Codice della strada

Disabili, contrassegno unico per circolare nelle Ztl e sostare negli spazi riservati

Niente più telefonate per “accreditarsi” o contestazioni quando si viaggia all’estero: anche i disabili italiani potranno avere il contrassegno Ue istituito nel 1998

di Maurizio Caprino

(FOTOGRAMMA)

2' di lettura

Dopo oltre vent’anni di attesa, arriva il contrassegno unico disabili europeo (Cude), che consentirà di circolare in zone a traffico limitato e strade o corsie riservate e di sostare negli spazi dedicati senza dover più “accreditarsi” di volta in volta. E di non avere più problemi all’estero. Giovedì 3 giugno, la Conferenza unificata ha approvato il Dm del ministero delle Infrastrutture che istituisce il contrassegno e la piattaforma informatica nazionale unica che consente il suo funzionamento.

A che cosa serve

Il Cude sostituisce il consueto contrassegno che viene rilasciato a chi è riconosciuto come disabile per circolare anche dove normalmente è vietato agli altri utenti della strada. È personale, nel senso che il suo titolare può utilizzarlo su qualsiasi veicolo abbia a disposizione (anche se deve comunicarne di volta in volta la targa, se vuole evitare che gli arrivino multe per infrazioni rilevate da sistemi automatici).

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Il Codice della strada e il suo Regolamento di esecuzione riconoscono ai titolari del contrassegno la possibilità di circolare nelle zone a traffico limitato e nelle strade o corsie riservate solo agli utenti autorizzati. Si può anche sostare negli spazi dedicati ai disabili, purché non siano riservati a un solo utente (indicato sulla segnaletica con il numero di targa del veicolo che utilizza).

Non è possibile fruire di queste agevolazioni se non si sta effettivamente utilizzando il veicolo per ragioni legate alla mobilità del disabile: questi deve essere a bordo o comunque bisogna dimostrare sul momento che lo si sta assistendo.

La situazione attuale

Ad oggi, c’è solo il contrassegno “comunale”, gestito con modalità che mostrano tutta l’arretratezza della burocrazia italiana. I disabili utilizzarlo facilmente solo nel loro comune di residenza: il contrassegno cartaceo attuale è registrato solo nelle banche dati di quell’amministrazione comunale.

Quindi, chi va in trasferta deve comunicare (preventivamente o a posteriori) il suo nome, gli estremi del suo contrassegno e la targa del veicolo al Comune sul cui territorio si trova a transitare.

Ma è all’estero che ci sono i problemi maggiori: dato che il Cude è previsto da una raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea (la n° 98/376/CE) che risale al 4 giugno 1998, in alcuni Paesi l’attuale contrassegno nazionale non è riconosciuto: le autorità locali sono abituate a operare solo con quello europeo.

L’adozione del Cude da parte dell’Italia è stata finora ostacolata da problemi di privacy e dall’incapacità della pubblica amministrazione di creare una banca dati unica nazionale che riunisca tutti i dati dei disabili autorizzati e con la quale far collegare i Comuni. Ciò ha vanificato anche alcune norme approvate finora nella prospettiva che il nuovo contrassegno fosse utilizzato.

I vantaggi futuri

Quando il Dm entrerà in vigore, saranno i Comuni a verificare direttamente se il transito o la sosta sono autorizzati, a prescindere da dove risiede l’interessato. E i disabili potranno comunicare alla piattaforma le targhe dei veicoli che useranno di volta in volta.

All’estero, esporre il Cude sul veicolo sarà sufficiente per mettere al riparo da contestazioni.

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