Economia circolare, come estrarre il litio con un forno a microonde dalle batterie
La tecnica è stata brevettata dall’università di Brescia in collaborazione con quella di Reggio Calabria e con il consorzio Instm. Brevetto depositato
di Davide Madeddu
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Il forno a microonde per estrarre litio, cobalto, nichel e manganese dalle batterie esauste. Il tutto attraverso un processo che «scalda le parti interne dei corpi e dura pochi minuti». E quindi con un risparmio di energia e un impatto ridotto rispetto alle procedure che prevedono l’utilizzo di alte temperature con tempi prolungati o l’impiego di acidi. Un tassello nello scenario dell’economia circolare. A brevettare questa procedura nell’ambito di un progetto costato circa 300 mila euro è l’università di Brescia in collaborazione con l’ateneo di Reggio Calabria e il consorzio Consorzio interuniversitario nazionale di ricerca in Scienze e Tecnologia dei Materiali (Instm).
Litio ed economia circolare
Un tassello nel complesso quadro dell'economia circolare che, dopo una fase di sperimentazione si appresta a fare un ulteriore passo avanti. «L’idea nasce da un progetto europeo che riguardava il recupero delle batterie al litio - chiarisce Elza Bontempi, ingegnere docente all'università di Brescia e ideatrice del progetto - e abbiamo lavorato con aziende che avevano a disposizione il materiale denominato black mass, ossia massa nera che deriva dal trattamento meccanico delle batterie assemblate e triturate».
Da qui l’idea di trovare una soluzione alle tradizionali tecniche utilizzate per l’estrazione dei metalli strategici. «Si può intervenire con gli acidi o con trattamenti termici ad alta energia - aggiunge - ma è chiaro che si tratta di soluzioni altamente impattanti, quindi abbiamo iniziato a lavorarci per trovare una soluzione alternativa che fosse più sostenibile».
L’idea del forno a microonde
Tutto parte dalla composizione delle batterie e dalla presenza della grafite. E quindi l'idea di utilizzare un forno a microonde. «Durante la fase di studio e sperimentazione abbiamo usato un normale forno a microonde domestico - argomenta la docente - ma ora si sta già lavorando per l'utilizzo di un forno a microonde di tipo industriale».
Un passo avanti, rispetto alle metodologie tradizionali dato che, come sottolinea la docente, «questa tecnologia consente di trattare diverse tipologie di batterie al litio senza necessità di pre-selezione dei catodi».
Risultato? «Questo fatto consentirebbe in pratica di trattare batterie di diversa provenienza, come quelle dei cellulari, de computer, o delle auto senza ricorrere ad una raccolta differenziata, anche perché molte volte la tipologia di catodo non è neanche nota quando si ha a che fare con una batteria esausta».
Iniziativa replicabile
L'iniziativa, portata avanti dal gruppo di lavoro coordinato dalla professoressa Laura Depero, potrà essere replicata e ampliata.
Il primo passo per la creazione di una sorta di filiera industriale a impatto zero. «Naturalmente per la trasformazione su grande scala ci dovranno dare una mano - conclude -, la domanda per il brevetto è stata depositata e si attende ora la conferma, anche se da nostre ricerche non risultano esserci progetti analoghi».
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