Economia circolare e gestione ambientale: limiti e opportunità
Le aziende devono vagliare con attenzione investimenti, costi e prospettive e devono mostrare flessibilità e una rapida propensione al cambiamento
di Enrichetta Lupo *
4' di lettura
Il difficile periodo storico impone alle aziende una visione attenta e lungimirante per poter affrontare al meglio le sfide imposte dal’'emergenza sanitaria nonché dalla crisi derivante dal conflitto in Ucraina. Le aziende devono vagliare con attenzione investimenti, costi e prospettive e devono mostrare flessibilità e una rapida propensione al cambiamento. Temi quali l’ottimizzazione delle risorse, la riduzione dei consumi energetici, la valutazione di fonti alternative e la riduzione della produzione di rifiuti nonché valutazioni dettagliate in merito alle performance ambientali di ciascuna realtà devono essere prioritari nelle previsioni di bilancio. In questo modo, la riduzione dei possibili impatti generati dalle attività produttive può diventare un’opportunità per le imprese.
Una spinta in questa direzione arriva dall’imponente piano di finanziamenti della comunità europea declinati a livello nazionale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).Nel concreto, però, questa grande dotazione finanziaria e questa visione a lungo termine si scontrano con la pesante prassi amministrativa per l’ottenimento dei titoli abilitativi necessari a conseguire gli adeguamenti previsti.
In questa falla per la realizzazione di una vera economia circolare si rileva comunque in alcuni recenti passaggi normativi l’impegno da parte del governo centrale alla semplificazione dei percorsi amministrativi, al fine di accelerare la transizione ecologica nel nostro paese nell’ ottica di “non arrecare danno all'ambiente”
L’Italia era, e resta, fanalino di coda a livello europeo per quanto riguarda le tempistiche necessarie ad ottenere un’autorizzazione ambientale, ma non solo: anche la durata delle autorizzazioni è inferiore al resto dei Paesi europei. A questa tematica va aggiunta quella, non indifferente, dei costi necessari, diretti ed indiretti, per ottenere il rilascio delle autorizzazioni. Le lungaggini burocratiche vanno a creare un gap competitivo e strutturale non indifferente, che penalizzano non poco il nostro Paese nel raggiungimento di un’economia circolare e di un sistema di gestione dei rifiuti che siano all’avanguardia, moderni, e che possano stare al passo con un’evoluzione sia tecnologica, sia strutturale che hanno tempi ormai sempre più veloci.
In uno scenario del genere, la lentezza e la farraginosità di un sistema lungo, complesso e costoso rischiano di diventare delle vere e proprie zavorre sulle imprese, che, oltre a perdere terreno, possono perdere nuove opportunità e nuove tendenze di mercato, con effetti a caduta che vanno ben oltre la gestione dei rifiuti e l’economia circolare, basti pensare all'indotto e all'occupazione.
La ricerca di soluzioni alle problematiche odierne, così come la ricerca di soluzioni alternative all’approvvigionamento di materie prime anche mediante il recupero energetico, il riciclo, il riutilizzo, rischia di rimanere (e spesso rimane!) ferma, lasciando così nel cassetto tante idee che oltre a costituire nuove opportunità sono il frutto del lavoro e della capacità inventiva delle imprese italiane.
I progetti legati al mondo impiantistico nel settore dei rifiuti che sono stati presentati nell’ambito del Pnrr sono oltre 4.000, di cui quasi la metà provengono dal Mezzogiorno. Il Sud, da solo, eccede oltre il doppio della dotazione complessiva, a testimonianza di un ulteriore divario tra le aree geografiche italiane. A fronte dei 2,1 miliardi di euro disponibili, sono stati presentati progetti, in tutto il territorio nazionale, per 12 miliardi, segno che la voglia di fare e di mettersi in gioco non manca.
Eppure non è la dotazione finanziaria a costituire l’ostacolo principale: ai finanziamenti del Pnrr, potrebbero aggiungersi altri finanziamenti privati, ma le problematiche di cui sopra costituiscono un problema talvolta insormontabile, soprattutto per le imprese medie e piccole. A tutto questo, come se non bastasse, vanno aggiunti anche altri aspetti che frenano l’ammodernamento del “sistema rifiuti” e dell’economia circolare in Italia, aspetti di natura sociale e culturale.
La sindrome Nimby (Not in my backyard, non nella mia area di residenza, ossia la tendenza a non voler vedere realizzate opere nella zona dove abitualmente si vive) e Nimto (Not in my terms of office, non durante il mio mandato elettorale, ossia la tendenza a non voler prendere decisioni che potrebbero essere impopolari, come potrebbero essere i progetti legati a nuovi impianti), sono ad oggi ulteriori ostacoli alla realizzazioni di nuove opere, dalla portata in alcuni casi forse uguale o superiore al peso della burocrazia.
Questi non sono problemi di facile risoluzione, in quanto spesso riguardano anche l’emotività e la percezione che i singoli hanno rispetto ai cambiamenti climatici e alle responsabilità dei settori produttivi. La comunicazione ambientale soprattutto per quanto riguarda importanti progetti di sviluppo deve essere efficace, inclusiva ed esaustiva.Il Pnrr costituisce di certo una buona occasione, ma da solo non basta.
È necessario un deciso cambio di passo, sia nell’attuale governance, sia nel processo amministrativo e legislativo, sia nella gestione del consenso e nella capacità di decidere e di attuare. Un passo concreto in questa direzione sembra arrivare dal recente Pgnr, il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti, una delle riforme principali della missione sull’economia circolare nell’ambito del Pnrr. Già previsto dal 152/2006 e introdotto con il recepimento del pacchetto sull’economia circolare nel Settembre 2020, ha un orizzonte temporale di sei anni (2022-2028).
Compito di questo strumento è quello di definire i macro-obiettivi, i criteri e le linee strategiche a cui le Regioni e le Provincie Autonome dovranno attenersi nella redazione dei Piani di gestione dei rifiuti, e prevede inoltre una ricognizione impiantistica, volta a colmare il gap esistente tra diverse aree geografiche, i dati sulla produzione di rifiuti su scala nazionale, l’individuazione dei flussi di rifiuti più difficoltosi da avviare a smaltimento, oltre ad un Piano nazionale di comunicazione e conoscenza ambientale in tema di rifiuti e di economia circolare.
La congiuntura economica, sociale e storica è indubbiamente molto complessa e gli scenari subiscono, come siamo stati abituati a vedere nell’ultimo periodo, mutamenti anche molto repentini. Tuttavia il mondo delle imprese può trovare nella spinta al cambiamento, e nonostante le difficoltà e i limiti sopra esposti, a cogliere le opportunità che possono derivare da una gestione ambientale corretta ed innovativa.
* Category specialist servizi ambientali ed ecologici Theprocuremen
loading...