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Dubai, dove gli Nft ritrovano fiducia

Gli alti e bassi delle criptovalute non frenano la passione per gli Nft e nella sezione Digitale della fiera sale a 23 il numero delle gallerie

di Maria Adelaide Marchesoni

Refik Anadol-Fondazione Palazzo Strozzi

4' di lettura

Che fine hanno fatto gli Nft? Dopo il picco del 2021 hanno toccato i minimi ma c'è chi sostiene che, complice una ritrovata fiducia, quest'anno torneranno a correre con un rinnovato vigore. A credere in questo potenziale gli Emirati Arabi Uniti secondo quanto indicato in uno studio di Research & Markets. Il mercato degli Nft dovrebbe registrare uno sviluppo fino a 4,7 miliardi di dollari entro il 2028 dai 982,1 milioni di dollari del 2022. Mentre un numero sempre maggiore di Paesi cerca di imporre severe misure di regolamentazione, gli Emirati Arabi Uniti hanno registrato un notevole incremento nell’acquisto, nella vendita e nella creazione di Nft.

Questo interesse è visibile anche Art Dubai (la 15ª edizione dal 1 al 5 marzo) che per il secondo anno propone una sezione dedicata all’arte digitale esaminando il contesto in cui si sono sviluppati gli Nft, le criptovalute, la realtà virtuale fin dagli esordi dell’arte digitale negli anni Ottanta. E quest'anno il numero delle gallerie delle sezione è passato da 15 a 23 con diverse new entry e l'atmosfera che si respira è positiva.

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La disseminazione

Il crollo delle criptovalute ha preoccupato, ma gli esperti indicano che ora si stia attenuando (Ethereum dall'inizio dell'anno è salita del 38% circa) e nella consapevolezza della volatilità delle criptovalute rimangono convinti che ci sia un mercato in crescita per gli Nft d'arte. «Dal boom degli Nft all’inizio del 2021 e dopo il crollo delle criptovalute – afferma Clara Che Wei Peh, curatrice della sezione Digital ad Art Dubai – gli artisti hanno continuato a creare, a mettere in circolazione le loro opere, ad esplorare nuovi modi di lavorare con la tecnologia, anche se il mercato ha subito una correzione, come è inevitabile per qualsiasi mercato, ma negli ultimi due anni, anche l’ecosistema è andato gradualmente maturando, con lo sviluppo di un maggior numero di sistemi di supporto per gli artisti che lavorano con i nuovi media e le blockchain». «Stiamo anche assistendo a un numero maggiore di gallerie che lavorano con gli Nft e le criptovalute, a un flusso continuo di vendite da parte delle case d’asta tradizionali che includono opere d’arte basate sugli Nft nelle loro vendite e a un numero crescente di musei che acquisiscono Nft per la loro collezione. In una prospettiva a lungo termine, vediamo che lo spazio si sta evolvendo come mercato dell'arte».

Brendan Dawes «Persian Dreams Creation» 2023. Video file NFT 1 min per gentile concessione di Gazelli Art House.

L’azione dei musei

La curatrice afferma che un numero crescente di istituzioni sta aggiungendo alla propria collezione opere digitali o Nft. Il MAK di Vienna è stato il primo museo a utilizzare Bitcoin per acquisire opere d’arte nel 2015, accogliendo l’opera dell’artista olandese Harm van den Dorpel nella propria collezione. Nel 2017 lo ZKM di Karlsruhe ha organizzato una mostra intitolata “Open Codes”, in cui il museo ha allestito una mini-fattoria di mining di Bitcoin e ha avviato la sua collezione di Nft. Più recentemente, anche il Centre Pompidou ha acquisito 18 opere d’arte coniate sulla blockchain per la propria collezione.
Segnali positivi che sintetizzano come diverse parti del mondo dell’arte stiano iniziando a prestare maggiore attenzione non solo al digitale e ai nuovi media, ma anche ai mercati e alle infrastrutture tecnologiche che li sostengono. Nelle collezioni museali non poteva mancare uno dei pionieri dell’estetica della “pittura di dati”, il media artist turco Refik Anadol (ad Art Dubai Digital è rappresentato dalla galleria Pilevneli, Istanbul con range di prezzo compreso tra 100 e 300 mila dollari) le cui sculture di dati si basano su quasi un miliardo di immagini. Dopo aver esposto nel 2022 nello storico palazzo di Palazzo Strozzi (Firenze) nella mostra «Machine Allucinations: renaissance dream» nel 2022 oggi le sue opere di intelligenza artificiale generativa (AI) sono esposte nella mostra “Nature Dreams” ad Arken dal 10 febbraio 2023 al 27 agosto 2023 mostra intitolata “Nature Dreams” ospiterà gli amanti dell’arte nella sezione “Art Axis”, una delle aree espositive più grandi di Arken al Museum for Modern Art, in Danimarca. Delle tre opere in mostra, una è stata progettata appositamente per il luogo: i dati meteorologici provenienti da tutto il museo si rifletteranno contemporaneamente sull’esterno dell’edificio.

Loris Cecchini «Digital Sculptures», 2022, stainless steel, video, vr headset, 20 x 20 x 5 cm

La curatrice Clara Che Wei Peh ha voluto mostrare con la sua selezione che gli artisti che lavorano con le nuove tecnologie creano opere che re-immaginano il nostro passato e il nostro presente, speculando su possibili futuri. Linda Dounia Rebeiz espone opere d’arte generative di stampo afro-futuristico, che attingono ai modelli di tessitura del tessuti, tipici del Senegal per matrimoni e battesimi (da Afrofutourism, Lagos, Nigeria, pezzo unico in vendita a 1,5 Eth pari a 2.479 dollari). Gazelli.io presenterà la nuova opera di Brendan Dawes, “Persian Dreams”, una rivisitazione del Libro dei Re, o Shahnameh, un poema epico scritto nell’XI secolo (Nft da 36.000 dollari a 60.000 $). Morrow Collective espone, tra gli altri artisti della regione, «Formless» di Fabin Rasheed, una scultura digitale interattiva e mobile (l'opera Knots Nft e scultura da 12 a 15 mila dollari), mentre la new entry (Galleria Continua presenta le nuove sculture di Loris Cecchini, che combinano il processo generativo digitale con la struttura fisica (opera fisica e lavoro digitale in vendita a 30 mila euro, opera unica.
Ma quale è il futuro degli Nft? «È difficile saperlo con esattezza, ma sono dell’idea che una volta introdotto un modo per monetizzare e commercializzare qualcosa, sarà molto difficile toglierlo. È stato introdotto un cambiamento di paradigma nel modo in cui consideriamo non solo l’arte digitale, ma tutti i beni e i file digitali in generale» conclude la curatrice.

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