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Destinazione, l’isola: indirizzi ed esperienze nelle più belle e remote d’Italia

Perdersi nella misteriosa Santo Stefano, esplorare Gorgona e il suo vino speciale, visitare gli orti di Sant’Erasmo e seguire i percorsi di Monte Isola sul Lago di Iseo: il piacere di riscoprire le isole italiane

di Federico De Cesare Viola

L’isola di Santo Stefano, nel Lazio

4' di lettura

Sono luoghi del fantasticare, le isole. Piccoli mondi ai confini del mondo dove prendersi cura del tempo. Così irresistibili da suscitare – in ogni inconsapevole discendente di Atlantide – quella benigna afflizione dello spirito che Lawrence Durrell descriveva come «islomania». In Italia ci sono più di 800 diverse e buone ragioni per comprendere appieno il sentimento dello scrittore inglese: isole brade, popolose, lacustri, oniriche, vulcaniche, isole verdi o azzurre, “delle femmine”, vitate, sacre, ventose, isole carcere o isole rifugio. Come erano le Tremiti per Lucio Dalla: davanti a quel mare profondo con cui aveva un legame viscerale, fu capace di comporre la sua canzone più bella.

L’arcipelago pugliese, composto da cinque isole ammantate di leggende diomedee, è solo uno dei tantissimi tesori italiani circondati dalle acque. Ogni isola custodisce un’infinità di storie e fatti curiosi. Ad esempio Santo Stefano, misconosciuta tra le Pontine, poco più di uno scoglio (di difficilissimo approdo) davanti alla più rassicurante Ventotene. Sulla sommità si erge una sorta di allucinazione architettonica: è il carcere circolare realizzato nel 1795 da Francesco Carpi, discepolo di Vanvitelli, secondo i principi del Panopticon, la prigione ideale teorizzata da Jeremy Bentham – metafora del potere onnisciente – in cui un unico sorvegliante poteva vedere tutti i detenuti. Chiuso dal 1965 (nella cella numero 36 fu imprigionato anche il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini) oggi sta finalmente diventando altro: un polo museale e campus per promuovere studi di cittadinanza europea e promozione dei diritti, ma anche la valorizzazione del patrimonio paesaggistico e ambientale.

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Le Tenute Frescobaldi a Gorgona

Di palo in frasca, solo in apparenza: avete mai assaggiato il Gorgona, irresistibile vino bianco da uve vermentino e ansonica? Nasce sull’omonima ultima isola carcere ancora attiva in Europa, nell’arcipelago toscano, dove i detenuti sono impegnati nella viticoltura, in collaborazione con gli enologi di Frescobaldi. A Gorgona è possibile organizzare delle visite guidate, accompagnati dal personale penitenziario, ma senza potersi tuffare in quelle acque cristalline. Per le immersioni si va infatti a Giannutri, isola indolente e speciale, mecca dei subacquei con siti sottomarini con la maggior visibilità al mondo. Non mancano le alternative per trascorrere la notte, come Animosque, B&B dall’attitudine wild e un po' fané.

Monte Isola, nel Lago d’Iseo

Hanno un fascino ancora diverso, e a volte misterioso, le isole lacustri: Monte Isola è la più estesa del continente, si trova in mezzo al Lago d’Iseo ed è ricca di tipicità gastronomiche, soprattutto legate alla pesca. L’isola si può girare a piedi o in bicicletta, alla scoperta di romantici borghi, fino a raggiungere il Santuario della Madonna della Ceriola, a 600 metri di altitudine, da dove godere della vista sul lago e su tutta la Franciacorta. Si mangia bene pieds dans l’eau alla Foresta, con un menu che comprende le sardine essiccate con polenta e una carta dei vini con le migliori etichette Metodo Classico della produzione franciacortina. Per la notte c'è anche Sensole, una curata locanda contemporanea gestita da un brillante team di giovani.

Il cariciofo violetto dell’isola di Sant’Erasmo

A proposito di altre tradizioni isolane: proprio questa seconda domenica di maggio – come consuetudine – si tiene sull’isola di Sant’Erasmo, conosciuta anche come “l’orto di Venezia” per la sua vocazione agricola, la festa del suo prodotto simbolo, il carciofo violetto, tenero e succulento, poco spinoso, dalla tipica forma allungata, la cui stagione va dalle prime “castraure” di inizio marzo agli ultimi esemplari di metà giugno.

Sarebbe impossibile menzionare tutte le isole italiane dalla forte vocazione enogastronomica – dalla sarda Carloforte e il suo pregiato “tonno di corsa” a Procida, nel golfo di Napoli, con le insalate di limone pane e la sua “lingua”, una doppia sfoglia ripiena di crema pasticciera, fino a Pantelleria, orgogliosa della coltivazione della vite ad alberello diventata patrimonio immateriale Unesco.

Salina

Ma è forse Salina a essere diventata la più attrattiva negli ultimi anni. Le ragioni, oltre a una natura benedetta? Alcune destinazioni nella destinazione che mettono insieme un’ospitalità evoluta, una cucina raffinata, creativa e sostenibile, e vini dalla personalità unica, che hanno reso ancora più celebre l’isola verde tra le sette della costellazione delle Eolie. Rispondono alla descrizione Capofaro, locanda di charme immersa tra le vigne di Malvasia dell’azienda Tasca d’Almerita, con una vista indimenticabile su Panarea e Stromboli, e il Signum, il boutique hotel della famiglia Caruso.

Se qui Martina è l’artefice di una cucina poderosa e morbida insieme, capace di esaltare tutte le sfumature e i profumi dell’isola, il fratello Luca, general manager dell’albergo, è ora impegnato, insieme alla compagna Natascia Santandrea, anche con Eolia, progetto vinicolo di nicchia che vuole evidenziare la pluralità di suoli ed espressioni di Salina – attraverso un mosaico di vigne composto da 4 ettari, frazionati in 9 micro appezzamenti ubicati nei comuni di Malfa e Leni, nelle contrade di San Lorenzo e Valdichiesa – e che ha ulteriormente contribuito a elevare il livello qualitativo della produzione locale di Malvasia delle Lipari.

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