sono incensurabili, il loro contenuto non è modificabile; sono permissionless, chiunque può crearle e chiunque può utilizzarle; sono trasparenti, il codice è intrinsecamente open source; sono globali, può accedervi chiunque abbia una connessione a internet; sono interoperabili e possono essere combinate tra loro.

Ad oggi, in ambito DeFi troviamo in particolare cinque categorie di applicazioni. Innanzitutto, gli stablecoin: asset digitali emessi su blockchain che godono delle garanzie e delle proprietà tipiche delle criptovalute, ma il cui prezzo è stabilizzato rispetto ad un altro asset di riferimento che può essere ad esempio una moneta fiat, come il dollaro o l'euro. Nel mondo DeFi sono utilizzate come strumento per rappresentare le valute fiat e vengono largamente utilizzate dalle varie applicazioni all'interno di questo ecosistema. Poi, ci sono gli exchange decentralizzati: applicazioni che permettono agli utenti di scambiarsi criptovalute senza dover passare attraverso terze parti, eliminando così i rischi connessi all'utilizzo di enti centrali (ad esempio Uniswap). Ancora, troviamo i servizi per prestare criptovalute e token che creano dei mercati monetari decentralizzati: gli utenti possono depositare token e criptovalute guadagnando un interesse attraverso i prestiti poi richiesti da altri utenti, o in alternativa prenderli in prestito pagando un interesse (ad esempio Compound). E poi le soluzioni che permettono la tokenizzazione di asset finanziari. Questi token derivano il loro valore da altri asset finanziari del mondo reale, come ad esempio l'oro, titoli finanziari o anche altri token e criptovalute (ad esempio Synthetix). Infine, esistono servizi che garantiscono rendimenti agli utenti grazie a strategie ottimizzate. Solitamente si occupano proprio di combinare i servizi di DApp differenti per massimizzare i rendimenti per l'utente.

Continuano tuttavia ad aumentare le soluzioni offerte sul mercato e sempre più token sono scambiati su queste piattaforme. Proprio i token svolgono un ruolo fondamentale all'interno di questi ecosistemi, essi rappresentano infatti un elemento fondamentale per i business model in ambito DeFi. Le varie applicazioni decentralizzate mirano infatti a distribuire il valore generato tra i vari utenti e di conseguenza solitamente non prevedono delle fee di piattaforma per l'utilizzo del servizio. Per questo motivo, molto spesso, vengono rilasciati dei token relativi all'applicazione che danno dei diritti di decidere sulle future evoluzioni della stessa (similmente a quanto avviene con gli shareholders vote). Dalle analisi svolte dall'Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger sulle 100 principali DApp per numero di utenti mensili, è emerso come nel 61% dei casi le DApp remunerino i propri investitori e sviluppatori proprio attraverso un modello di tokenomics. Questo modello consiste nell'emissione di un token sul mercato riservandone una quota per i creatori della DApp e per gli investitori, in modo da trarre profitto dal futuro apprezzamento del token.

Nonostante la costante innovazione attorno a questo ambito, al momento questi sistemi presentano alcuni limiti. Primo tra tutti una scarsa maturità dei servizi offerti e delle piattaforme blockchain che li ospitano, che molto spesso non sono ancora pronte a sostenere alti volumi di transazioni. Per questo motivo stanno nascendo nuovi ecosistemi di DApp su piattaforme diverse, che, a discapito di una minore decentralizzazione, solitamente offrono delle performance migliori in termini di scalabilità e di costi. Poi il miglioramento dell'interfaccia e la maggiore accessibilità per gli utenti, che renderebbe questi servizi più intuitivi e semplici da usare. Infine, sarebbe necessaria una maggiore chiarezza sulla normativa sull'utilizzo di questi strumenti e in generale delle criptovalute.

Anche gli istituti finanziari più tradizionali si stanno avvicinando a questo mondo, Societe Generale, ad esempio, intende utilizzare dei suoi asset finanziari come collaterale per un prestito attraverso l'applicazione decentralizzata Maker.

La finanza decentralizzata prosegue dunque la sua crescita ed evoluzione. Sicuramente nei prossimi mesi potremo vedere nuovi servizi e nuovi attori avvicinarsi a questo ecosistema, in attesa dell'inquadramento legale di questo fenomeno, che, anche se si teme possa frenarne la crescita, in realtà potrebbe definitivamente legittimare questo ambito, favorendo l'avvicinamento degli investitori istituzionali.

*Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger

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