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Europa League, la Davos del calcio: pochi club ricchi e tanti poveri

Il mondo del pallone rispecchia le disparità della società e del Ceo Capitalism: la capolista Liverpool (830 milioni) vale 69 volte il più piccolo. Anche la As Roma tra le grandi.

di Simone Filippetti

Liverpool's Egyptian striker #11 Mohamed Salah runs with the ball during the English Premier League football match between Wolverhampton Wanderers and Liverpool at the Molineux stadium in Wolverhampton, central England on September 16, 2023. (Photo by Adrian DENNIS / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE. No use with unauthorized audio, video, data, fixture lists, club/league logos or 'live' services. Online in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No video emulation. Social media in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No use in betting publications, games or single club/league/player publications. /

3' di lettura

Stasera,quando il club Liverpool FC, ex campione d’Europa e della Premier League, ma ormai decaduto e scalzato dal Manchester City, scenderà in campo nella città di Linz, sotto le Alpi austriache, ancor prima della fine della partita, avrà già battuto un record: quello del divario economico. La squadra di calcio più ricca della Europa League, con un valore stimato di 830 milioni di euro, si scontrerà con uno dei club più poveri della coppa europea, valutato appena 28 milioni. La ex coppa Uefa è lo specchio fedele della forbice tra paesi ricchi e paesi poveri e delle disparità del turbo-capitalismo: Anfield Road è 28 volte più ricca del LASK (Linzer Athletic Football Klub).

Pallone & Capitalismo

A Davos, tra le montagne della Svizzera, ogni inverno gli «gnomi» della Terra si ritrovano per disegnare il futuro del mondo. E ogni anno, puntualmente, in contemporanea alla riunione dei Paperoni mondiali, l’inglese Oxfam, una delle più antiche e importanti associazioni benefiche mondiali, pubblica uno studio sulle diseguaglianze. E viene fuori sempre lo stesso risultato: i ricchi del pianeta sono sempre più ricchi,i poveri sempre più poveri.

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La classifica sul valore della Europa League, stilata da Investopedia proprio in occasione dell’avvio del torneo, è un po’ l’Oxfam del calcio. Con medesimi risultati: le disparità, anche nel mondo del pallone, tra chi ha e chi non ha (o ha meno) sono sempre più abissali: su 32 squadre che partecipano, 17 (più della metà) valgono meno di 100 milioni di euro. La Davos della Europa League vede 3 club (Liverpool, Bayern Leverkusen e As Roma) da soli coprire l’80% dell’intero valore della competizione. Domina, com’era abbastanza prevedibile, la Premier League, il campionato più ricco e più vincente (le due variabili sono correlate) d’Europa: i 3 club presenti nel torneo si piazzano tra i primi 5 in classifica: oltre ai Reds, anche il londinse West Ham (445 milioni) e il Brighton & Hove Albion (380 milioni) allenato dall’italiano Roberto De Zerbi.

Anche l’Italia tra i Paperoni del calcio

Per una volta, però, pure l’Italia è nell’Olimpo del calcio ricco. In assenza della Juventus, bandita dalle coppe europee dalla Uefa per gli scandali che l’hanno travolta, la AS Roma conquista il quarto posto sfoggiando un valore di 380 milioni. Se nel «Ceo Capitalism» gli amministratori delegati ricevono compensi che sono centinaia di volte lo stipendio dei loro dipendenti, nella Europa League delle diseguaglianze sono i club ad avere valori sideralmente distanti: la tedesca Bayern Leverkusen, la città del colosso farmaceutico Bayer, vale 32 volte l’avversario di girone Qarabag, lillipuziano club di una sperduta città dell’Azerbaijan.

I Ricchi & Poveri

Per i patiti delle statistiche, il girone più benestante è il Gruppo E, che sfiora quasi il miliardo (grazie proprio alla presenza del Liverpool), mentre il gradino più basso della Piramide sociale lo occupa il Gruppo C, con appena 376 milioni, che vede assortiti il Betis Siviglia, lo Sparta Praga, gli scozzesi Rangers e il Limassol. Il più diseredato dell’intera coppa è lo Sheriff che vale la miseria di 12 milioni, ben 69 volte di meno degli inglesi.

Nell’epoca del cosiddetto populismo e delle disparità incolmabili, anche il calcio si divide tra plebei ed elite. L’Ancien Regime, e i suoi insopportabili privilegi, finì con la ghigliottina. Ma nel calcio moderno la sensazione è che sensazione che i primi, con in testa l’inarrivabile Premier League, continueranno a rimanere primi per sempre.

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